venerdì 7 dicembre 2012

I problemi che caratterizzano la crisi italiana sono solamente economici ?

Per sollevare il nostro paese dalle difficoltà in cui versa servono davvero alcune decine di professori di "economia", più o meno di scuola bocconiana, che applicando le loro medicine amare ci additano una sempre più lontana uscita nel tempo dal tunnel ?
No, di malessere prettamente economico in Europa oggi soffrono la Francia, la Germania ed altri paesi. Di certo l'Italia ha mali molto più aggrovigliati che quelli semplicemente economici.
L'Italia è affetta da malanni numerosi e purtroppo molto radicati nell'identità della sua gente. Nella natura degli italiani spunta immediatamente fondamentale, ossia l'individualismo. Nessun italiano mostra grande sensibilità alla dimensione collettiva, sociale, a quella sensibilità secondo cui lo Stato non è qualcosa distinto da ciascuno di noi, ma è dimensione di ciascuno di noi.
Lo Stato è visto come cosa distinta da ciascuno di noi motivo per cui dobbiamo difenderci  dalle sue leggi mediante i mille rimedi che la fantasia suggerisce:
-elusione,
-evasione,
-esportazione illecita di capitali,
-corruzione,
-pratiche mafiose.
Se questa diagnosi ha delle fondamenta, le terapie esclusivamente "economiche" dei bocconiani non servono o comunque non sono adeguate per far rinsavire il malato.
Quale sarebbe la cura più appropriata, quindi ?
Qualcuno, 150 anni fà, avrebbe detto: "Fatta l'Italia adesso occorrerà fare gli italiani". Aveva ragione.
I problemi dell'Italia si risolveranno quando il paese sarà in grado di "educare" gli italiani al rispetto delle leggi, delle regole. Una esigenza da inevitabilmente iniziare sin dalle scuole frequentate dai bambini, bambini che non avendo alle spalle vicende tristi e deprimenti possono dar vita ad un modo nuovo di "essere italiani". Un popolo che non si riconosce nelle leggi dello Stato difficilmente avrà un futuro. Nessuna manovra economica, sia essa di scuola liberista o di scuola keynesiana, non riuscirà a dargli il benessere.
L'educazione di un popolo, il ricreare le basi della sua cultura, esigono tempi lunghi. Estirpare l'attuale stile di vita individualista e di "autodifesa" dalle leggi dello Stato ed inculcare il senso della "comunità" non è questione che può scaturire da una manovra economica.
Se accettiamo che i problemi dell'Italia prima che economici sono culturali, se accettiamo che l'attuale fase economica e di crisi della finanza pubblica sono effetto della diffidenza che ciascun italiano  nutre verso la società e verso lo Stato allora già siamo sulla buona strada, possiamo iniziare a sperare.
Le nostre coscienze sono assopite e pertanto tolleriamo conflitti di interesse ai vertici dello Stato, corruzione di politici, intrecci imprenditori-politici, discorsi di moralità da chi precedentemente si è fatto accreditare €. 98.000,oo dall'Ilva che inquina, esplosioni di moralità da chi in casa propria ha familiari che trescano con funzionari corrotti della sanità.
Il risveglio delle coscienze compete alla Scuola. E' lì che deve nascere una diversa visione del vivere da italiani.

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