Dalle origini a oggi, l'annuncio di Gesù ha suscitato scelte di vita e ha influito sui linguaggi e sulle culture, sulle leggi e sulle consuetudini.
Nel corso del tempo, nello scorrere di questi due millenni, le Chiese cristiane sono cambiate anche attraverso drammatici conflitti e rotture, si sono misurate in controversie e dialoghi fra loro e con ebrei, pagani e musulmani, sono entrate nei campi dell'etica, della politica, del diritto. Si sono piuttosto frequentemente allontanate da quella che è la loro "missione": assicurare l'uomo che la morte non ha l'ultima parola, in quanto Cristo è venuto nel mondo per salvare tutti.
Ieri pomeriggio in Chiesa (a Contessa) si sono svolti i funerali di papas Janni Borzì, ed i celebranti hanno innescato nel rito funebre anche i riti che si svolgono nel corso della settimana santa. E' stata l'occasione per alcuni di assistere -per la prima volta- all'avvio dei riti della settimana santa secondo il rito bizantino.
Brevi cenni
La Domenica delle Palme (in albanese: e Diella e Dhafnis) la liturgia ricorda l'ingresso festoso e glorioso di Gesù in Gerusalemme e, per questo, i fedeli, che affollano le chiese, portano rami di palma e/o di ulivo che saranno benedetti.
I primi tre giorni della Settimana Santa (Iavà e Madhe), dal lunedì al mercoledì, si celebra l'akoluthìa dell'orthros e prende il nome di "Ninfìos", il tropario che canta il tema dello Sposo (ninfìos).
E' un invito ad essere sempre vigilanti, in attesa della seconda venuta del Figlio di Dio.
Il Grande e Santo Giovedì si commemora l'istituzione dell'eucaristia; la liturgia è quella di San Basilio il Grande.
Nella funzione serale, attraverso la lettura di dodici brani dell'Evangelo, si ripercorrono le tappe della passione.
Grande e Santo Venerdì
In questo giorno, caratterizzato dal digiuno, si celebra la memoria dei tremendi patimenti del Signore e della confessione salvifica del buon ladro morto penitente sulla croce.
Nella tradizione popolare di questo giorno, contraddistinto dal digiuno, a Contessa come negli altri centri siculo-albanesi di rito bizantino, si susseguono le visite al "sepolcro" da parte dei fedeli. In serata per le vie del paese si svolge la molto partecipata processione col Cristo morto.
Si ritorna in chiesa e il rito termina con la benedizione.
Grande e Santo Sabato
Le sacre celebrazioni si susseguono, questa volta nell'esaltazione della risurrezione che viene preannunciata con la solenne liturgia del Grande e Santo Sabato, che ricorda la sepoltura del Signore e la sua discesa nell'Ade.
La liturgia è quella S. Basilio.
Dopo il canto dell'epistola, il celebrante cosparge di foglie di alloro (simbolo regale d'incoronazione quale segno di vittoria da parte di Cristo-Re) ogni angolo della chiesa ed i fedeli mentre più volte si canta l'inno della risurrezione (anàsta) "Risorgi o Signore, giudica la terra; tua eredità saranno tutte le genti". Vengono sciolte le campane che a distesa danno alla comunità l'annunzio del mistero che si compie.
Per i fedeli di rito orientale, questo è un giorno di festa. Il suono delle campane si propaga per il paese. Un tempo non molto lontano, in molte case si usava percuotere i cassoni con un legno e disfarsi della roba inutilizzata: un rito propiziatorio che doveva servire a cacciare via il male e prepararsi per la venuta del Signore.
Altro aspetto della tradizione popolare è il canto notturno del Cristòs Anèsti, eseguito da frotte di giovani lungo le vie del centro storico. In molte famiglie questi gruppi vengono accolti in casa che, in cambio del canto augurale, ricevono i dolci tipici pasquali e/o uova.
Il canto sacro diventa anche un saluto augurale. Tra gli italo-albanesi si augura "Krishti u ngjall!" (Cristo è risorto!) e si risponde "Virteta u ngjall!" (Veramente è risorto).
Sulla notte che precede la domenica diremo qualcos'altro in appresso.
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