venerdì 19 ottobre 2012

Gaspare Sturzo. Una intervista rilasciata al QdS di Catania in cui si affrontano a 360° i problemi della regione Sicilia

Gaspare Sturzo nato a Palermo il 17 dicembre 1962. Magistrato ordinario, già componente della Direzione Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo, ha coordinato numerose indagini in tema di corruzione, riciclaggio e contrasto alla gestione mafiosa degli appalti, facendo parte del “pool antimafia”.
È Presidente del Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo. È stato consigliere giuridico dell’Alto Commissario Anticorruzione. Attualmente ricopre il ruolo di esperto giuridico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Candidato alla carica di Presidente della Regione per le elezioni regionali 2012 con “Italiani Liberi e Forti”.

 
Quali sono i punti principali del suo programma di governo, come candidato a Presidente della Regione siciliana?
“Nel nostro programma, ci muoviamo all’interno di quattro ambiti di intervento principali: il recupero delle risorse e l’incentivazione dell’autonomia regionale; il progresso sociale, le politiche sociali e la formazione; impresa, attività produttive e sviluppo economico solidale; sanità e pubblica amministrazione. Per ognuno di questi prevediamo azioni mirate”.

Come pensa di intervenire sul bilancio regionale per la legge di stabilità 2013?
“Sappiamo benissimo che dobbiamo lavorare sulla spesa corrente e incidere da un lato sui costi enormi del personale amministrativo e burocratico e, dall’altro, su tutte quelle sacche di lavoro precario, un modello che per oltre vent’anni è stato messo al servizio dell’assistenzialismo e ha permesso il meccanismo del voto di scambio. In più, ovviamente, c’è da tagliare anche i costi della politica. Il recupero delle risorse passa innanzitutto per la famosa ed essenziale abrogazione della legge che equipara l’Assemblea regionale al Parlamento e immediatamente mettere in cantiere l’equiparazione degli stipendi dal Presidente agli usceri, alle Regioni virtuose, come Umbria e Marche”.

Quali altri interventi avete previsto per la legge di stabilità da votare entro aprile 2013?
“Per recuperare le risorse abbiamo un lungo elenco di azioni da portare avanti, in molti ambiti, ad esempio, la legge elettorale, che stiamo pagando sulla nostra pelle. Noi proponiamo norme antiframmentazione e che vietano la costituzione di gruppi minimali. La legge elettorale, inoltre, va ripensata e studiata anche in funzione del numero dei deputati e bisogna puntare su collegi uninominali secchi e piccoli, cosa che ridurrebbe il costo della campagna e consentirebbe un rapporto diretto tra cittadino ed eletto e un maggiore controllo del territorio”.

Qual è la vostra posizione in merito all’abolizione delle Province?
“Siamo per l’abolizione e per l’applicazione dell’art. 15 dello Statuto della Regione che prevede i liberi consorzi di Comuni. Le Province, così, servono a poco: le strade provinciali, uno degli elementi che il presidente UPI ha citato come fiore all’occhiello della gestione, sono impraticabili e quasi non ci sono più in molte zone della Sicilia. Anche la gestione degli istituti scolastici è una presa in giro. Abolire le Province consentirebbe di riportare le funzioni a livello centrale per affidarle ai liberi consorzi di Comuni, con evidenti economie, in termini di dipendenti; inoltre, una quota del personale io la metterei in mobilità, a disposizione di due nuovi soggetti: l’Autorità regionale anticorruzione e per la qualità di sistema e l’Autorità regionale per gli appalti”.
“Per la lotta alla corruzione penserei ad un organismo che sia indipendente e che proceda attraverso, da una parte, il controllo sui meccanismi di vigilanza interni agli Enti locali e, dall’altra, verificando la qualità dei servizi. Il modo attraverso cui si può comprendere che ci sono forme anomale di gestione della spesa e del denaro pubblico, è verificare la qualità del bene prodotto o servizio fornito. L’indipendenza anche economica, inoltre, consente di potere effettuare controlli anche nei confronti del Presidente della Regione e di tutta la struttura regionale".

Come interverrebbe, dunque, per una revisione dell’attuale sistema degli appalti?
“Attraverso la stazione unica appaltante, di cui accennavo prima. Essa è necessaria per sostituire i carrozzoni delle nove stazioni appaltanti regionali: un soggetto unitario che possa avere il controllo completo dell’appalto, incrociare dati ed evitare infiltrazioni. In questo modo si potrebbero prevenire le anomalie e soprattutto evitare tutte quelle interruzioni che hanno causato la “moria” degli appalti all’interno del sistema Tar”.
In che modo agirebbe sulla macchina organizzativa regionale, in particolare sull’esubero di personale?
“Sicuramente va rivista la pianta organica, perché la nostra non è aggiornata e non si sa quanti siano realmente i dipendenti. Credo che di questi, una parte può essere messa a disposizione di realtà diverse: nelle riscossioni, ad esempio, o nei tribunali. Questo è, secondo me, un modello per non fare strage sociale e mantenere a galla l’economia”.

