lunedì 17 gennaio 2011

II Sinodo di Grottaferrata: Perchè la Chiesa bizantina non usa le ostie ma le particole (pane lievitato)

Riportiamo 
il canone 228 degli atti del II Sinodo di Grottaferrata
Tutte le parti che formano la Divina Liturgia (preparazione-pròthesis, liturgia della Parola, liturgia eucaristica), siano celebrate con grande dignità. Tutti i segni (il pane eucaristico fermentato e segnato-prosforà, il vino, l'acqua, i libri dell'Apostolo e del Vangelo, l'incenso, lo zèon) - che in esse significano la presenza di Cristo che parla, che si sacrifica, risorge e viene in mezzo ai credenti in lui per comunicarsi a loro, o che sono azioni dell'assemblea che sta alla sua presenza, lo ascolta, lo invoca, si offre insieme a lui, ne vive il mistero pasquale - siano impiegati in modo da esprimere chiaramente ognuno il proprio significato. Ogni proposta di modifica venga presentata ....
il canone 229 degli atti del II Sinodo di Grottaferrata:
Per la pròthesis si usi la prosforà (il pane confezionato per la liturgia), coinvolgendo i fedeli nella preparazione e nell'offerta, in modo tale che l'Eucarestia appaia come vero scambio di doni tra Dio e il suo popolo.
il canone 230
Perchè il rito della prothesis mantenga anche la simbologia del sacrificio, la prosforà sia tagliata sempre nel momento della celebrazione.
Commento
Pane eucaristico e azzimi
La comune prassi liturgica della Chiesa d'Oriente e d'Occidente nel primo millennio del cristianesimo richiedeva che il pane eucaristico fosse lievitato. L'usanza di impiegare pane azimo fu introdotta in epoca piuttosto tarda (IX secolo) dalla Chiesa armena, da tempo separata dalla comunione delle Chiese bizantine. In seguito, l'uso fu adottato da tutta la cristianità latina.

Contro l'uso del pane azimo, la Chiesa bizantina ha sempre obiettato su tre punti:
1) Il Vangelo dice che Gesù prese il pane (àrton) e non l'azimo;
2) questa pratica confonde la liturgia cristiana con gli usi ebraici;
3) il lievito nel pane è come l'anima per il corpo, e il pane lievitato simbolizza la piena umanità di Cristo, con tutte le energie viventi dell'umanità, in conformità alla cristologia del Concilio di Calcedonia (451).
Oggi la Chiesa cattolica romana fa uso di pane azimo, mentre la Chiesa bizantina (compresa quella cattolica-bizantina) mantiene ferma l'antica tradizione, mostrando su questo punto grande intransigenza (poiché gli elementi da consacrare sono di importanza fondamentale nell'Eucaristia).
Il pane azimo non richiede infatti preparazioni speciali durante il rito eucaristico, l'intera fase preparatoria della Presentazione dei doni (Proscomidia) è stata perduta da lungo tempo nel rito romano. In tal modo, i fedeli vengono privati dell'antica usanza ecclesiastica di commemorare i membri della chiesa, vivi e defunti, e pregare che i loro peccati vengano lavati nel Sangue di Cristo, così come le particole di pane offerte per loro vengono immerse nel calice eucaristico.
La differenza tra l'ostia grande del celebrante latino, e le piccole ostie per comunicare i fedeli, è una ulteriore privazione del senso simbolico della partecipazione all'unico pane (cfr. 1 Cor 10,17). 

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