mercoledì 20 febbraio 2013

La Liturgia pontificale bizantina. (n. 2)

·         I Padri della Chiesa d’Oriente hanno sempre
·         affermato che è impossibile sapere ciò che Dio è,
·         si può solo sapere che Egli è, poiché si è rivelato nella
·         storia della salvezza 
·         come Padre,  Figlio e Spirito  Santo
Se parlare o soffermarsi su Chi è, Come è Dio è un percorso impraticabile per l’uomo non resta che realizzare e costruire la comunità cristiana attraverso la celebrazione della liturgia, la rievocazione di tutte le opere che Dio ha messo in campo per recuperare l’essere umano, ammalatosi di egoismo e segreto predominio sul prossimo che gli sta accanto.
 
Attraverso la liturgia l’essere umano può venire a contatto col mistero.
E se quindi il fine è il contatto col mistero, ossia con la possibilità continua di esperienza del divino che per questa via si lascia gustare, poco importante appare l’infinita disquisizione della chiesa occidentale-romana -dall’illuminismo in poi- sulla secolarizzazione, il modernismo, il progressismo o di contro sull’oscurantismo degli integralisti. Vale la regola "Dai a Dio ciò che è di Dio, dai a Cesare ciò che è di Cesare".
La Chiesa, le Chiese bizantine rispetto alla società civile
La Chiesa bizantina, la Chiesa d’Oriente, non ha alcuna abitudine di intervenire sulle questioni che riguardano gli Stati. L’attivismo terreno della Chiesa è svolto per intero su un terreno religioso, culturale, sacramentale al fine di trasmettere incontaminata la salvifica fede dei padri di generazione in generazione, senza la necessità di riforme stante l’incontaminazione rispetto alle vicende terrene, di pretta competenza come già detto della politica, dello Stato. Questo disinteresse delle Chiese Orientali sulle questioni politiche in Occidente, dagli osservatori poco addentro, viene letto ed interpretato come subordinazione della Chiesa allo Stato.
Da questa impostazione assolutamente non-papalina, spicca all'occhio degli osservatori il grande impegno per  la conservazione del patrimonio religioso delle origini, della Tradizione, delle Sacre Scritture, in pratica della Fede delle prime comunità apostoliche con la ripetizione e l’elevazione, anche, di canti ed inni plurimillenari.
Ovviamente l’immutabilità è solo apparente, si tratta forse più precisamente di una immutabilità vivente. Nelle Chiese Orientali i fedeli si sentono personalmente impegnati a preservare il grande patrimonio ereditato, per trasmetterlo inalterato all’avvenire, ma al contempo in campo di trasmissione della Fede si parla di fedeltà alla Tradizione apostolica creativa. E’ l’imprevedibilità dello Spirito Santo che vivifica e trasforma.

E’ chiaro ed evidente, comunque, che anche le Chiese d’Oriente, e con esse la comunità greco-bizantina raccolta nell’Eparchia di Piana degli Albanesi, vivono nella Storia e –che lo vogliano o meno- sono dei soggetti “politici” che interagiscono col mondo.
Anzi, e questo è rilevabile in tute le realtà statuali in cui la cultura religiosa di matrice bizantina è presente, esse sono un primario fattore di identità etnico-culturale. In Sicilia gli arbëresh, in Russia i russi, in Grecia i greci etc. etc.
Chiunque voglia studiare la cultura degli Stati dell’Europa Orientale  non può procedere come se stesse vagliando un paese dell’Occidente.  Se nei paesi di religione cristiano-bizantina la distinzione religiosità-politica è netta non è invece distinguibile l’identità Nazione-Ortodossia.
Dopo esserci soffermati sul ruolo, sul piano storico, della Chiesa bizantina rispetto alle problematiche vissute nelle società su cui insistono, in una prossima nota torneremo a soffermarci ancora sul senso e significato della Liturgia.  
LEGGERE:
La liturgia pontificale bizantina. (n. 1)

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