In questi giorni è scoppiata all'interno della maggioranza di governo una polemica contro Tremonti perchè avrebbe tenuto la "borsa" della spesa chiusa rispetto alla fame che i nostri politici hanno (da sempre).
E' notorio che se non vogliamo fare la fine della Grecia e del Portogallo bisogna tagliare tanti, ma tanti, miliardi di sciupii. Bisognerà farlo con senso dello Stato, cioè a cominciare dai privilegi di tutti coloro che percepiscono pensioni d’oro, emolumenti d’oro, o che godono di servizi come segreterie, auto blu, rimborsi, viaggi, indennità e via dicendo.
Il primo taglio dovrà essere dato a quello che si chiama costo della politica cioè a dire a quell’insieme di spese pazzesche rispetto alla media europea che costituisce un privilegio feudale, fuori dai tempi.
Il debito pubblico italiano supererà i 1.900 miliardi e dovrà essere dimezzato entro 20 anni ad una media di 40 miliardi l’anno.
In tutto questo un ruolo importante lo avrà il recupero dell’evasione fiscale che viene stimata in 120 miliardi l’anno e che potrebbe essere destinato all’abbattimento del debito. Tutto ciò sarà possibile se si resta sordi alle cicale.
Una volta tanto ci sentiamo quindi di condividere la posizione di Tremonti.
Il Consiglio dei ministri nei giorni scorsi ha approvato il Documento di economia e finanza (Def). I principali elementi di valutazione (2011) sono i seguenti:
=il Pil nominale dovrebbe ammontare a 1.593 miliardi;
=la spesa complessiva prevista è di 725 mld,
=le entrate di 739 miliardi.
Per la prima volta da qualche anno vi è un saldo o avanzo primario di 14 miliardi. Tutto bene? No, perché il documento prevede di pagare interessi sul debito statale per 76,1 miliardi.
In base a queste previsioni, il deficit dell’anno ammonterà a 64,9 miliardi che dovrà essere finanziato con l’aumento (e l’emissione) di nuovi titoli di Stato, nuovo debito.
Emergono dal Def 2011 due elementi positivi:
=l’aumento delle entrate rispetto al 2010 di 15 miliardi e il taglio delle spese di 9 miliardi.
Tuttavia questa inversione rispetto agli anni precedenti è palesemente insufficiente in base all’ultimo accordo dei capi di Stato e di Governo dell’Ue del 25 marzo.
Tutte le amministrazioni prossimamente dovrebbero redigere un Piano aziendale e dovrebbero farsi certificare i bilanci da società iscritte alla Consob, e non dai soliti revisori compiacenti e corruttibili, se non altro perchè vogliono essere riconfermati.
In tutto il mondo una sana amministrazione privilegia gli investimenti tagliando ancor di più la spesa corrente e soprattutto quella clientelare, il che non significa ridurre i servizi sociali o quelli per la cultura, ma appunto quel clientelismo che si nasconde dietro queste due macrovoci di spesa, e che prospera nei grossi come nei piccoli paesi (Contessa Entellina non fa eccezione, anzi).
Come sarebbe buona cosa se, in Sicilia, venisse abrogatas la legge 65/44 che equipara i deputati regionali ai senatori, e sparisse dal bilancio l'assistenzialismo e la collusione fra ceto politico e ceto imprenditoriale (tangenti, quelle sull'eolico anche).
Servono da noi opere pubbliche e investimenti. La burocrazia regionale deve essere capace di spendere nei tempi previsti, e anche prima, tutti i fondi europei a disposizione, che invece rischiano di tornare a Bruxelles.
Entro 8 giorni se il bilancio della Regione non sarà approvato, questa Assemblea e questo Governo Regionale andranno a casa.
Non sarebbe male.
Nessun commento:
Posta un commento