venerdì 16 dicembre 2011

Le nostre istituzioni ed i beni culturali


Sarà che noi di Contessa Entellina non abbiamo mai apprezzato l'operato della Curia di Monreale. All'incuria di quella Curia episcopale -è proprio un bisticcio di parole-, qui da noi, è sempre stato additato il crollo e la distruzione di uno dei più belli gioielli artistici del nostro territorio comunale: la Chiesa di Santa Maria del Bosco.
Quella Chiesa del nostro territorio dagli anni trenta è sempre stata in affidamento all'arcivescovo di Monreale, pur essendo proprietà dello Stato (del Demanio) e pur ricadendo quel complesso nella giurisdizione del Vescovo di Piana degli Albanesi. Col terremoto nella Valle del Belice del 1968 la Chiesa non ebbe gravi problemi statici; perlomeno non scattò allora nessuna emergenza. A far crollare la Chiesa di Santa Maria del Bosco nel 1972 sono state le infiltrazioni di acqua, ossia le pioggie; è stata quindi l'incuria dell'uomo, l'incuria di chi deteveva la chiave di quella chiesa che, non fruendola, non lanciò alcun allarme.
La Chiesa era affidata all'Arcivescovo di Monreale, il quale propabilmente essendo privo di strutture tecnico-ingegneristiche non si è accorto dei pericoli cui era destinata la struttura. Però proprietario della struttura era (ed è) lo Stato che invece dispone di ingegneri, architetti, ispettorati, sovrintendenze, genio civile. Nemmeno lo Stato fece nulla per evitare il crollo.
Ancora oggi apprendiamo che uno dei più preziosi gioielli dell'intera Sicilia, il Duomo di Monreale,  ha seri problemi -pure esso- di stabilità e che comunque le infiltrazioni di acqua hanno già danneggiato il mosaico del Pantocratore.
Già nel 1996  forti infiltrazioni misero a serio rischio l'integrità della chiesa, richiedendo un intervento da 25 milioni di euro, destinati al restauro di tutto il complesso.
Allora il soffitto di quel gioiello di epoca normanna era ricoperto di soli teloni; teloni che il vento spostava con estrema facilità, causando il perdurare di susseguenti infiltrazioni di pioggia alla sinistra dell'altare maggiore e nella navata dello stesso lato, nei pressi delle tombe di Guglielmo I e Guglielmo II.
In questo 2011 sono già stati spesi circa 80 mila euro per riparare i danni provocati dalle piogge torrenziali verificatesi a novembre. Una parte del complesso, oggi,  rimane chiusa ai visitatrori per ragioni di sicurezza, visto che mancano i 250 mila euro necessari per la disposizione dell'impianto anti-incendio, del quale la struttura è sfornita.
Per riprendere i danni al mosaico che raffigura l'universalmente conosciuta immagine del Pantocratore la Regione Sicilia (da cui dipendono Sovrintendenza, Genio Civile ed altre migliaia di dipendenti preposti ai beni pubblici) ha già fornito un finanziamento da 1 milione 300 mila euro per il restauro e il recupero completo del mosaico  e la gara si sta per celebrare nel corso di questo mese di fine anno e quindi a breve dovrebbero partire i lavori.
Il Duomo di Monreale è uno dei luoghi più visitati dai turisti che arrivano in Sicilia, autentico gioiello dell'architettura religiosa bizantina d'Europa e non solo, la cui bellezza è  decantata dai letterati stranieri più che dagli italiani.
Ci chiediamo: può una Regione che abbonda di centinaia e centinaia di ingegneri, architetti ed altri esperti arrivare a salvare i propri tesori solamente quando si è al limite del disastro ?. Può la Curia di Monreale -già scottata con quanto accaduto a Santa Maria del Bosco- arrivare a lanciare l'allarme quando la frittata sta per compiersi ?

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