mercoledì 2 novembre 2011

La Grecia soffre. L'odierna "botta" potrà però riscattarla da parassitismo e da clientelismo che hanno pari solamente in Sicilia

LA GRECIA
ll piano di salvataggio proposto dall’Europa -relativo alla situazione greca- è articolato in tre parti.
1.- Il piano di aiuti per la Grecia di cui si discute in questi giorni è di 110 miliardi di euro, che –in verità-s i aggiungono al precedente piano di pari valore del maggio 2010, e che sta per essere integrato da ulteriori 30 miliardi. Il Piano prevede inoltre che le banche tedesche e francesi -che possiedono la gran parte dei titoli del debito pubblico greco- "volontariamente" accettino di rinunciare ad incassare il 50% del valore dei loro crediti.
2-La seconda parte del piano riguarda le banche, le quali indebolite per la ricordata volontaria “rinuncia”, dovranno ricapitalizzarsi di 106 miliardi di euro. Anche Unicredit e Banca Intesa, in Italia, dovranno ricapitalizzarsi per 14,8 miliardi.
3-La terza parte del Piano riguarda il Fondo salva Stati, che oggi dispone di 440 miliardi e che dovrebbe risarcire nella misura del 20% i titolari di “titoli pubblici” di futura emissione, se fosse necessario.

Perché è stato indetto un referendum ?
L’attuale governo di Atene -che ha vinto le elezioni quando la crisi greca era ormai scoppiata sotto il precedente esecutivo di Nuova Democrazia- è messo a dura prova ed è circondato dal malcontento dei cittadini. L'Europa per concedere i necessari aiuti –ovviamente-vuole garanzie di austerità e riforme strutturali dolorose. Da paese levantino, la Grecia deve diventare un paese continentale con tutto ciò che ne consegue dal soffocamento del parassitismo e del clientelismo che oggi lo rendono tanto, ma tantissimo, somigliante alla Sicilia odierna e di sempre.
L’amministrazione dello Stato greco mal digerisce l’alleggerimento e il dimagrimento richiesto dall’Europa e persino nell’esercito serpeggiano cattive ipotesi, tant’è che ieri Atene ha ritenuto di dover cambiare tutto lo Stato maggiore del suo esercito. Ricordiamoci che negli anni settanta i ‘colonnelli’ imposero in Grecia un regime militare.
In questo quadro obiettivamente difficile il premier George Papandreou ha indetto un referendum popolare sul salvataggio del Paese concordato con l'Unione europea. Nel caso in cui dovessero prevalere i «no» al pacchetto di aiuti, la Grecia andrà ad un fallimento disordinato che lo condannerà per altri decenni a restare un "paese del Levante", fallimento che inevitabilmente contagerà altri Paesi europei.
Anche quest’ipotesi -del contaggio- può diventare un arma ‘ricattatoria’ nei confronti dell’Europa per indurla ad allargare la borsa e per evitare che “muoia Sansone con tutti i filistei”.

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