sabato 28 gennaio 2012

Flash sulla nostra Storia

A proposito delle liberalizzazioni di Mario Monti
Tributi,
Angarie,
Perangarie varie
soffocavano le misere popolazioni delle Terre feudali di Sicilia nel XVII e XVIII secolo.
A Contessa, come d'altronde in tutte le Terre baronali, vigeva l'obbligo di "macinare" il grano esclusivamente nei mulini di proprietà del Marchese di Giuliana (quelli di Bagnitelle).
I mugnai-gestori di Bagnitelle (monopolio dei primogeniti Clesi già ai primi del Cinquecento) in quel contesto socio-economico assolvevano al ruolo di agenti riscossori della tassa sul macinato sia nell'interesse del marchese di Giuliana (i principi Colonna) e sia dell'Università di Contessa (il Comune).
Il clero era allora esentato dall'imposta sul macinato e forse questa circostanza aiuta a spiegare l'elevato numero di papas (spesso eccedenti le venti unità) presenti a Contessa.
Solo un paio di decenni prima che finisse il Settecento la popolazione ha avuto la possibilità di scegliere di poter lavorare i campi al di fuori del territorio baronale -che peraltro aveva cominciato a frammentarsi- e di macinare eventualmente nei mulini del monastero di Santa Maria del Bosco (Alvano ed altri).
Sempre grazie a questo splendido processo di liberalizzazione avviato da un uomo dell'Illuminismo settecentesco, il Vicerè Caracciolo, iniziò pure il primo flusso, sia pure labile ma significativo, di emigrazione contessiota verso il Texas, che sarebbe diventato un fiume in piena un secolo dopo (nel dopo Unità) in direzione -questa volta- della Louisiania.

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