venerdì 2 novembre 2012

Diseguaglianze sociali. Il governo dei banchieri nel dopo-democrazia italiano. Ed i piccoli uominicchi della politica (dai Bersani, ai Casini, agli Alfano) lavorano in segreto per il Monti-bis

E' memorabile la buonauscita da 40 milioni di euro staccata da Unicredit ad Alessandro Profumo, nel 2011.  I banchieri gestiscono i nostri soldi, governano l'Italia, costruiscono sistemi di connessione e disequilibri internazionali mentre le masse dell'Occidente perdono potere d'acquisto e vedono restringersi i loro spazi di benessere.  La “sobrieta” del sistema bancario italiano non è riuscita ad abbassare l'asticella dei compensi per i propri consiglieri e dirigenti sotto i 130 milioni di euro. No, quella non e' gente che possa evitare di mangiare a quattro palmenti. E' gente che esige austerita' dalle masse e prosperita' per se stessa.

La politica fiscale "liberista". E' assolutamente
esclusa l'imposta patrimoniale per i  milionari che, invece,
in Francia Hollande non ha esitato ad
introdurre
134 MILIONI DI EURO. La cifra è largamente difettosa perché considera solo le principali banche italiane, quelle quotate sul Ftse Mib. Dall'analisi delle relazioni sulle remunerazioni degli otto istituti emerge infatti che l'assegno corrisposto a favore di amministratori, dirigenti strategici e sindaci è ammontato proprio a 134 milioni di euro. Intesa Sanpaolo ha speso circa 28,3 milioni, Mediobanca 20,8 milioni, Unicredit 18,7 milioni, il Banco Popolare 18,2 milioni, Ubi Banca 13,4 milioni, Mps 13,2 milioni, la Bpm 11,1 e la Popolare dell'Emilia 10,7 milioni.
EPPURE I BILANCI DELLE BANCHE 2011 RIPORTANO PERDITE PER 26,1 MILIARDI.  Le banche italiane nel 2011 hanno accumulato perdita, secondo i dati Consob, per 26,1 miliardi a causa della svalutazione degli avviamenti accumulati negli anni passatii. Il dato paradossale è che, rispetto al passato, le retribuzioni sono da capogiro.
CIRCA 20 MILA ESUBERI ALLO SPORTELLO. Eppure, a fronte  dei 134 milioni dello scorso anno ai vertici, ci sarebbero circa 20 mila esuberi allo sportello.
PAGHE SUPER CON LA BUONUSCITA. I banchieri più pagati del 2011 sono, come succede spesso, quelli in uscita, grazie ai trattamenti di fine rapporto che però, complice la crisi, restano lontani dai livelli stellari a cui ci avevano abituati Profumo, Matteo Arpe (circa 31 milioni per l'addio da Capitalia) e Cesare Geronzi (20 da Capitalia, con un bis da 16 milioni alle Generali).
LA CLASSIFICA DEI SUPER MANAGER. In testa alla classifica si colloca Antonio Vigni, ex direttore generale di Mps, che ha percepito 5,4 milioni (4 milioni a titolo di trattamento di fine rapporto), appaiati a 3,5 milioni ci sono il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, ex ad di Intesa Sanpaolo (che ha rinunciato alla buonuscita, incassando solo il tfr) e l'ex dg della Bpm Fiorenzo Dalu. Appena dietro si colloca Mimmo Guidotti, ex direttore della Bper (3,3 milioni). Al netto delle buonuscite, il podio dei banchieri d'oro del 2011 vede Renato Pagliaro (2,6 milioni) e Alberto Nagel (2,47 milioni). Oltre a Passera hanno goduto di uno stipendio da consigliere di banca - impegno non sempre totalizzante come dimostra il presidente di Gemina, di Assaeroporti, dell'Aiscat (e per una breve fase di Impregilo) nonché vicepresidente di Unicredit ed ex consigliere di Mediobanca, Fabrizio Palenzona - altri tre ministri del governo Monti: si tratta di Elsa Fornero (332 mila euro da Intesa), Piero Giarda (101 mila euro dal Banco Popolare) e Piero Gnudi (117 mila euro da Unicredit).

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