La Procura di Siena interroga oggi l'ex presidente del Monte dei Paschi,
Giuseppe Mussari, e poi mercoledì prossimo interrogherà l'ex direttore generale
Antonio Vigni, entrambi fra gli indagati eccellenti di questa vicenda.
Personaggi eccellenti, ma figli di nessuno. Pare che ai vertici del terzo
istituto bancario li abbia posti Nessuno-Ulisse.
Il PD, beneficiario di ricchi
corrispettivi annui in quota-tessera non lo riconosce più come suo e più di un dirigente
di partito asserisce che era un amico di Tremonti.
Tremonti pur conoscendolo (come non potrebbe da ex ministro del Tesoro ?) fa
il diavolo in quattro contro BankItalia, che fa la figura di un istituto
colluso. Pierferdinando Casini fa il "garantista", come non potrebbe ? fino a pochi mesi fà il suocero faceva il Vice-presidente della fondazione. Garantisti sono ovviamente al pdl: L'avvocato Andrea Pisaneschi è stato membro del cda della banca senese per il partito di Berlusconi. Ed è diventato il numero uno di Antonveneta dopo l'acquisizione ora sotto inchiesta.
La maxi-tangente, se esiste, ha quindi coperture ben più ampie che quella dei 13 consiglieri pd, su sedici, del CdA.
La prossima settimana saranno sentiti - tra gli altri indagati -, anche gli
ex revisori dei conti, l’ex presidente del collegio, e gli ex sindaci
effettivi. Intanto proseguono le indagini della guardia di finanza su due
filoni diversi e complementari: l'operazione per l'acquisto di Antonveneta e le
operazioni sui cosiddetti “derivati”.
Le indagini delle Fiamme Gialle, secondo notizie di stampa, farebbero
elevare a 40 milioni gli euro “scudati” all'estero da manager della banca.
Inoltre, gli investigatori starebbero esaminando anche alcuni conti
correnti aperti allo Ior (la banca vaticana) e intestati a dirigenti della
banca senese. Conti dove potrebbero esser transitato denaro a premio delle
operazioni finanziarie finite sotto inchiesta. Su questo filone verrebbe
contestato il reato di associazione per delinquere.
In generale, l'inchiesta, prende in esame a vario titolo le accuse di
truffa, turbativa, ostacolo agli organi di vigilanza, false comunicazioni,
aggiotaggio.
Ci sarebbero anche testimoni che gli inquirenti vogliono sentire
nei prossimi giorni. Uno potrebbe essere Alessandro Daffina, un banchiere che
per conto di Rothschild si occupò della trattativa tra Mps e Banco di Santander
per la cessione di Antonveneta e che è gia stato sentito nei mesi scorsi una
prima volta. Atteso anche l'esito della deposizione di un altro manager,
Antonio Rizzo, ex funzionario della banca tedesca Dresdner. Rizzo, secondo
indiscrezioni, potrebbe fare luce sulle operazioni sui derivati.
Intanto, in sede politica prosegue il dibattito su Mps. «Niente bavaglio
alla stampa perchè in questo modo si torna al regime», dice Antonio Di Pietro
esprimendo disaccordo con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
mentre Beppe Grillo parla del «più grande scandalo finanziario della storia
della Repubblica».
«Il Monte dei Paschi è una Parmalat 2», chiosa. Per il leader della Lega
Nord Roberto Maroni «l'interesse nazionale è di svelare i misteri. Ho criticato
il presidente della Repubblica perchè è incredibile che si possa dire che serve
il silenzio sulla vicenda Mps perchè così si salvaguarda l'interesse
nazionale». Quanto a Bankitalia, Maroni pensa che «non abbia controllato. Penso
che debba essere riformata: deve diventare un istituto veramente indipendente».
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