domenica 8 giugno 2014

Il Vangelo alla luce dei fatto di ogni giorno

GIOVANNI
7 37-52
8, 12
Forse che la nostra legge giudica l’uomo se prima non lo ascolta e non conosce cosa fa?

Ora nell’ultimo giorno, quello grande della festa, Gesù stava in piedi e gridò dicendo: Se qualcuno ha sete venga a me e beva. 38 Chi crede in me come disse la Scrittura, fiumi di acqua vivente fluiranno dal suo seno. 39 Ora questo disse dello Spirito che stavano per ricevere quelli che credono in lui, infatti non c’era ancora lo Spirito perché Gesù non era ancora stato glorificato. 
40 Allora dalla folla, avendo udite queste parole dicevano: Questi è veramente il Profeta. 41Altri dicevano: Questi è il Cristo. Ma altri dicevano: Viene forse dalla Galilea il Cristo? 42 Non disse la Scrittura che il Cristo viene dal seme di Davide e dal villaggio di Bethlem dove era Davide? 43 Allora ci fu una divisione tra la folla a causa di lui. 44 Ora alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. 45 Allora vennero gli inservienti del tempio dai capi dei sacerdoti e farisei e quelli dissero loro: Perché non lo conduceste? 46 Risposero gli inservienti: Mai un uomo parlò così. 47 Allora risposero loro i farisei: Anche voi siete stati ingannati? Forse che qualcuno tra i capi credette in lui, o tra i farisei? 48 Ma questa folla che non conosce la legge sono maledetti. 50 Dice loro Nicodemo, quello che precedentemente era venuto da lui e che era uno di loro: 51 Forse che la nostra legge giudica l’uomo se prima non lo ascolta e non conosce cosa fa? 52 Risposero e gli dissero: Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedi che non sorge Profeta dalla Galilea. 53 E andarono ciascuno a casa sua.

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^Brano del Vangelo proclamato nelle Chiese bizantine in questa domenica.

Molti sarebbero gli spunti da attingere in questo brano che ci porterebbero ai nostri giorni, al modo di comportarsi dei "Capi", degli odierni farisei, e dei nostri politici. 
Molto -inoltre- potrebbe farci riflettere il comportamento delle "folle" anonime, sempre pronte a difendere, ad esaltare e sempre pronte a "dilapidare".
Come sempre facciamo in questa rubrica estrapoleremo un concetto, uno spunto, e lo riporteremo ai giorni del terzo millennio.

La folla e gli inservienti sembrano disposti -in questa fase in cui si parla di sete, sete di giustizia- ad accogliere il messaggio che viene diffuso dal Nazzareno. I Capi, i politici, restano chiusi però, allora come oggi, nella loro autosufficenza. 
Per i politici la folla, la gente, non capisce nulla della legge, della finanza, dell'economia, dei trattati, ... degli appalti da truccare, del denaro da rubare. Allora come oggi la folla ... è pertanto maledetta.
I Capi, i politici -allora e ancora oggi- sostengono di conoscere la legge, e maledicono la folla, il popolo che avrebbe sete di giustizia.
Allora come oggi i politici navigano nella cecità, credono di possedere la verità nelle leggi che loro manipolano sulla loro misura ma rifiutano di fare qualsiasi sforzo, fatica, per ricercare la verità.

Nicodemo è pure lui un fariseo, un Capo, però si comporta come un "garantista", diremmo ai nostri giorni, uno che prende la "legge" nella sua integrità, non come strumento dei propri privilegi. Egli, un tipo raro nel mondo dei politici, ritorce l'accusa contro i suoi colleghi farisei: sono loro a trasgredire la legge , perchè condannano una persona senza ancora avergli consentito di spiegare cosa abbia fatto. 
I detentori del potere, gli aspiranti detentori, allora come oggi giudicano in base a "pregiudizi" (Tizio è con noi, Caio è contro di noi ... pertanto ...).
I detentori del piccolo o grande potere, di grandi comunità come di piccole, sono sempre pronti a stravolgere la legge: da strumento di giustizia, ne fanno la croce del giusto.

I politicanti rispondono a Nicodemo con un duplice insulto:
1) pure tu sei un galileo ? sei passato con i sostenitori dell'altra componente ? con i nostri avversari ?
2) vai a studiare, valuta la nostra superiorità e capirai che siamo i migliori sulla piazza !
L'insulto, la rivalsa, allora come oggi, è la copertura della malafede, l'incapacità di sapere ascoltare ragioni diverse dalle proprie.

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