Parturient montes, nascetur ridiculus mus
“I monti avranno le doglie del parto, nascerà un ridicolo topo”
(Orazio, Ars Poetica, verso 139)
Il clero chiede l’ubbidienza ai propri fedeli ma esso stesso non la conosce. Per il clero l’ubbidienza non è una virtù. Chi guida la Chiesa locale spesso è additato come incapace a governare, nonostante nella scelta dei pastori il Papa, guidato dallo Spirito Santo, ed aiutato dai suoi collaboratori, si sforzi, dopo meticolose indagini e lunga preghiera, di promuovere i sacerdoti che siano prudenti, abbiano spirito di fede e di carità, siano fedeli alla dottrina e al magistero della Chiesa e si siano guadagnati il rispetto dei confratelli e soprattutto quello del popolo. Mi ricordo, ancora seminarista, alunno del Collegio Greco, delle lettere velenose, delle accuse che venivano spedite alla Congregazione per le Chiese Orientali da varie associazioni e/o comitati civici contro il Vescovo (morto di crepacuore). Ci si è scagliati contro il suo successore, a detta di molti “freddo”, incapace di comunicare, troppo albanese, difensore della lingua e delle tradizioni dei Padri.
Trasferito questo, ci si scaglia contro il successore: lettere, accuse, giudizi negativi frutto, penso, di invidie, gelosie da parte di uomini accostati al Ministero non per vocazione ma per incapacità di vivere nel mondo. Riflettendo sul modo di agire di alcuni (e per fortuna pochi!) consacrati, mi convinco sempre più che i laici non sarebbero capaci di tanta cattiveria e crudeltà. Non è questione di “Vescovo”, è questione di “Clero”. Non vi è vera comunione all’interno della Comunità Ecclesiale. E’ arrivato il Delegato pontificio da lontano…Quali i benefici? E’ stato nominato un altro Delegato pontificio molto più vicino... Quali saranno i risultati? Ho la sensazione che le doglie di tanti eminentium intellegentium, se non cambia la mentalità del clero, produrranno solo un ridiculum murem. E ciascuno interroghi se stesso: “io ho fatto tutto quello che avrei dovuto fare?”.
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