Dentro i conti della Regione per la trasparenza
E' risaputo che il centro di costo più rilevante della Regione Sicilia è la sanità. E', quindi, quasi scontato che la Corte dei Conti debba sollevare (siamo in Sicilia, no ?) problematiche abbastanza gravi, a cominciare dell'eccessivo volume della spesa a fronte di servizi da Terzo Mondo. Vero è che dal 2009 la spesa sarebbe diminuita di circa 120 milioni di euro, ma si tratta di bazecole a fronte dei miliardi che entrano in gioco.
Il rapporto Osservasalute, con riferimento al 2009, evidenzia che l’incidenza percentuale della spesa sanitaria sul PIL regionale in Sicilia, pari al 9,8%, pur essendo superiore alla media nazionale è inferiore a quella della Campania e della Calabria; inoltre.
La spesa sanitaria per abitante è pari a 1.671 euro procapite, inferiore sia alla media nazionale che a quella del Mezzogiorno, e specificamente di Calabria (1.732), Campania (1.737), Puglia (1.747) e Basilicata (1.750).
Il disavanzo sanitario procapite è pari a 46 euro ancora una volta al di sotto sia del disavanzo medio nazionale (54 euro) che di quello dell’intero Mezzogiorno; La maggioranza delle regioni centrosettentrionali sono in pareggio o presentano lievi sbilanci con l’eccezione del Lazio che ha il deficit più alto (244 euro).
Per quanto riguarda la spesa farmaceutica, nel 2009 è stata di circa 1,5 miliardi di euro (quasi il 20% dell'intera spesa sanitaria= 1/5).
Una osservazione:
Le cure odontoiatriche in Italia sono quasi sempre a totale carico delle famiglie; eppure il 9,7% degli italiani maggiori di 16 anni non ha potuto andare dal dentista pur avendone necessità perchè questa branca pare sia riserva dei privati. La percentuale è sensibilmente più elevata in Sicilia come del resto, in Campania, Sardegna, Puglia, Calabria e Basilicata, regioni dove si registra il picco più elevato con 16,1% degli Italiani impossibilitata a curarsi.
Nelle regioni del sud ed insulari rispetto a quelle settentrionali i servizi di guardia medica sono diffusi: in particolare la Sicilia con un indice pari a circa 106 occupa la quarta posizione in classifica preceduta da Sardegna Abruzzo ed Umbria; è scontato che ciò non garantisce maggiore assistenza, come sembra confermare l’elevato numero di siciliani che preferisce farsi curare al di fuori dalle strutture sanitarie regionali (59 mila, nel 2008), mentre comporta di sicuro maggiori spese che si vanno a cumulare con quelle che derivano dall’eccessivo peso degli addetti amministrativi presenti nelle strutture sanitarie pubbliche siciliane.
Per quanto riguarda l’assistenza territoriale riferita ai servizi di assistenza ai soggetti deboli, ai servizi residenziali ed a quelli di riabilitazione i livelli di assistenza più bassi si registrano nel Mezzogiorno, con ultima la Calabria e penultima la Sicilia.
In sintesi, sembrerebbe, ma non è così: pochi soldi, non sempre spesi bene, troppi addetti e macchinari inutilizzati, grandi debiti ereditati dal passato, cumulo di interessi pubblici e privati non sempre legittimi, che fanno della Sanità una torta da spartire per soddisfare appetiti clientelari.
Forse il federalismo, che prima o poi verrà applicato seriamente, potrà essere la soluzione indispensabile per la nostra regione. Con un pò di ottimismo si può dire che qualche piccolo passo avanti è stato fatto: ed è un buon segno. E' strano che per liberarci dai "ladri" dobbiamo dire grazie a Bossi.
Nessun commento:
Posta un commento