dal sito LA REPUBBLICA
Indennità dimezzate e 40 deputati in menoda Roma stangata sulla casta siciliana. Nella manovra Tremonti due norme rivoluzionano l'Ars: subito 5700 euro al mese in meno ai deputati e massimo 50 membri dalla prossima legislatura invece dei 90 attuali. Lo stupore degli inquilini di Sala d'Ercole: "Sarà un errore, speriamo che in Parlamento il decreto cambi"
di SARA SCARAFIAAssemblea Regionale Siciliana in seduta |
PALERMO - È un colpo formidabile per la classe politica siciliana: non solo a partire dalla prossima legislatura l'Ars sarà dimezzata con il numero di deputati abbattuto da 90 a 50, ma da subito ci sarà un taglio alle indennità della maggior parte dei parlamentari di 5.700 euro lordi al mese. Anche il sistema delle pensioni sarà rivoluzionato: la somma percepita a fine mandato sarà parametrata all'entità dei contributi versati durante gli anni di attività parlamentare, proprio come tutti gli altri contribuenti.
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La notizia è arrivata sui deputati di Sala d'Ercole come un fulmine a ciel sereno. Un vero terremoto per tutti i deputati regionali che ieri si preparavano a festeggiare il Ferragosto. E che pensavano che il decreto Tremonti, alla fine, non fosse poi così duro. Ma quando alle 20 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato il decreto e il testo è stato diffuso, l'effetto è stato quello di una doccia fredda: nessuna scappatoia per le Regioni a statuto autonomo. Con le prossime elezioni l'Ars sarà praticamente dimezzata: "La riduzione dei consiglieri regionali da 90 a 50 per le regioni con popolazione fino a 6 milioni di abitanti" deve essere attuata entro sei mesi dalla pubblicazione del decreto.
Ma per i servizi la manovra è un disastro
Per i deputati lo scenario che si è prospettato - una guerra all'ultimo sangue per strappare agli avversari quanti più voti possibili con il 50 per cento di probabilità di non ottenere il seggio - non è stata certo la mazzata peggiore. Il capitolo più amaro, perché immediato, riguarda le indennità: Tremonti ha previsto che un "parlamentare che svolga un'attività lavorativa per la quale sia percepito un reddito superiore al 15 per cento dell'indennità", si veda ridurre del 50 per cento l'indennità medesima, che va sommata alle altre indennità e rimborsi percepiti dai parlamentari. In sintesi, basterà che un deputato guadagni 30 mila euro lordi perché il suo stipendio da parlamentare si riduca di un quarto. Significa che tutti i deputati attuali dell'Ars, a parte qualche rara eccezione, si vedranno ridurre l'indennità di quasi 6 mila euro: dagli 11.703 euro lordi al mese a 5.850 euro, cioè tremila euro netti al mese.
I capigruppo all'Ars e i loro vice appresa la notizia allargano le braccia. Tutti sperano che in fondo ci si sia sbagliati: "È impossibile che un decreto legge superi quanto previsto dal nostro Statuto che ha valore costituzionale - dice il vicecapogruppo del Pd, Roberto De Benedictis - Il numero di 90 parlamentari è, a esempio, fissato dallo Statuto. Certo è anche vero che la nostra autonomia non può garantirci di rimanere una zona franca mentre nel resto del Paese si fanno sacrifici: accoglieremo queste norme, magari modificandole in parte". Anche Rudy Maira, Pid, spera che alla fine lo statuto siciliano sia più forte: "Non siamo come le altre Regioni a statuto speciale - dice - se poi la scure si dovrà abbattere su di noi ne prenderemo atto. Ci saranno tempi migliori".
Più rassegnata la capogruppo dell'Udc, Giulia Adamo: "Le misure devono essere subito recepite dall'Ars - dice - ma a una condizione: che gli stessi sacrifici li facciano anche i vertici della burocrazia regionale che hanno stipendi d'oro". Per la Adamo i sacrifici devono essere condivisi: "Si risparmi tagliando su tutto e mettendo un tetto ai rimborsi spese - dice - io ho la macchina del gruppo, ma se mi sposto la benzina la pago di tasca mia. Lo stesso faccio con hotel e ristoranti. Fa male essere accomunati agli altri quando invece ci si comporta diversamente. Visto che il buon gusto dei deputati da solo non basta, si fissi un limite per i rimborsi".
Il capogruppo dell'Mpa, Francesco Musotto, condivide la tesi secondo la quale se soffre l'intero Paese deve soffrire anche l'Ars: "Non abbiamo altra scelta, di fronte a questi provvedimenti non possiamo continuare a far finta di niente, penso che l'Assemblea regionale debba recepire queste norme e che debba farlo al più presto". Musotto, però, dopo giorni che la "casta" e i suoi privilegi sono tornati al centro del dibattito, dalle diarie alle pensioni d'oro, sbotta: "Tutti i mali del mondo però non sono certo legati all'indennità dei deputati regionali". Innocenzo Leontini, Pdl, preferisce parlare della crisi che investe l'Italia e di come la manovra si farà sentire in maniera "pesantissima" in Sicilia: "Dobbiamo essere responsabili". Livio Marrocco, capogruppo di Fli, dice sì ai tagli ma avverte: "Quella dei politici non è l'unica casta: le parole dei sindacati che se la prendono con la politica suonano un po' ipocrite. Anche loro mi sa che dovrebbero ridursi gli stipendi pagati da lavoratori che spesso non arrivano alla fine del mese".
Sottovoce, e garantito dall'anonimato, qualcuno sussurra: "Speriamo che nel percorso parlamentare, il decreto subisca qualche modifica buona per noi".
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