mercoledì 26 marzo 2014

Entella, Timoleonte e la cultura di allora (n. 6)

Ancora oggi storici siciliani (p.e. Santi Correnti - Storia della Sicilia - Newton)), il Touring Club ed altre autorevoli fonti non sanno, o hanno idee vaghe, su dove siano localizzati Entella ed il fiume Crimiso, siti sempre associati nelle vicende dell'antichità nell'isola.
Eppure dalla seconda metà del Quattrocento a Contessa, gli arbèresh hanno sempre saputo che sulla Rocca stavano le rovine della città "Antegliash" (di Entella) in quanto lì prelevavano pietra già squadrata per costruire gli architravi di accesso alle loro umili case; inoltre il diritto di prelevare pietra già squadrata per costruire e poi ampliare il paese di Contessa Entellina lo si è fatto valere quale diritti civico in più giudizi contro la Baronia dinnanzi ai tribunali borbonici e poi nei tribunali del Regno d'Italia.
Se per i contessioti era notorio -da sempre- che Entella stava sulla Rocca e che il Crimiso era l'antica denominazione del Belice Sinistro non altrettanto notorio era l'ubicazione per il mondo accademico ed archeologico.
Per secoli gli storici e gli accademici del Regno di Sicilia avevano smarrito la collocazione geografica di questi siti. Da qui i frequenti errori di storici e istituti geografici che, ancora fino a pochi anni fà, situavano Entella ora a breve distanza da Segesta (ed il Crimiso lo confondevano con l'odierno torrente San Bartolomeo) ed ora sul Monte Jato ed il Crimiso, di conseguenza, stava nel Belice destro.
Questa circostanza ci conferma come sino alla fine del settecento Contessa e la sua popolazione, vivevano nel più completo isolamento, uno stato nello stato.
La prof.ssa Ida Gulletta, della Scuola Normale, così spiega il fatto:
La ricerca di Entella si è intrecciata per secoli con quella di un fiume, in un legame che le fonti lasciano soltanto intuire e che dal XVI secolo fino alle più recenti, defilate menzioni dell'idronimo ha identificato il Crimiso con:
-il fiume di Segesta
-.il Belice destro (rispetto al ramo sinistro, Hipsas),
-il Belice Sinistro (già Hipsas, contro il ramo destro, Termesso ?)
-ed ancora il ramo sinistro insieme all'Hipsas selinuntino.
Oggi gli storici concordano, tranne quelli che si attardano a correggere le versioni dei testi pubblicati nei decenni passati, sui luoghi dove si svolsero gli avvenimenti legati alla battaglia fra sicelioti (guidati da Timoleonte) e cartaginesi. 
La Rocca è quindi stata nel 339 a.C. l'oggetto e la causa dello scontro militare fra greci e punici.

Adesso che abbiamo puntualizzato la dimenticanza del mondo accademico/archeologico, corretta in anni recentissimi soprattutto grazie agli scavi e agli studi della Normale di Pisa avviati negli anni ottanta del Novecento, iniziamo con le descrizioni di Diodoro e di Plutarco.
Il Belice Sinistro
marzo 2014
Procederemo per passi pertinenti al piano narrativo che ci siamo dati. 


Testi di riferimento:
Diodoro Siculo (Biblioteca storica, libri XVI-XX)
Plutarco (Vite parallelle, Timoleonte).

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Narrazione
Le truppe cartaginesi, come abbiamo riferito, erano sbarcate a Lilibeo e dovevano puntare verso Entella per cingerla d'assedio e possibilmente per forzare l'accesso in città dal versante oggi denominato c.da Petraro. 
Il percorso che si erano assegnati era quello di raggiungere la confluenza del Belice destro col Belice Sinistro. 
Ai fini narrativi è utile capire in che modo, tre anni prima Timoleonte -nel 342 a.C.- aveva fatto cambiare alleanza ad Entella (da filo cartaginese a filo siceliota)

Diodoro (73), 
Essendo sfornito di denaro per pagare il soldo ai mercenari, (Timoleonte) inviò 1000 soldati con gli ufficiali più abili nella zona controllata dai Cartaginesi.
Essi saccheggiarono un ampio territorio, trasportarono gran quantità di bottino e lo consegnarono a Timoleonte, il quale venduto il bottino e raccolta gran quantità di denaro, dette ai mercenari il soldo per un periodo più lungo.
Si impadronì anche di Entella: mise a morte i quindici cittadini che erano i più accesi partigiani dei Cartaginesi, concesse agli altri la libertà. Poichè la potenza e la fama di Timoleonte come comandante aumentavano, tutte le città grece di Sicilia si sottomisero prontamente a Timoleonte (...)

Timoleonte per finanziare la sua politica panellenica usa il sistema del saccheggio e conquista Entella.

Diodoro continua ...
(77) ... I Cartaginesi che avevano fatto grandi preparativi per la guerra trasportarono le truppe in Sicilia.
Avevano in tutto, compresi i soldati già presenti sull'isola, più di 70.000 fanti; fra cavalieri, carri da guerra e coppie di cavalli non meno di 10.000 unità; 200 navi da guerra, più di 1000 navi da carico che trasportavano cavalli, dardi, grano e tutto il resto.
Timoleonte, informato dell'imponenza dell'esercito nemico, non ebbe paura dei barbari, per quanto fosse ridotto a disporre di pochi soldati. Poichè era in guerra con Iceta, si riconciliò  con lui e, avendo aggiunto ai suoi i soldati di Iceta, accrebbe non poco il proprio esercito.

Con un esercito così imponente le intenzioni cartaginesi erano palesi, non si limitavano alla riconquista di Entella. Puntavano alla successiva capitolazione di Siracusa, obiettivo finale della campagna militare in Sicilia.

Timoleonte delinea la sua strategia in questi termini: tagliare la strada verso Entella ai cartaginesi, coglierli di sorpresa e vanificare la pericolosa potenzialità militare di questi -da usare finalisticamente contro Siracusa-.
Segue 

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