mercoledì 15 gennaio 2014

Regione Sicilia. L'indagine per peculato è condotta dal Procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci

E' ovvio che ogni indagato possiede il diritto di dimostrare la propria estraneità alla vicenda; ciò che impressiona la gente sull'indagine sono i numeri (87 i parlamentari e 14 tra dipendenti e consulenti dei gruppi, tutti all'assalto di €. 10 milioni di denaro pubblico).
Se le accuse dovessero avere un fondamento il fenomeno corruttivo si svela con una diffusione capillare. Non si salva nessuno, né gli ex-puritani di provenienza comunista, né la destra berlusconiana, né i presunti autonomisti alla Raffaele Lombardo.
La tempesta giudiziaria sul parlamento siciliano si abbatte a pochi giorni dallo scandalo nella regione Liguria. E se riandiamo indietro di un solo anno, una dopo l’altra, quasi tutte le regioni italiane sono già state alla ribalta della cronaca.
L’accusa è sempre identica: uso illecito di fondi pubblici destinati ai partiti.
La riforma delle regioni (risale agli anni settanta, per quelle ordinarie) sembra non aver prodotto in Italia altro che, da un lato, un ampliamento abnorme dell’apparato burocratico regionale, con un’impennata della spesa pubblica senza alcun vantaggio per il cittadino; dall’altro, una sorta di federalismo della corruzione, diffusa come una pandemia.
Regioni sanguisuga, dunque. E una classe dirigente che sempre più dimostra di essersi assuefatta a un uso privatistico della politica.
A 13 deputati, tutti capigruppo, sono stati notificati inviti a comparire. Nei prossimi giorni verranno infatti sentiti dai pubblici ministeri:
Innocenzo Leontini, Rudy Maira, Cataldo Fiorenza, Giulia Adamo, Nunzio Cappadona, Antonello Cracolici, Francesco Musotto, Nicola Leanza, Nicola D’Agostino, Giambattista Bufardeci, Marianna Caronia, Paolo Ruggirello, Livio Marrocco.
Molto più lunga è la lista degli indagati in cui compaiono anche l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio e il segretario regionale del Partito Democratico Giuseppe Lupo.
Tra gli altri parlamentari finiti sotto inchiesta anche l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo e l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio e i deputati Nino Dina, Salvatore Cordaro, Gaspare Vitrano, Massimo Ferrara, Franco Mineo, Giuseppe Lupo, Bernardo Mattarella, Cateno De Luca, Riccardo Savona, Paolo Ruggirello, Salvino Pantuso, Carmelo Curenti e Alessandro Aricò.
 
I greci, i greci classici -si intende-, che la politica l’hanno inventata, distinguevano tra il “polites”, l’uomo che si occupava della polis e della res publica e l’“idiotes”, rozzo e ignorante e interessato solo ai suoi fatti privati.
Questa distinzione in Italia ormai non esiste più. Nella penisola proliferano gli inutili idioti che si occupano di politica per i propri interessi personali, incapaci di guardare oltre, così avidi e meschini da non pagarsi di tasca propria nemmeno un caffè. E non è più questione di camaleonti del parlamento nazionale, o dei consigli regionali; pure nei piccoli comuni si diventa qualcosa per curare le questioni proprie.
Sono il frutto marcio di una deriva etica, di cui soffre da anni il nostro Paese, che costituisce un’autentica catastrofe antropologica, con danni peggiori del default economico o dello tsunami naturale che devasta molti paesi.
La nostra classe politica è incapace di sussulto morale e -purtroppo- gli italiani pare che ormai si siano mitridatizzata e assuefatta al marciume diffuso.
Dove ci si gira gira si sente: "Così fan tutti".
Non si intravede all’orizzonte, non dico il vento del cambiamento che sta scuotendo la chiesa di papa Francesco, ma nemmeno un timido spiffero.  Sappiamo infatti che alle indagini seguono anni di processi, poi leggi da "tutti a casa", e mai un politico-ladro che finisca in galera, se non per trenta giorni.
Di questo passo, se non si inverte la marcia, dovremmo rassegnarci con Dante a un’Italia sempre meno “donna di provincie” e sempre più “bordello”.

Altri nomi
Il lungo elenco continua con una schiera di altri deputati di tutti i partiti politici: Francesco Calanducci, Paolo Colianni, Orazio D’Antoni, Antonio D’Aquino, Roberto Di Mauro, Giuseppe Federico, Giuseppe Gennuso, Riccardo Minardo, Fortunato Romano, Giuseppe Sulsenti, Giuseppe Arena, Marcello Bartolotta, Mario Bonomo, Raimondo Sciascia, Calogero (Lillo) Speziale, Miguel Donegani, Riccardo Savona, Roberto Ammatuna, Giuseppe Apprendi, Giovanni Barbagallo, Mario Bonomo, Roberto De Benedictis, Giacomo Di Benedetto, Giuseppe Digiacomo, Michele Galvagno.
Fra le persone sottoposte ad indagine anche l’attuale capogruppo del Pd A Baldo Gucciardi, insieme a Giuseppe Laccoto, Vincenzo Marinello, Bruno Marziano, Camillo Oddo, Filippo Panarello, Giovanni Panepinto, Francesco Rinaldi, Cristaudo, Giovanni Greco, Carmelo Incardona, Ignazio Marinese, Raffaele Nicotra, Antonino Scilla, Marco Forzese, Orazio Ragusa, Mario Parlavecchio, Salvatore (Totò) Lentini, Salvatore Giuffrida, Salvatore Cascio, Pippo Gianni, Giuseppe Lo Giudice, Orazio Ragusa, Michele Cimino.
 

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