giovedì 24 novembre 2011

In Sicilia spendiamo per feste, sagre, parassitismo etc. La prevenzione dalla Natura che si ribella al malgoverno sul territorio però non ci appartiene


La tragedia di questi giorni dei tre abitanti di Saponara, in provincia di Messina, sono l’effetto di concause  manifeste e conosciute. Il rischio idrogeologico del territorio siciliano, e messinese in particolare, è una realtà  nota a cani e gatti. A Giampilieri, luogo del dramma dell’ottobre del 2009, ancora non si pone rimedio ai danni perché si attendono i fondi per la messa in sicurezza del territorio, mentre buona parte dei comuni dell’Isola (ne abbiamo parlato due giorni fà) manca di piani di emergenza aggiornati.
Il 70% del territorio siciliano è a rischio idrogeologico. Dal 1960 al 2010 ci sono state 107 vittime da dissesto idrogeologico solamente in Sicilia. Negli ultimi due anni i danni causati dalle alluvioni sono costati quasi un miliardo di euro. Eppure i Comuni non si preoccupano affatto. Secondo il dossier Ecosistema Rischio 2011 Sicilia, si calcolano 42 Comuni che posseggono un Piano di emergenza. Ad aggravare il problema c’è la questione dell’aggiornamento del piano negli ultimi due anni, azione compiuta solo dal 56% delle amministrazioni campione dell’indagine.
L’ultima ordinanza di Protezione civile firmata dall’ex premier Silvio Berlusconi per il finanziamento di 160 milioni di euro per mettere in sicurezza il territorio di Gianpilieri è stata bloccata dalla Ragioneria dello Stato a causa di un errore che non avrebbe permesso alla Regione di spendere i fondi a causa del vincolo al patto di stabilità. Il riferimento legislativo che viene invocato è nella legge 10 del 2011, la ‘milleproroghe’, secondo la quale le spese per le emergenze debbano essere autorizzate dal ministero delle Finanze.
Secondo Giorgio Napolitano servono “adeguate e costanti politiche di prevenzione” e non interventi posteriori alle tragedie.

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