Penso che per
quelli della mia età che erano abituati a vedere: < Portobello
> ogni Venerdì (tanto non c’era
proprio nulla negli altri canali
!), fu un vero e proprio shock la
notizia sparata al telegiornale della sera con le
immagini puntuali di Enzo Tortora arrestato per droga
con le manette ai polsi e un
nugolo di carabinieri intorno, questa fu
anche l’impressione del regista e figlio d’arte, Ricki Tognazzi che
confessa a Rai in diretta, vedeva
la puntata a Velletri col padre e
il fratello.
La storia di Tortora
appartiene a tutti noi e data la
macroscopica evidenza dell’errore giudiziario
ancora oggi ci chiediamo come
mai sia
potuto accadere una cosa del
genere e
cosa ancor più grave come
mai alla famiglia non
sia ancora pervenuto un
soldo di rimborso da parte dello Stato.
Tortora fu condannato a
10 anni in primo grado senza uno
straccio di prova dibattimentale ma in
appello, grazie a dei giudici onesti e corretti
fu assolto e per la verità lo stesso Tortora, più volte e pubblicamente aveva
dichiarato la sua fiducia nella magistratura italiana.
Tra il primo processo
e l’appello, consigliato dalla sorella
combattiva e protettiva nei suoi
confronti, decise di candidarsi al Parlamento europeo nelle liste dei Radicali, che da sempre
avevano condotto battaglie
libertarie per la vivibilità delle carceri e per la riforma del processo.
Eletto con la cifra
di 450 mila voti nel Collegio di Milano, rinunciò all’immunità
parlamentare, novello Socrate, per
difendersi nel processo il più in fretta possibile.
Lui per primo in tutta la vicenda umana, abilmente
descritta dal regista, nonostante tutto
continuava a nutrire fiducia
incrollabile nella giustizia italiana, tanto è vero che a chi
lo informava nella notte famosa
dei probabili arresti,
probabilmente con l’intenzione di farlo
fuggire, rispondeva dichiarando di
aspettare da fermo gli avvenimenti.
Penso che la produzione RAI sulla vita
di Enzo Tortora venga a
colmare un vuoto di informazione sulla vicenda, magari conosciuta da quanti
abbiamo superato una certa età e
non dai giovani che ora si affacciano all’impegno sociale, così come il
giovane figlio del Giudice a latere che
attratto dalla vicenda emblematica
di Tortora, nel primo giorno del
processo, confessa al padre, non senza emozione, di volersi iscrivere a Legge.
Ecco, basta
questa ultima notazione a mò di
epilogo da catarsi greca, a mio parere, per
salutare con positivo
giudizio le due puntate di Tortora,
sperando che dalla storia di ieri si traggano buone soluzioni
per l’oggi, in special modo per i
ventimila detenuti in attesa di giudizio
e di una legge bipartisan di amnistia e per il domani che verrà, per concludere una storia di viva
e struggente attualità
!
NG
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