giovedì 22 agosto 2013

Storia Contemporanea (3). La rivoluzione industriale inglese ed il godimento parassitario dei latifondi siciliani

La Storia contemporanea la si fa cominciare con la Rivoluzione Francese, oppure con la rivoluzione industriale (=nascita del capitalismo in Inghilterra).
Altri fanno cominciare l’era contemporanea con la Restaurazione (Vienna 1815). Noi in Sicilia potremmo farla iniziare dal 1812 (=Abolizione del feudalesimo su forte pressione degli inglesi che erano massicciamente presenti sull’isola con esercito e marineria per combattere le guerre antinapoleoniche).
Si tratta comunque di una forzatura perché se sulla carta (varo della costituzione siciliana) cessano i privilegi dei baroni, nei fatti nasce il latifondismo che, nelle zone interne dell’isola, non differisce molto dal feudalesimo e si protrarrà a frenare la crescita socio-culturale e civile della Sicilia fino ad appena 60 anni fà. Teniamo presente che su 13,000 ettari del territorio comunale di Contessa ancora ai primi del Novecento ben 10.000 ettari appartenevano a latifondisti (erano, in pratica tirati fuori i tre feudi di Serradamo, Contesse e poi Bagnitelle) concessi dai baroni del luogo agli albanesi nel Cinquecento e poi nel Settecento perché popolassero il territorio.
Certo, con la Restaurazione non fu facile per i governi europei ignorare i diritti politici che erano stati affermati dalla Rivoluzione francese e da Napoleone.
In tutto l’800 sarà infatti centrale la problematica della sovranità del popolo-nazione e del rapporto tra nazione-Stato che porterà, alla fine, al crollo dei grandi Imperi multietnici.
La rivoluzione industriale inglese, a cui più direttamente si fa risalire la nascita del capitalismo, in realtà si sviluppa nelle campagne ove avviene un lento processo  di trasformazione socio-economica che in via di fatto mette gradualmente da parte il vecchio feudalesimo dando vita ad una  rivoluzione agraria mediante significativi investimenti sulla terra (tutto il contrario di ciò che ebbero a fare i baroni, prima, ed i latifondisti, dopo in Sicilia). La rivoluzione agraria inglese germoglia –in effetti- in un paese dove esisteva già un mercato di consumo interno abbastanza sviluppato ed in un paese che era al centro di un impero coloniale in forte crescendo. La presenza quindi di un MERCATO vivace è l’elemento di fondo che stimolerà gli investimenti oltre che sui campi sull’emergente industria (la Rivoluzione industriale). Ovviamente nella fase iniziale l’industria non esigerà investimenti massicci; si punterà infatti allo sfruttamento massimo (oltre misura) del fattore lavoro (operai sfruttati per 15 ed anche più ore al giorno).
E’, ai nostri fini, importante mettere l’attenzione sul fatto che la rivoluzione industriale, in Inghilterra, è figlia dell’intraprendenza dei feudatari che investendo nella campagna in un lento processo di maturazione si spostano poi nell’investimento industriale-mercantile. Cosa impossibile in Sicilia dove il feudalesimo dei baroni era –anche concettualmente- un “godimento” parassitario fondato sul controllo dei territori e sullo stato di ignoranza in cui venivano tenute le popolazioni.
La rivoluzione industriale è caratterizzate da una epocale mobilità della popolazione che dalle campagne si  trasferisce nelle città. Londra, Liverpool, Manchester sono le protagoniste indiscusse del nascente capitalismo industriale.
Anche dove la rivoluzione industriale tarda a nascere o non nascerà affatto, Napoli o Palermo, si assiste ad una significativa crescita demografica dovuta al fatto che i ceti dominanti baronali e non trasferiscono la residenza, assieme ad una numerosissima classe servile, in città, attratti dalla possibilità dei consumi di prodotti che affluiscono dai centri industriali inglesi e poi via via francesi etc.
Nell’800 la popolazione europea passa da 190 milioni di abitanti a 400 milioni.
La rivoluzione industriale iniziò in Italia con una cinquantina d'anni di ritardo rispetto all'Inghilterra, e riguardò inizialmente soltanto alcune zone del Paese (Piemonte, Liguria, poi anche Lombardia); nella prima metà dell' '800 si svilupparono soprattutto l'industria tessile (nei pressi di Novara e Vercelli) e l'industria meccanica (presso Torino e Genova).

(Segue)

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