martedì 24 gennaio 2012

Domani Mario Monti incontra Raffaele Lombardo - Articolo sul Corriere della Sera sulle proteste siciliane.

I punti di vista SUL MOVIMENTO DI PROTESTA 

Forconi, Lo Bello: «Fra loro mafiosi» - Miccichè: in Sicilia una vera rivoluzione

Dal leader degli industriali a quello di Grande Sud - Querelle sul movimento che ha paralizzato l'isola

Lo Bello e Miccichè
Lo Bello e Miccichè

PALERMO - Se il leader di Confindustria Sicilia non fa marcia indietro sulla presenza di mafiosi all'interno del movimento dei Forconi allo stesso modo il deputato di Grande Sud Gianfranco Miccichè non smette di mitizzare la "ribellione". «I mafiosi si occupavano anche del "servizio d'ordine" nel corso della protesta, costringendo i commercianti a chiudere i negozi. Ci sono denunce in questo senso». Lo ribadisce Ivan Lo Bello, nel corso della trasmissione Radio Anch'io, parlando di alcuni protagonisti dei blocchi che la settimana scorsa hanno paralizzato la Sicilia. «Non ho mai detto che il Movimento dei forconi - ha puntualizzato - sia composto da mafiosi. Quello che mi ha stupito è che permane la polemica dei confronti di Confindustria Sicilia che da anni pone questo tema. Se abbiamo evidenze delle infiltrazioni mafiose, ai danni del movimento e non a favore, sia chiaro se ne deve prendere atto e agire di conseguenza».
«UNA VERA RIVOLUZIONE» - Non nutre le stesse preoccupazioni Gianfranco Miccichè che nell'ultimo editoriale di Grande Sud News, il quotidiano online del movimento arancione definisce quanto accaduto in Sicilia una vera e propria rivoluzione. «Quando scende in piazza una categoria, si è davanti a una protesta. Quando a scendere in piazza», scrive il politico, «è un intero popolo, si è davanti a una vera e propria rivoluzione. In questi giorni in Sicilia un intero popolo ha detto "basta"». Le giornate siciliane rappresentano ancora per Miccichè «la rinascita di una Terra, la rinascita di un popolo, il suo orgoglio, la sua rabbia, la sua voglia di riscatto. La rinascita del popolo siciliano: c'è tutto questo in quei giorni di pacifica, dignitosa, ma non per questo meno rabbiosa e forte, protesta. Una protesta sacrosanta», ha aggiunto, «un movimento di massa che viene dal popolo e tale deve rimanere, per mantenere inalterata tutta la sua straordinaria forza d'urto». «Grande Sud c'è», continua, «condivide in maniera seria la protesta siciliana, ci assumiamo le nostre responsabilità di classe politica di questo Paese che sa riconoscere i propri errori e cerca di superarli, dicendoci al fianco di tutti quei siciliani che ne hanno le tasche piene, pronti a far riecheggiare quel grido di dolore per le aule del Parlamento». Il leader di Grande Sud in piena estasi Sudista conclude: «L'obiettivo ultimo è l'indipendenza: l'indipendenza della nostra gente dal bisogno quotidiano, dal cappio del sottosviluppo, dalle catene del regresso economico e sociale, da un destino ostile che qualcuno sembra essersi divertito a scrivere per noi e che molti si compiacciono nel leggerlo da lontano».
IL MOVIMENTO SI SPACCA - Intanto il Movimento vede al suo interno le prime spaccature. Martino Morsello, uno dei fondatori dei «Forconi» è stato infatti isolato dagli altri appartenenti al cartello Forza d'Urto. La linea dura per continuare a mantenere alto il livello della protesta in Sicilia, portata avanti proprio dal Morsello, non è passata. È prevalsa al contrario la linea di Mariano Ferro e Giuseppe Scarlata che hanno deciso di attendere cosa avverrà dopo l'incontro previsto mercoledì 25 gennaio tra il governatore Lombardo e il premier Monti. Morsello così commenta la spaccatura: «Non appartengo a nessuno, sono un guerriero che non ha paura nè di quelli di Forza Nuova nè di quelli dei centri sociali». «Siamo stati protagonisti fino ad oggi nel condurre manifestazioni pacifiche e incisive, - aggiunge - collaborando con le istituzioni, guardia di finanza, polizia, carabinieri, uomini dello stato nell'interesse della legalità». «Ci aspettano giorni di lotta dura e di mobilitazione dove c'è bisogno di tattica e strategie, non bisogna prestare il fianco a illusioni passeggere - conclude - ma pensare al grande popolo siciliano che deve essere condotto a un ruolo primario in Italia e in Europa».
Valeria Catalano

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