domenica 17 febbraio 2013

Il 17 febbraio 1600 muore sul rogo Giordano Bruno.

Giordano Bruno,  (Nola, 1548 – Roma, 17 febbraio 1600),  già frate domenicano fu condannato al rogo dall'Inquisizione della Chiesa romana.
 
Prima che il Tribunale della Santa Inquisizione si riunisse per la pronuncia della sentenza gli viene chiesta la "confessione". Egli dice:
 
“Quando ho detto che i procedimenti usati dalla Chiesa non sono quelli voluti dal Vangelo; quando ho detto che la Chiesa persegue il Potere e non l’Amore, quando ho detto queste cose non avevo torto.
Quando ho detto che la mia filosofia è la libera ricerca non ho sbagliato.
Ho invece sbagliato quando ho pensato di poter  chiedere alla Chiesa di combattere un sistema di superstizione, di ignoranza, di violenza; allora sì, ho sbagliato.
Quando ho creduto di poter riformare la condizione del mondo con l’aiuto di questo o di quel principe ho visto invece scorrere sangue, e addirittura quando ho chiesto l'aiuto del monarca che crede di sedere più in alto di tutti, ma che stasera non vedo in quest’aula, ho visto ancora sangue.
Che errore ! chiedere a chi possiede il potere di riformare il potere.
Questa è la mia confessione. E’ la confessione di una sconfitta”.
Non avendo quindi dichiarato nulla di cui doversi pentire l'8 febbraio 1600, dinnanzi ai cardinali inquisitori e dei consultori Benedetto Mandina, Francesco Pietrasanta e Pietro Millini, è costretto ad ascoltare inginocchiato la sentenza di condanna a morte per rogo:
… Giordano Bruno, eretico impenitente, .. condanniamo tutti i tuoi libri e disponiamo che vengano bruciati nella piazza di San Pietro.
Ti consegniamo al Governatore di Roma perché tu subisca le efficaci pene e perché tu non abbia a soffrire.
Il Commento di Giordano Bruno, alla sentenza di morte indirizzato ai giudici è stato: Avete più paura voi che io «Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam» («Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell'ascoltarla»).
Dopo aver rifiutato i conforti religiosi e il crocefisso, il 17 febbraio, con la lingua in giova - serrata da una morsa perché non potesse parlare - viene condotto in piazza Campo de' Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo. Le sue ceneri saranno poi gettate nel Tevere.
Il papa Giovanni Paolo II ebbe a dire "costituisce oggi per la Chiesa un motivo di profondo rammarico".

1 commento:

  1. SAREBBE STATO PIU' OPPORTUNO UN PRONUNCIAMENTO DI " MEA CULPA" , INVECE DI UN SEMPLICE " PROFONDO RAMMARICO".

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