domenica 13 aprile 2014

Monaci Basiliani. In Sicilia il Cristianesimo fu bizantino n. 3

Con l'avvento dei Normanni, il monachesimo bizantino in Sicilia acquisisce basi patrimoniali e territoriali mai possedute in precedenza, nemmeno quando l'isola era governata direttamente da Costantinopoli e nemmeno quando il patriarcato della seconda Roma (=Costantinopoli) era retto da prelati siciliani.

La formula cenobitica (cenobitismo è una forma comunitaria di monachesimo, praticata in monasteri,cenobi,  sotto la guida di un'autorità spirituale, secondo una disciplina fissata da una regola) si assesta in via definitiva ai danni dell'erratico eremitismo.
E' lo stesso Conte Ruggero che si occupa dell'osservanza della Regola di San Basilio, con gli aggiornamenti e le integrazioni apportate da San Teodoro Studita (759-826).
Noi oggi siamo in condizione di leggere il consolidarsi dei monasteri basiliani sia attraverso le fonti scritte che attraverso i numerosi monumenti di impronta bizantina dislocati, soprattutto nei comprensori dei Nebrodi e lungo la catena dei monti Peloritani. Queste erano le aree integre da infiltrazioni musulmane e qui la popolazione era interamente di lingua greca e lo rimarrà per tutto il Cinquecento. In quelle zone per decenni si svolse la guerriglia contro i musulmani e mai essi poterono insediarsi in quelle aree. 
L'ininterrotta presenza di cristiani bizantini in tutta la Val Demone spiega il perchè i monaci basiliani costruirono i loro numerosi monasteri in quelle zone e vi rimasero numerosi per secoli.
Il Val Demone è ancora oggi ricca di stretti sentieri, aree selvagge e boscose e nel Cinquecento lo storico Tommaso Fazello (1498-1570) la descriveva "piena d'altissimi monti, di balze, di colli continuati e seguenti l'un dopo l'altro, di grandissime selve  e di fortissimi boschi, ed è di sito più alta e più elevate delle altre".


La regola di San Basilio
La figura di Basilio Magno (330-379), dottore della Chiesa greca nativo della Cappadoccia, ci riporta all'aurora del cenobitismo cristiano.
Basilio esercitò un decisivo influsso sugli asceti della Cappadoccia e di altre regioni limitrofe, colpiti dalla sua autorevolezza spirituale e dalla sua semplicità evangelica.
L'esperienza acquisita nel corso di un lungo tirocinio  monastico lo convinse dell'eccellenza  della formula cenobitica.
Riportiamo qui alcuni passi tratti dalle sue Regole ampie, dove egli illustra la necessità ed i vantaggi della vita comunitaria:
"Io osservo che per molti motivi è più utile viverew insieme con altri. Prima di tutto nessuno di noi è autosufficiente neppure per ciò che è necessario  al corpo, ma per procurarcelo abbiamo bisogno gli uni degli altri. (...) Inoltre, in tale separazione non sarà neppure facile che ciascuno riconosca il proprio peccato, poichè non ha chi lo accusi e chi lo corregga con soavità e viscere di misericordia. (...)Il vivere insieme ha in sè molti beni e non è facile enumerarli tutti. E' infatti più utile della solitudine per conservare i beni che vengono da Dio, e il venir destati da chi è vigilante offre maggiori garanzie per la custodia dalle insidie esterne del nemico, perchè non succeda che qualcuno si assopisca in quel sonno che conduce alla morte e riguardo al quale abbiamo imparato da David a scongiurare che non ci avvenga: Illumina i miei occhi, perchè io non mi addormenti nella morte". 


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