La classifica dei maggiori Musei del Mondo
La Venere di Morgantina finalmente sulla strada del ritorno in Sicilia
Ieri sera da Fazio a Rai tre, il giornalista Gianantonio Stella, ci ha intrattenuto sul tema del suo ultimo libro sui beni culturali d’Italia, con un elenco interminabile di casi al limite del ridicolo e/o del reato penale.
Per descrivere i nostri beni culturali, che qualcuno definiva i giacimenti culturali, secondo Stella ci vorrebbe una intera puntata almeno di 24 ore, perché sono trattati così male che vien da chiedersi ancora, come mai i turisti seguendo l’itinerario del “grand tour” tracciato dai grandi dell’Arte, da Goethe in poi, vengono ancora da noi a visitarli…..
E secondo lui che è un esperto: “ è una storia di trascuratezza che affonda le radici nel nostro passato di Nazione unitaria, che ha visto ben pochi Ministri dei Beni Culturali di tutta l’Italia, all’altezza della situazione, eccezion fatta per un Ministro indimenticabile, il collega giornalista, Alberto Ronchey”.
Vediamo chi è Alberto Ronchey ?
Ministro per i BB.CC., designato dal Partito Repubblicano, nel Governo Amato e nel successivo Governo Ciampi, dal ’92 al ’94, che viene ricordato per la legge N. 4 del ’93, fortemente voluta per dare efficienza a musei statali, biblioteche e archivi, con servizi di vendita pubblicazioni e di ristoro interni affidati a privati.
Sua anche la scelta di ricorrere alla mobilità del personale per tenere i musei aperti nei “giorni festivi” o quella degli “sfratti” clamorosi imposti alla musica rock dall’Arena di Verona, alla lirica da Caracalla ed alle bancarelle davanti agli Uffizi di Firenze.
Certamente la sua esperienza di corrispondente da Mosca e inviato speciale nelle capitali europee e poi in Giappone e India e in giro per il mondo hanno influito sulla sua esperienza ministeriale, di cui lasciò traccia in un testo ritenuto profetico: “Tutelare e valorizzare un grande patrimonio“ – Linee di Governo in materia di politica dei beni culturali, Roma -Presidenza del Consiglio dei Ministri, 1994.
Ed è notorio, continua Stella, guardando all’estero quanto siano ben investiti i soldi nei beni culturali, infatti unica la Francia ad investire di più, in controtendenza in Europa, ha ottenuto nel 2010 un 1,5 % di arrivi in più e se consideriamo che il turismo rappresenta il 10 % del PIL italiano la deduzione è alquanto chiara, il problema è far si che i flussi internazionali si muovono verso l’Italia.
Per fare qualche paragone di costi/benefici tra noi e gli altri, si avvale il nostro ospite, del confronto tra i dati del complesso del Colosseo e Fori imperiali e del Metropolitan Museum of Art di New York.
Il primo, secondo Stella, totalizza circa 35 milioni di euro di soli biglietti, con 4,5 milioni di visitatori all’anno. Il secondo totalizza, circa 88 milioni di euro di soli biglietti, con 5 milioni di visitatori, raggiungendo oltre 200 milioni di incassi con la globalità dei servizi offerti e questo è un altro punto dolens italiano e secondo molti economisti in auge, i Musei dovrebbero rappresentare il nostro oro nero a partire dalla valorizzazione degli scavi di Pompei, universalmente conosciuti, ove è scivolato il Ministro Bondi per la scelta di un Commissario straordinario poco idoneo e non dialogante col Sovrintendente dell’Area Autonoma Archeologica.
Per Pompei, abbandonata allo scorazzamento dei cani randagi, occorrerebbe anche un bravo manager per rimettere a posto il disordine caotico dei servizi offerti dai privati-storici e la stessa manutenzione ordinaria di una antica città che si potrebbe autofinanziare con la sola entrata dei biglietti . ….e dei necessari servizi di accoglienza e ristoro, ormai standardizzati nelle maggiori capitali del mondo.
Vediamo all’estero altri Musei in auge quanto totalizzano, per farci un’idea più completa, della marginalità della condizione italiana….
Il Metropolitan, chiamato anche MET, nel 2009 aveva totalizzato circa 4,2 milioni di visitatori, raggiungendo la quotazione 2010 grazie alle 30 “Mostre temporanee” presentate. Così come ha fatto il suo gemello di New York, il Museum of Modern Art, chiamato anche MoMA che raggiunge nel 2010 i 3 milioni e passa di visitatori con più 250.000 visitatori, nei confronti del 2009.
