mercoledì 2 aprile 2014

Leonardo Sciascia. Cosa direbbe sulla conduzione della cosa pubblica in Sicilia oggi ?

Rileggere un libro di Leonardo Sciascia, magari il suo primo libro con cui fece prepotentemente ingresso nel mondo della grande Letteratura, il giorno della civetta ci immette nel mondo della Sicilia, non in quello della Sicilia che fu ma in quello della Sicilia che ancora è.

Tutti abbiamo, alla faccia della crisi che morde, le belle macchine, tutti tentiamo di scrivere e parlare in italiano (e sa Dio di quale italiano si tratta), tutti ci proponiamo per essere qualcuno, tutti siamo disposti a farla pagare a chi magari inavvertitamente intende dire la sua sulle cose di questo mondo, un mondo (o meglio un modo di vivere) che non cambia e non vuole cambiare.
In Sicilia molti si attendevano con l'arrivo di Rosario Crocetta a Palazzo d'Orleans la rivoluzione, una rivoluzione fatta con le leggi nello spirito solidaristico della Costituzione Repubblicana. E' allignata la versione peggiore del liberismo degli arruffoni, invece.
Oggi tutti i giornali, che siano di destra o di sinistra sono delusi; nulla cambia nell'essere passati dalla fase Cuffaro a quella Lombardo (con il Pd tutto dentro) a quella Crocetta (col Pd tutto dentro ma che vuole essere ancora più dentro).
Leonardo Sciascia è attuale, è ancora in mezzo a noi, quanto meno con i suoi libri.
Il giorno della civetta e poi A ciascuno il suo furono negli anni sessanta tradotti in film da registi impegnati, da registi che facevano i registi non tanto per arricchirsi ma per manifestare il loro impegno civile. Erano Damiano Damiani, Elio Petri etc.
Era quella di allora una visione del mondo, quella di quegli anni sessanta e settanta, per nulla "amerikana". Gli occhi dei giornali, degli scrittori, dei sindacati, dei politici si posavano immediatamente su chi si arricchiva improvvisamente,  su chi manifestava sfarzo ai danni delle popolazioni che seppure vivendo dignitosamente non ambivano a diventare politicanti per "rubare" le risorse pubbliche.
Scriveva Enzo Biagi: la Sicilia che lo scrittore continua a disegnare a partire dagli anni Cinquanta è una terra che il suo sole abbagliante non riesce  a illuminare. Le ombre si allungano, gigantesche, in uno scenario inquietante, lo sfondo dei romanzi con cui Sciascia lancia l'allarme a tutta l'Italia.

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