domenica 11 novembre 2012

Nel 2001 con la modifica del titolo V della Costituzione ... si è aperta la porta ai mille case Fiorito nelle regioni

Era tempo di aspri confronti.
Il 2001 il centro-sinistra con poche unità parlamenbtari di maggioranza doveva imporre il suo modello di "stato federale". o per meglio dire di "federalismo fiscale". Lo fece e ci spiegò che con quella modifica del tiitolo V della Costituzione sarebbe sparita la Lega Nord in quanto non avrebbe avuto motivo di esistere.
Noi italiani fummo felici e con consistenti percentuali assicurammo il successivo al successivo referendum confermativo.
Nessuno si chiese cosa eravamo andati a confermare nelle urne.
Oggi a distanza di dodici anni raccogliamo frutti amari da quella modifica che ci veniva garantita dai D'Alema, dagli Amato, dai Prodi, dai Bertinotti ...
Gli scandali Fiorito, gli scandali recenti relativi a ruberie in quasi tutte le regioni, i 64 milioni transitati in quattro anni nei conti dei gruppi parlamentari dell'Assemblea Regionale Siciliana senza obbligo di rendicontazione sono figli della modifica costituzionale -approvata con referendum popolare- nel 2001.
ll cuore del problema del titolo V introdotto nel 2001 consiste nell'avere conferito pari dignità a comuni, province, regioni e stato. Nessuno di questi enti prevale sull'altro (equiparati). Ne discende che sono venuti meno i controlli dello Stato sulle regioni, e -a cascata- i controlli delle regioni sulle province e sui comuni.
La Corte dei Conti, dopo quel referendum,  non ha potuto più mettere naso nei conti degli enti territoriali, se non in forme innocue (controlli collaborativi).
Nessuno, oggi come oggi, può contestare alla Regione Sicilia di foragiare a suon di milioni di euro i gruppi parlamentari pd, pdl, mpa, udc .... senza che ad essi venga imposta la presentazione di rendiconti.
La Regione Sicilia, è questo il succo, fa le leggi come meglio le garba; se decide con legge che non servono i rendiconti nessuno può avere nulla da eccepire.
Comuni, province, regioni e stato sono equiparati e tutti assieme sono soci -alla pari- della Repubblica Italiana.
Grandi politici quelli che hanno pensato questa "grande idea" ! Il guaio è che sono ancora in circolazione e continuano a dettare leggi.
 
Il Consiglio dei Ministri, presieduto da Mario Monti, in questo scorcio di legislatura, ha preparato un disegno di legge costituzionale con cui tenta di richiamare le forze politiche (e gli italiani che hanno votato così come invitavano a fare i vari Veltroni, Fassina, Prodi, Amato, Bindi, Castagnetti e centinaia di altri baldi giovani ancora sulla ribalta) al buon senso.
Buon senso finalizzato a prevedere in Costituzione una «clausola di preminenza» per il livello statale effettivo e non di primo fra pari. In effetti su molte tematiche negli anni più recenti la Corte Costituzionale si è sforzata di colmare i disastri dei politicanti elaborando più principi costituzionali che garantirebbero la preminenza dello Stato, specialmente in materie di finanza pubblica.
 Tutto sta ora a mettere le intenzioni proposte da Mario Monti in pratica.
"Il nostro governo si e' dedicato al compito di prendere misure per accrescere la competitivita' dell'Italia e rimuovere alcuni impedimenti strutturali, ma abbiamo riscontrato che un ostacolo tra i molti risiede in alcuni particolarita' istituzionali, in particolare alcuni aspetti del Titolo V della Costituzione". Lo afferma Mario Monti, durante la conferenza stampa a palazzo Chigi dopo il Consiglio dei Ministri.
Non sono solamente i controlli sugli atti delle regioni e degli altri enti territoriali che sono venuti meno.
Il disegno di legge oltre ad affidare in esclusiva allo Stato centrale il coordinamento della finanza pubblica vorrebbe riportare sotto il controllo dello Stato anche le competenze in materia di Porti, aeroporti ed energia. Resterebbero materie concorrenti Stato/Regioni Scuola e sanita' (i buchi nella sanità sono infatti tutta opera degli inconcludenti regionali).
Si vorrebbero far tornare solamente nella competenza dello Stato i rapporti internazionali e comunitari. In questi ultimi anni le regioni, le province si sono dilettate in missioni all'estero con comitive di politici, familiari, amanti, amici, clienti. Tanto era tutto a carico di "cappiddazzu" e le gite servivano per adempiere ai rapporti internazionali "costituzionalmente sanciti".
Lo  Stato rivorrebbe tutto per sè anche "l'armonizzazione dei bilanci pubblici" e il "coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario" senza che nessuna regione possa opporsi al controllo dei propri bilanci da parte  della Corte dei Conti, che non è organo dipendente del governo ma, bisogna ricordarselo, della giurisdizione.
Il provvedimento proposto da Monti introduce inoltre una formula di 'preminenza/salvaguardia' che affida allo Stato, a prescindere dalla ripartizione delle competenze legislative con le Regioni, il compito di garante dei diritti costituzionali e dell'unità della Repubblica.
Anche le Regioni a Statuto speciale dovranno attenersi  al principio dell'equilibrio di bilancio e al patto di stabilità, come più volte sentenziato dalla Corte Costituzionale.
Lo prevede la bozza del disegno di riforma costituzionale. Secondo il provvedimento, infatti, pur nel rispetto dell'autonomia prevista costituzionalmente, "in materia finanziaria l'autonomia si svolge nel rispetto dell'equilibrio dei bilanci e concorrendo con lo Stato e gli altri enti territoriali ad assicurare l'osservanza dei vincoli economici e dei vincol derivanti dall'ordinamento Ue".
 
Pdl e Pd a parole hanno aperto alla riforma, seppur con alcuni distinguo.
La Lega Nord, invece, dichiara guerra al governo ed evoca scenari di guerra: come "nel Paese Basco", dice Mario Borghezio alludendo ai separatisti dell'Eta.
Domenica scorsa a Venezia, anticipando il governo, Roberto Maroni ha equiparato la politica dell'attuale governo al fascismo. "Ridurre i poteri delle Regioni è una posizione centralista - ha detto - Solo il fascismo aveva questa opinione delle Regioni e dei Comuni".
Scettico è l'ex ministro Roberto Calderoli: "Calcolati i tempi è una presa in giro". Ed ha ragione ! per modificare la Costituzione servono due letture -distanziate una dall'altra di almeno tre mesi- alla Camera e al Senato. Il Parlamento sarà rinnovato in Aprile e  ..,.,.. si tenga conto che i parlamentari non hanno voglia di fare "cose serie" a fine legislatura.

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