Come si pone, dunque, nei confronti degli articolisti, dei forestali e di tutte quelle categorie in attesa di stabilizzazione?
“A tutti quelli che aspettano le sanatorie, io sto dicendo chiaramente in questi giorni di campagna elettorale: soldi non ce ne sono quindi non si può fare molto, a meno di non creare nuove condizioni di precariato con contratti a termine fatti sotto elezioni, o facendo false promesse”.

Quali soluzioni si potrebbero, allora, trovare, per questi lavoratori?
“Abbiamo studiato alcune soluzioni innovative per il precariato forestale e degli enti pubblici. Il modello Gesip, ad esempio, noi lo avremmo risolto facendo in modo che i dipendenti possano divenire proprietari di una piccola quota societaria in modo da costruire una società secondo una forma di partecipazione diretta dei cittadini che, all’inizio, deve essere mista, con il Comune all’interno, ma poi diventerebbe a partecipazione collettiva. La prima formula siciliana di azionariato diretto dei cittadini. Il modello cooperativistico potrebbe invece funzionare in ambito forestale: si può pensare a una quotizzazione del demanio forestale e all’assegnazione alle ccoperative di questi terreni, affidando a ciascuna di queste realtà beni confiscati, terreni incolti, ecc”.
 

Qual è la sua posizione in merito alle società partecipate? “Penso che sia assolutamente necessario disboscare le società miste e municipalizzate. Le aziende partecipate andrebbero eliminate e i servizi da queste gestiti andrebbero riportati all’interno delle amministrazioni e privatizzando alcuni, come i trasporti. Gli Ato sono un esempio di come tutte queste società, in cui si perpetua il sistema clientelare, siano inutili e come questo modello sia insostenibile, sia moralmente che economicamente. Occorre trasparenza”.

Lei è d’accordo con l’eliminazione di quello che non è altro che un privilegio, ovvero che i dipendenti regionali prendano un terzo in più dello stipendio degli statali a pari mansioni?“Ritengo che con il personale pubblico regionale vada impostato un grande patto per incentivare l’idea che bisogna lavorare di più e lavorare meglio, conseguendo gli obiettivi che anche l’Unione europea ci ha dato. E credo che dentro il patto per l’incremento del lavoro e per la rivalutazione dei modelli di stipendio vada inserito anche la questione della comparazione delle retribuzioni con quelle degli statali”.

Per il credito alle imprese quale soluzione?“Abolire Irfis, Ircac e Crias per realizzare un unico istituto siciliano per il credito, a capitale misto con la partecipazione dei privati, perchè se dobbiamo realizzare infrastrutture abbiamo bisogno dell’apporto di capitali privati. Inoltre l’istituto potrebbe raccogliere il risparmio dei siciliani e impiegarlo nella stessa regione e non in altre regioni, come avviene adesso”.

Da un punto di vista concreto, se fosse eletto presidente, come penserebbe di fare per ottenere una maggioranza che voti questi provvedimenti? “Io credo che oggi devo dar conto ai due milioni e novecentomila siciliani che non sanno se e cosa votare e si sono stancati di questo sistema. Ritengo che questo sia l’elettorato della Lista Sturzo e, se il mio elettorato vuole queste cose e se io dovessi essere eletto presidente della Sicilia, evidentemente porterò avanti questi intenti, presenterò i disegni di legge, metterò tutti davanti alle loro responsabilità. Se non votano, mi dimetto. Noi non vogliamo fare accordi”.
15 azioni nel programma di Sturzo per il recupero delle risorse alla Regione
 1. Costi della politica regionale
2. Riforme e moralità pubblica
3. Abolizione doppi incarichi
4. Legge regionale fondi gruppi consiliari
5. Legge elettorale
6. Abolizione Province
7. Scissione politica e amministrazione regionale
8. Eliminazione enti e società in perdita
9. Autorità regionale per gli appalti
10. Autorità regionale anticorruzione e per la qualità di sistema
11. Accompagnamento del personale regionale
12. Agevolazione mobilità
13. Precariato forestale ed enti locali
14. Ridefinizione dei servizi alla persona
15. Commissioni d’inchiesta

Nessun commento:

Posta un commento