sabato 11 agosto 2012

Sicilia. Sono inetti, ma non vogliono perdere il potere


ALCUNI TITOLI DI GIORNALI, dei giorni scorsi
Irregolarità in Sicilia: l’Ue congela 600 milioni" (La Gazzetta del Mezzogiorno);
“La Sicilia non spende. L’Europa ferma il flusso dei finanziamenti” (La Stampa);
“Fondi europei, Bruxelles chiude i rubinetti alla Sicilia” (Il Mattino).
In qualsiasi parte del mondo i politici responsabili del mancato impiego di 600 milioni di euro, per decenza, non si sarebbero più candidati a reggere la cosa pubblica.
In Sicilia deputati, assessori e dirigenti responsabili di "grassa ignoranza" sono lì, tutti pronti a chiedere sempre più potere.I politicanti che non sanno cosa siano i "fondi strutturali" vogliono essere rieletti.
Di cosa si tratta ?
Nel periodo 2007-2013, nell’ambito del Fondo europeo per lo sviluppo regionale (Fesr), per la Sicilia sono stati stanziati 6,5 miliardi di euro, di cui il 50% a carico dell’Unione Europea.
Trattandosi di soldi pubblici, destinati allo sviluppo regionale, alla Commissione europea compete l’obbligo di controllo.
Il  metodo di verifica è stato di volta in volta quello della indagine a campione (poco rigoroso) a quello della indagine a tappeto.
In rosso le regioni sotto-utilizzate che ricevono sostegni europei
In presenza di carenze significative nel funzionamento dei sistemi di gestione e controllo o gravi irregolarità, la Commissione può interrompere per sei mesi i termini di pagamento.).
Le interruzioni sono “normali”, nel senso che fanno parte dell’attività di controllo esercitata dalla Commissione su Fondi che, in parte, le appartengono. Sono così normali che le hanno subite anche Paesi di solito super virtuosi come la Germania, l’Austria, la Francia e i Paesi. Quindi, non c’è un accanimento “ad regionem”, come evocato dall’ex Presidente della Regione Siciliana Lombardo.
D’altra parte, il ruolo della Commissione, non è quello di sanzionare ma di promuovere investimenti che riducano le disparità regionali.
Il problema
Il problema sorge quando, al termine dei sei mesi, la Commissione non ritiene ci siano i margini per rimuovere l’interruzione: è proprio quanto accaduto in Sicilia. In questo caso, si corre il rischio di una sospensione dei pagamenti (articolo 92 del Regolamento del Regolamento 1083/2006 sui Fondi Strutturali).
La Regione Siciliana è stata avvisata con una lettera che suona più o meno, così: “Cari governanti di Sicilia, guardate che non avete risolto i problemi indicati con l’interruzione. Avete due mesi per convincerci che avete messo a posto le cose, altrimenti sospendiamo i pagamenti. Se entro due mesi la Regione non adotta le misure richieste, la Commissione sopprimerà una parte o la totalità dei fondi”.
Le interruzioni si fanno sulle richieste di pagamenti.
Finora, la Sicilia ha richiesto pagamenti per 600 milioni. Se dalla Regione dovesse arrivare un’ulteriore richiesta di pagamento si aggiungerebbe ai 600 milioni. Si corre su questa metodica quindi il rischio di un blocco che potrebbe arrivare a sfiorare 1,4 miliardi di euro, se si considera che i fondi impegnati, alla data del 29 febbraio 2012, sono 2,7 miliardi.
«La questione è grossa e va ben al di là dei Fondi strutturali», dice l’Unione Europea. «Una performance così negativa, e reiterata nel tempo, non trova riscontri in Europa (Calabria a parte) per l’insufficiente e/o inadeguato controllo di primo livello; mancato o inadeguato rispetto dei termini; inammissibilità di alcuni giustificativi di spesa; spese non pertinenti; affidamenti in house non conformi ai principi delle sentenze della Corte di Giustizia europea; mancanza delle autorizzazioni necessarie”.
Per la regione Sicilia i mancati controlli su flussi di miliardi di denaro pubblico – cioè pagato dai contribuenti – sono considerati quisquilie tecniche. Non la pensano allo stesso modo i tedeschi, i filandesi o gli olandesi.
Siamo allo scontro di civiltà. Che, come è noto, “fa alzare lo spread”.
Emerge la continuità nella gestione del mangia mangia, tra la giunta dell’ex governatore Cuffaro e quella dell’ormai ex governatore Lombardo. Governi accomunati da identico malcostume:
-incapacità di spendere,
-incapacità di spendere bene,
-incapacità di rassicurare chi il denaro pubblico lo mette a disposizione: i contribuenti..
Non bisogna dimenticare che dei 6,5 miliardi circa complessivi destinati allo sviluppo dell’Isola, quasi il 46%, alla data del 29 febbraio 2012, risulta ancora da impegnare, per un totale di quasi 3 miliardi di euro, di cui la metà europei.
La Sicilia, in buona sostanza, rischia di dover restituire all’Ue,   i soldi impegnati e non spesi alla data del 31 dicembre 2012 (circa 1,4 miliardi di contributo UE) e i soldi non ancora impegnati alla data del 31 dicembre 2013 (circa 1,5miliardi di contributo UE).
Un bene di Dio sprecato, in tempo di crisi. Eppure, la maggioranza delle regioni che ha usufruito del Fesr ha centrato rapidamente l’obiettivo, (basti pensare ai Laender dell’ex Germania dell’Est), con buona pace del fu governatore Cuffaro, che festeggiava la permanenza della Sicilia tra le regioni in ritardo di sviluppo, nonostante la pioggia di investimenti da Bruxelles: «Arriveranno ancora più soldi», diceva.
Ora il tempo sta per scadere e la crisi ha esacerbato gli animi, facendo emergere diffusamente insofferenza per la gestione disinvolta, sciatta e fraudolenta delle risorse da parte di governanti inaffidabili. Non ci sarà più un’altra occasione da sprecare.
A questo punto, noi siciliani dobbiamo chiederci: ci possiamo permettere il lusso di rinunciare a questi soldi? possiamo metterci nelle mani dei Crocetta, dei Miccichè che altro non sono che espressione di chi già ci ha regalato Cuffaro e Lombardo ?
Non andrebbero rotti gli schemi del finto centro-destra e del finto centro-sinistra ?

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