mercoledì 18 settembre 2013

Hanno detto ... ...

MATTIA FELTRI, giornalista de La Stampa
È vero che il voto segreto per i parlamentari - come garanzia di libertà degli eletti dallo strapotere di esecutivo e partiti - esisteva già nello Statuto albertino. Ed è vero che è stato introdotto nell’Italia repubblicana fin dai lavori della Costituente. Però basta con questa storia che Beppe Grillo è il primo a chiederne l’abolizione. Prima di lui ne fu sostenitore (e la ottenne) un signore di cui avrete sicuramente sentito parlare: Benito Mussolini.

DANIELA SANTACHE', pitonessa pdl
1)  "E' il momento di agire".  Non precisa cosa significhi
2) Stare insieme con i carnefici di Berlusconi non e' possibile

La vignetta di Giannelli - Dal Corriere della Sera MICHELE SANTORO, giornalista in procinto di Mediaset
 Berlusconi e' un combattente

GUIDO CROSETTO, già deputato pdl
Angelino Alfano nel pdl vale quanto il due di picche

SANDRO BONDI, fedelissimo di Berlusconi
“La sentenza della Cassazione  conferma che nessuno in Italia può sentirsi più al sicuro: nessuno può sentirsi sicuro della propria libertà personale, sicuro dei propri beni, sicuro dei propri diritti'”.
 
 GIORGIO BENVENUTO, già segretario generale Uil
Bizzarrie e misteri: perché il comune di Roma ha affittato l'autorimessa privata invece di utilizzare quelle di sua proprietà inutilizzate

GIAN ANTONIO STELLA, giornalista del Corriere della Sera
«È più facile disintegrare un atomo che un pregiudizio», diceva Albert Einstein che da ebreo i pregiudizi li aveva provati sulla sua pelle. Sarebbe insensato illuderci: non basterà forse il figurone del raddrizzamento al Giglio della Costa Concordia, nel quale noi italiani abbiamo avuto un ruolo straordinario, per raddrizzare del tutto la figuraccia di quel naufragio in «quel» modo. Ma certo stavolta abbiamo dato il meglio.
Per mesi e mesi l'errore imperdonabile di Francesco Schettino e la sua fuga dalle responsabilità, randellata a brutto muso («torni a bordo, cazzo!») dal comandante della Capitaneria Gregorio De Falco, aveva pesato sull'immagine internazionale dell'Italia. Basti ricordare il velenoso commento pubblicato online dallo Spiegel («Mano sul cuore, vi sorprendete che il capitano fosse un italiano?») che tracimava di stereotipi insultanti e s'avventurava a chiedersi se avesse senso «ignorare la psicologia dei popoli» mettendo «insieme culture economiche così diverse nella camicia di forza della moneta unica».
Una tesi assurda prima ancora che offensiva. E respinta da tantissimi tedeschi che mai si sognerebbero di rovesciare su di noi tanti insopportabili luoghi comuni.
Non era un giorno qualsiasi, quel 13 gennaio 2012. La mattina Standard & Poor's aveva declassato di due gradini il rating dell'Italia da A a BBB+, lo spread con i Bund tedeschi era tornato su a 488 punti, Milano aveva chiuso per l'ennesima volta peggio delle altre Borse europee e mentre cadevano nuovi frammenti dal Colosseo era crollato perfino il titolo della Juve. L'immagine della gigantesca nave bianca che si spegneva su un fianco per colpa di chi la governava causando danni enormi alla bellissima isola del Giglio sembrò dunque la metafora dell'Italia. Non solo agli occhi degli stranieri. Ce lo ricorda il tormentone sul comandante. Col Pd che accusava il sindaco di Palermo di aver abbandonato la città «come Schettino» e la Padania che titolava «Monti come Schettino» e i ribelli che rinfacciavano a Di Pietro «di portare l'Idv sugli scogli come Schettino» e via così...

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