sabato 15 dicembre 2012

Religioni. Lo Stato firma le intese anche con Buddisti ed Induisti

Ci sono voluti diversi anni ma complice la sostanziale inattività del Parlamento, impegnato ad approvare o modificare i decreti provenienti dal governo tecnico, finalmente, dopo le varie confessioni legate alle religioni di tradizione giudaico-cristiane, le prime due religioni orientali ad avere ottenuto i diritti che sono previsti dall’articolo 8 della costituzione che in merito recita: "Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze".
Nell’accordo siglato l’11 dicembre scorso dopo numerosi stop, è inserito il riconoscimento per i ministri, i luoghi di culto e le festività religiose. Il diritto a scegliere procedure particolari per la sepoltura e ad avere aree riservate nei cimiteri oltre che la possibilità di accedere all’8 per mille del gettito fiscale, come accade per le altre religioni riconosciute. 
L’Unione Buddhista italiana è stata fondata a Milano nel 1985 e riunisce varie tradizioni: la Theravada, Mahayana Zen e Mahayana Vajrayana. I praticanti buddhisti italiani sono circa 80.000 a cui vanno aggiunti 20.000 “stagionali” ed i circa 30.000 provenienti dall’Asia.
Per quanto riguarda gli induisti sono oltre 135.000. Gli immigrati di religione induista sono 119.689 ai quali si aggiungono 15.000 italiani convertiti. Solo a Roma ci sono 9.744 immigrati di fede induista. I rappresentanti dell’Unione Buddhista e quelli dell’Unione induista, Raffaele Longo e Maria Angela Falà affiancati dal presidente emerito Swami Yogananda Giri e Franco di Maria, sottolineano l’importanza dell’intesa anche per favorire l’integrazione degli immigrati.
Il procedimento legislativo è partito nel lontano 2000 ed è proseguito grazie all’apporto costante di alcuni rappresentanti del PDL, del PD e dei Radicali inseriti nel gruppo parlamentare del PD.

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