Nei giorni scorsi l’Ars-Assemblea Regionale Siciliana ha varato la legge che, nelle intenzioni, punta a salvaguardare l’autonomia didattico-organizzativa dell’Istituto Comprensivo Scolastico di Contessa Entellina, che, come è noto, dovrebbe avere la “missione” di salvaguardare la cultura “arbereshe” fra tutti (ripetiamo: tutti) gli scolari e gli studenti che lo frequentano.
Noi dubitiamo che l’autonomia scolastica sia da sola sufficiente allo scopo, tuttavia ci dichiariamo, per il momento, parzialmente soddisfatti.
Il nostro dubbio, la nostra mancata convinzione, deriva dal fatto che il corpo insegnante che lavora all’interno dell’Istituto Comprensivo “Francesco Di Martino” è quasi per intero proveniente da altri luoghi, e conseguentemente della cultura “arbereshe” conosce solamente una “h”, ossia “nulla”.
E’, con le dovute differenze, come ordinare all’interno dell’Eparchia di Piana degli Albanesi un sacerdote originario, che so …, di Cianciana, e poi scoprire che costui non solo non conosce di trovarsi in una diocesi “bizantina” ma addirittura rivela tutta la sua avversione verso il rito “greco-bizantino”, che invece all'interno della diocesi cattolina -non solo può ma- deve essere praticato.
Abbiamo, ovviamente, fatto solamente un esempio, che però riteniamo che calzi perfettamente. Abbiamo infatti vaghi ricordi di fatti reali accaduti non molto tempo fà.
Il dirigente scolastico di Contessa Entellina non parla, non scrive arbereshe. Non conosce possibilmente né la Storia, né l’origine comunitaria locale.
Gli insegnanti contessioti, che della cultura locale sono invece impastati, insegnano a Corleone, a Prizzi, a Palermo, luoghi dove la loro identità "arbereshe" è ininfluente.
Sollevare queste problematiche non vuol dire manifestare “insoddisfazione” verso l’operato dell’Ars nei giorni scorsi.
Quell’operato è semplicemente un “fare le cose a metà”, secondo il sistema siciliano.
Sappiamo tutti, a Contessa Entellina, che dal prossimo anno scolastico fra gli insegnanti locali verranno meno:
-papas Nicola Cuccia, ormai parroco della Chiesa della Martorana -a Palermo-, e che finora costituiva l’anima della cultura “arbereshe”;
-la prof.ssa Scaturro, ormai in status di pensionamento, e che finora è stata Vice-preside dell’Istituto con piena consapevolezza del piano formativo che doveva essere allestito;
Verrà meno, per raggiunti limiti di pensionamento, persino la Segretaria dell’Istituto, Sara Schirò.
A cosa serve l’Autonomia scolastica se nessuno nel corpo insegnante riuscirà ad incarnare il modo di “essere arbereshe” ?
A piccoli passi si raggiunge la meta
RispondiEliminaBisogna farsi forza e assumersi le proprie responsabilità. Se si vuole mantenere la cultura e la lingua albanese a Contessa Entellina tutti gli arbereshe devono rimboccarsi le maniche e far si che, dall'ambiente familiare sino a quello comunale interamente si faccia presente di far parte di un etnia differente preziosa. Importantissimo poi è il valore della chiesa ortodosso-bizantina, che in primis ha salvaguardato lingua e tradizioni, lei è il pilastro fondante. Svegliamoci arbereshe!
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