venerdì 7 marzo 2014

Finanza pubblica. L'Unione Europea ci fa sapere che i conti dello Stato non sono a posto

Renzi avrebbe contestato i conti lasciati dal governo Letta. L'eredità ricevuta, dopo il pessimo giudizio espresso dalla Ue sull'Italia, pare sia divenuta più pesante del previsto.
Letta, dicono di contro i lettiani,  ha guidato l'uscita dell'Italia dalla procedura d'infrazione europea e aggiungono che il governo Berlusconi aveva varato due provvedimenti per questo, e uno il governo Monti, ma si sono sempre impantanati nelle procedure burocratiche. Il governo Letta alla fine è riuscito a portare l'Italia fuori dalla procedura d'infrazione imposta dall'Europa.
Il problema vero è che i debiti della Pubblica amministrazione ci sono ancora e non sono stati ancora saldati.
Letta ha messo sul tavolo 47 miliardi, tra il secondo trimestre del 2013 e il primo del 2014. Finora lo Stato ha pagato 20 miliardi di debiti e ce ne sono altri 27 disponibili. 
I ritardi -dicono i lettiani- sono dovuti alla certificazione degli enti locali e delle Asl. Dovremmo quindi, come italiani,  semplificare le procedure e rendere la Pubblica amministrazione più efficiente, prima di parlare di altri 70 miliardi da liquidare ai creditori.

La verità vera è che nessuno è in condizione di conoscere l’entità esatta dei debiti della Pubblica Amministrazione. 60, 80, 120 miliardi? 
L'unica certezza sono i 20 già restituiti e i 27 non ancora usati per i ritardi sulle certificazioni dei debitori. La vera urgenza è -allo stato attuale- accelerare le procedure di Comuni e Asl, visto che abbiamo tanti esperti di Comuni nel governo... per cercare di semplificare.

Un'altra criticità dei conti sta nella spending review. Stando alla legge di Stabilità, il governo dovrebbe effettuare 32 miliardi di tagli in tre anni, e 23 sono già scontati (calati) nel bilancio corrente, come risparmi, ma nessuno sa dire dove stanno i tagli.

Speriamo non siano “bufale”. Dalle bufale nascono i buchi contabili, e dai buchi contabili maggiore tasse.
Renzi dice "state sereni, italiani !".

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