domenica 27 febbraio 2011

Chi ha paura di Internet ? ...... ..... di Nicola Graffagnini

Alcuni problemi sollevati da due interrogazioni pongono seri dubbi di violazione della privacy …


Una interrogazione dell’On.le Lanzillotta dell’API di Rutelli, solleva un problema legato a Internet.
Infatti la parlamentare interroga il Governo se risulta inserita nel decreto mille proroghe un comma che proroghi di fatto le norme derivanti dal Decreto Pisanu del 16.06.2005 emanate in tempi di allarme antiterrorismo ( fatti metropolitana di Londra ) emesso per limitare Internet per motivi di sicurezza, limiti che se ulteriormente prorogati sine die, possono costituire di fatto una barriera antistorica per l’estensione della rete che ancora oggi non è ad accesso libero.
Infatti il Ministero dell’Interno tiene sotto monitoraggio la rete, che rappresenta ormai un settore nevralgico delle comunicazioni tecnologiche in continua crescita ed espansione.
Maroni – Ministro dell’Interno replica nella risposta che risultano abrogate le norme sia sul monitoraggio degli utenti, sia per l’archiviazione dei dati relativi, quindi le norme richiamate dall’interrogante sembrano prive di fondamento.
Sempre in materia di comunicazioni Internet … riporto l’interrogazione dell’on.le Zazzera di IDV che chiede di sapere se risponde al vero la notizia pubblicata su L’ESPRESSO del 28.10.2010, relativa ad un Patto esistente tra la Polizia postale italiana e Facebook ed altri social network, che limita l’accesso a circa 19 milioni di utenti italiani o lo controlla, senza passare per il controllo preventivo della Magistratura.
Se risultassero vere le notizie pubblicate da L’Espresso, si tratterebbe di continue violazioni della Legge sulla privacy operate della polizia postale, senza alcun controllo.
Il Ministro per i rapporti col parlamento Elio Vito, in sede di replica, sostiene che il Ministero dell’Interno, tramite la polizia postale delle comunicazioni, assicura il monitoraggio per la violazione delle norme antiterrorismo, in contatto con Facebook per ottenere dati senza necessità di rogatorie internazionali. Il Dipartimento della pubblica sicurezza può aver ricercato contatti diretti con Dirigenti di Facebok per favorire un canale di comunicazione diretto per comunicare in caso di bisogno, ma senza alcuna violazione della Legge o delle procedure richiamate.
Zazzera ritiene che la risposta del Ministero sia solo “rassicurante”. Ma nella notizia de L’Espresso, è un Ufficiale dei carabinieri che parla di violazione della privacy operata dalla polizia postale, qualora ponga sotto osservazione siti e messaggi senza preventiva autorizzazione della Magistratura. Occorre controllare la veridicità della notizia ormai fuoriuscita …per evitare il presunto controllo della circolazione delle idee, che sembra duri da anni.
Qui terminano i fatti sollevati dalle due interrogazioni, ma le notizie su eventuali e presunti controlli di internet e di social network a partire da Facebok si rincorrono da anni e fanno il paio con la sensazione che appare concreta se si mettono insieme, spezzoni di dichiarazioni e spunti di discorsi ripresi qui e là, uditi nelle ultime settimane anche nelle due Camere, durante il dibattito, muro contro muro sul Decreto mille proroghe.
E’ per esempio il caso delle dichiarazioni di Catricalà, Autorità Garante delle comunicazioni che raccomanda: “ tempi rapidi in Italia per la banda larga, per cui si parla di una Società a tre, Telecom, privati e lo Stato. Per il bene del Paese occorre fare sistema su questo nevralgico settore dell’innovazione della comunicazione”.
De Benedetti, editore de La Repubblica, interrogato durante un recente dibattito, dichiara che l’investimento nella banda larga per l’importanza strategica delle comunicazione tecnologica è più urgente delle autostrade, tra l’altro mentre Bruxelles ha chiesto l’obiettivo 100% di estensione della banda larga nel territorio italiano entro il 2011.
E sembra ormai di dominio pubblico che nel passaggio tra il Governo Prodi e Berlusconi di due anni fa, sia stato cambiato in fretta e furia il crono programma e il piano economico della Banda larga ove erano allocati 800 milioni disponibili, pare che Tremonti ne abbia lasciati appena 100 milioni e solo sulla carta, tanto che si sono fermati i cantieri di lavoro già avviati in più città. Il sospetto avanzato da molti, sembra emergere dagli interessi minacciati di Mediaset, che ad ogni svolta cruciale del Paese, fa capolino col suo portato di grande conflitto di interesse per il Capo di Governo.
Secondo Neelie Kroes, Commissaria per L’Agenda digitale UE è doveroso agire in fretta. Infatti innalzare lo sviluppo dell’alfabetizzazione digitale può contribuire al rilancio economico del Paese, due buoni motivi per liberalizzare il Wi-Fi in Italia, tra l’altro dobbiamo ancora allinearci agli standard di telecomunicazione europei.
Dati:
il 39 % delle famiglie italiane possiede una connessione Internet a banda larga, contro la media europea del 56 % . ( Istat 12/2009 )
La rete wireless ( senza fili ) non sarà sufficiente ma sarà un passo avanti, poi occorre il potenziamento delle reti, servono infrastrutture per raggiungere le aree non ancora coperte dalla banda larga e aumentare l’efficienza dei collegamenti esistenti.
Si va dall’estensione della fibra ottica ( grandi città ) al passaggio alla banda ultra larga ( NGO, Next Generation Network ) per cui esiste un protocollo d’intesa sottoscritto dagli operatori del mercato. Una soluzione di compromesso da tenere sotto controllo …. , ha ricordato Catricalà nella sua relazione.
Secondo Antonio Capone, docente di telecomunicazione al Dipartimento di Elettronica del Politecnico di Milano, “esiste una variante interessante, il Wi-Fi Mesh, che con una capacità di collegamento a lunga distanza è già utilizzata nelle aree rurali. Spesso nei piccoli paesi è l’unica risorsa per accedere a servizi INTERNET a larga banda, di fatto è una tecnologia meno costosa di tante altre e i Comuni riescono a garantire il servizio alla cittadinanza senza svenarsi”.
In Italia è ancora raro potersi collegare a Internet tramite Wi-Fi all’aperto o nei luoghi pubblici, infatti i punti di accesso… gratuiti … sono poco più di 4 mila ( 4.207 il totale degli hot spot pubblici, per lo più alberghi, dove i clienti si collegano con un codice fornito all’arrivo ) contro i 30 mila della Francia e i 20 mila della Gran Bretagna. E il problema, come abbiamo visto con l’Interrogazione Lanzillotta è di natura burocratica. Dal 2005 infatti il cosiddetto Decreto Pisanu, richiamato, impone a chi installa un impianto, una serie di procedure impegnative per identificare chi vi accede. Ma il Decreto, sempre rinnovato col Mille proroghe, nel 2011 finalmente non sarà più in vigore, in modo che da noi come negli USA e nel resto… d’EUROPA, navigare in mobilità con un computer o un telefonino sarà più semplice.
Per i proprietari degli impianti, cadrà l’obbligo di possedere una apposita specialistica licenza, rilasciata dalla Polizia Postale, intanto a Londra, la connessione Wi-Fi è quasi collaudata anche nei treni della metropolitana … sembra un paradosso del tutto italiano … se si considera che il Decreto Pisanu fu varato come misura di sicurezza dopo gli attacchi di AlQaida nella metro londinese!
Allora è giustificato l’interrogativo, a chi fa paura Internet ?
NG

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