domenica 23 febbraio 2014

Il Vangelo alla luce dei fatti di ogni giorno

Matteo 25,31-46
QUANTO FACESTE A UNO DEI PIÙ PICCOLI DI QUESTI MIEI FRATELLI LO FACESTE A ME
31  Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria e tutti gli angeli con lui, allora sederà sul trono della sua gloria; 32 e saranno riunite davanti a lui tutte le nazioni, e separerà gli uni dagli altri come il pastore separa le pecore dai capri,33  e porrà le pecore alla sua destra, i capretti invece alla sua sinistra. 34  Allora dirà il re a quelli alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi dalla fondazione del mondo. 35  Poiché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi dissetaste, ero straniero e mi accoglieste, 36  nudo e mi vestiste, fui malato e veniste da me, ero in carcere e non veniste da me. 37 Allora gli risponderanno i giusti dicendo: Signore, quando ti vedemmo affamato e ti nutrimmo, o assetato e ti dissetammo? 38 Quando poi ti vedemmo straniero e ti accogliemmo, o nudo e ti vestimmo? 39 Quando poi ti vedemmo malato o in carcere e venimmo da te? 40 E rispondendo il re dirà loro: Amen, vi dico: quanto faceste a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo faceste a me. 41  Allora dirà anche a quelli alla sua sinistra: Andatevene da me, maledetti, nel fuoco eterno preparato per il diavolo e i suoi angeli. 42 Poiché ebbi fame e non mi deste da mangiare, ebbi sete e non mi dissetaste, 43 ero straniero e non mi accoglieste, nudo e non mi vestiste, malato e in carcere e non mi visitaste. 44 Allora risponderanno anch’essi dicendo: Signore, quando ti vedemmo affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti servimmo? 45 Allora risponderà loro dicendo. Amen, vi dico: quanto non faceste a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, neppure a me lo faceste! 46 E andranno questi al castigo eterno, mentre i giusti alla vita eterna. 
Brano del Vangelo di Matteo proclamato oggi nella Chiese di rito bizantino
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Frequente è l’espressione che ci viene rivolta: “Come giudichi, sarai giudicato”. A rivolgercela sono –magari amorevolmente- i nostri amici, coloro che bene ci conoscono.
Nulla di strano -quindi- se Qualcuno ci ricorda nei brani evangelici che saremo giudicati in base a ciò che facciamo all’altro.
L’altro è il prossimo, l’interlocutore di ogni giorno, il povero che ha bisogno del nostro aiuto e a cui rispondiamo con i giri di parole e con l'inconcludenza di cui ... sappiamo sfoderare la vacuità massima.
Queste cose semplici (renditi utile al prossimo !), che stanno alla base del Cristianesimo, le abbiamo ritrovate riflettendo su tutti i precedenti brani evangelici riportati sul Blog da alcuni mesi in qua.
Quindi ?
Il Cristianesimo non è quel complesso di dogmi, di catechismi, di dottrine e di filosofie che riempiono le nostre librerie. Il Cristianesimo è semplice, non necessiterebbe nemmeno di essere appreso nelle Facoltà di Teologia: renditi utile al prossimo !
Nient’altro di importante c'è da apprendere.

Non servirebbero quindi una  “Sede in Vaticano”, un IOR, …. , le scomuniche verso scismatici, atei, etc.
Non servirebbero nemmeno dei ministri che al governo della nazione rappresentino Comunione e Liberazione (anzi la Compagnia delle Opere) o l'Opus Dei (anzi gli affari che stanno dietro ...) o altre coperture ed affari utili non al povero, al prossimo, ma a se stessi e alla cerchia degli amici che vi ruota attorno.
Eppure quante iniziative vengono sigillate sfruttando la Croce !
Per chiudere è opportuno ricordare che in passato non servirono nemmeno, al Cristianesimo, le crociate contro gli ... infedeli, i roghi ai danni ... degli eretici, .... e tantissime altre iniziative che sarebbe stato, invece, utile non fare.

Certo, non bisogna dimenticare che il Cristianesimo, come l'Ebraismo e l'Islam, è una religione salvifica. La salvezza di cui si tratta si attua quindi nel corso della storia individuale e universale, ma si compie nella sua pienezza nell'al di là ed ha, quindi, una dimensione soprattutto che attiene al destino finale dell'uomo.
Quel destino è legato a ciò che ciascuno di noi fà a favore dell'ultimo degli uomini, al prossimo ... all'immigrato.

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