Il MET è considerato in USA un vero e proprio monumento nazionale di cui vanno orgogliosissimi, le collezioni da ammirare sono davvero imponenti e non basta un solo giorno per visitarlo a dovere.
Sono duemilioni le opere d’arte esposte al MET e variano da quelle dell’antichità classica a quelle dell’antico Egitto. Ci sono poi molte opere bizantine, islamiche, asiatiche e africane.
C’è anche l’ala medioevale e quella del Rinascimento italiano, l’ala della pittura dall’impressionismo al cubismo.
Secondo alcuni commenti lasciati da visitatori italiani sui blog dei Musei, è come fare il giro del mondo in poche ore, ma continuamente assistiti da servizi di ogni genere, dalla guida in cuffia, alla consulenza e consultazione on-line di preparazione alla visita, ai servizi di ristoro vero e proprio.
Se vogliamo ancora fare un confronto fra i grandi, il Louvre a Parigi totalizza nel 2010, 8,5 milioni di visitatori, più 200.000 rispetto al 2009, mantenendo le posizioni raggiunte nel 2008, da ricordare la convenzione stabilita con la Mc Donald che ha istituito un enorme ristorante nei sotterranei del Museo, mentre il Bitish Museum di Londra nel 2009 ha totalizzato circa 5,5 milioni di visitatori.
Per farla breve il primo Museo italiano a comparire in una classifica internazionale è il Museo degli Uffizi di Firenze, compare al 21° posto con 1,5 milioni di visitatori /anno.
Tra le Mostre temporanee, che come abbiamo visto sono la punta di diamante dei primi quattro Musei del mondo, nessuna esibizione italiana risulta tra le prime cinquanta censite nel mondo per numero di visitatori.
La Venere di Morgantina
A proposito dei nostri difetti tutti italiani nel trattare le cose dell’Arte, nel mondo invece rispettate e valorizzate, Stella cita tra i tanti il caso della Venere di Morgantina, sottratta da clandestini a metà degli anni novanta dall’omonimo sito archeologico in provincia di Enna e venduta al Paul Getti Museum di Malibu in California, ove attira annualmente 1,5 milioni di visitatori all’anno; un caso risolto positivamente dalla nostra Magistratura con una sentenza che ha fatto testo nel settore e dal Ministro Rutelli, ma in atto arenata nelle secche della burocrazia del Governo Siciliano che il 15.09.2009, per bocca dell’Assessore al Turismo Strano, (quell’on.le assurto a notorietà per la mortadella esibita alla Camera nel giorno della caduta di Prodi) dichiarava che la Venere a Gennaio 2011, ritornava ad Aidone, ma a quanto pare tutto è ancora in alto mare e speriamo che se ne occupi positivamente il neo Assessore ai beni Culturali nel quarto Governo tecnico di Lombardo, Prof. Sebastiano Missineo, docente di Marketing territoriale all’Università de L’Aquila.
Ritorneremo sul caso perché abbiamo l’interesse che i Beni culturali della Sicilia siano affidati in buone mani e soprattutto ad Esperti riconosciuti, così come è stato fatto per i complessi restauri della Villa del Casale affidata alla Direzione del Commissario Sgarbi.
Durante la ricerca sui dati documentali più sopra descritti, ho avuto la conferma se ancora ve n’era bisogno che la valorizzazione dei nostri Musei e dei nostri siti archeologici e monumentali è legato alla maggiore conoscenza dell’opera, dal più piccolo Museo di paese al più grande, oggi garantita soprattutto dallo sviluppo della rete dei Musei virtuali, supportata a livello globale dal sistema Gogol, ebbene su 17 Musei finora presenti, compare soltanto il Museo degli Uffizi di Firenze, certamente grazie al suo giovane e dinamico Sindaco.
Questo ci conferma nella fiducia alle Autonomie comunali, laddove ben dirette e controllate costantemente dalla partecipazione popolare anche grazie alle nuove tecnologie che ormai consentono a tutti i cittadini la possibilità di “informarsi per decidere” seguendo da casa le sedute del Consiglio Comunale e tutti gli atti dell’Amministrazione comunale messi in rete, con trasparenza.
NG
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