venerdì 1 ottobre 2010

Socratica è la consapevolezza della nullità di ogni giudizio in un senso più elevato di quanto possano stabilirlo il pro e il contro degli uomini. Il vero giudizio è pronunciato sin dall'inizio: esso mira a esaltare la vittima. (Ernst Jünger)

Mi è capitato recentissimamente di sentire una omelia di padre Mario Bellanca: non mi capitava da quando Egli è uscito allo scoperto con la sua “Teologia delle porte chiuse”. Quella volta, il primo agosto 2009, mi successe di restare all’interno della Chiesa mentre tutti gli altri, i greco-bizantini al seguito di papas Nicolino, furono invitati ad accomodarsi fuori e lui in persona, padre Mario, chiuse il portone alle loro spalle. Gli chiesi di capire la ragione di tutto quanto era accaduto sotto i miei occhi. Egli non era molto disponibile a darmi spiegazioni, per ragioni comprensibili con l’emotività che era covata in lui nel breve volgere di un paio d’ore (apertura della Chiesa dopo pressante invito del maresciallo dei carabinieri, spiegazioni telefoniche dell’avvocato che dal suo punto di vista chiariva, al maresciallo e a papas Nicolino, che il parroco di una chiesa è libero di disporre con tutta autonomia giuridica come gestire la sua chiesa, apertura della Chiesa a condizione che fosse l’unica volta della quindicina seguente, insurrezione all’interno della Chiesa dei greco-bizantini che non intendevano accettare che la Paraklisis avesse durata ridotta ad un giorno invece dei quindici prescritti dalle secolari tradizioni). Comunque dopo aver fatto uscire dalla chiesa una settantina di persone che avrebbero voluto cantare la Paraklisis mi spiegò, attorniato da una decina di suoi e miei amici, che il Codice di Diritto Canonico del 1983 non ammette che una comunità cattolica, appartenente ad una parrocchia diversa dalla sua, possa ciclicamente presentarsi nella sua Chiesa e fargli sentire la frustrazione di essere a loro disposizione.
Da quella volta avendo assaporato il significato della “Teologia delle porte chiuse” non mi venne più la voglia di partecipare, a Contessa Entellina, alla celebrazione domenicale in rito romano, che spesso alternavo con le celebrazioni in rito greco. Ho comunque continuato a seguire il rito romano, a Palermo, nella Chiesa dei cappuccini, anche lì alternato –di domenica in domenica- col il rito greco celebrato nella chiesa della Martorana.
La recente omelia da lui ascoltata avrebbe dovuto commentare il Vangelo con cui Gesù Cristo dice: Ero nudo e mi avete vestito, avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero carcerato e mi avete visitato ….. etc. Mi sarei atteso che Egli elogiasse l’operato di tutti gli uomini di buona volontà che si adoperano per rendere dignitosa la vita di ciascun essere umano. In effetti lo ha fatto con riguardo all’operato di una persona verso cui stava tessendo doverose e meritorie lodi. Ad un certo punto Egli, però, dice che nella vita di qua giù non è necessario conseguire il buon giudizio della gente, il buon giudizio degli uomini.
Non si accorge, nel dire ciò, che è entrato in contraddizione con quanto aveva detto poco prima a proposito del buon operato dei veri cristiani. Egli svolge una tesi secondo cui il giudizio del prossimo non conta (perché il giudizio, l'unico, di cui bisogna tenere conto ... meno male dice .... è solo quello di Dio).

No, caro padre Mario.
Ciascuno di noi deve muoversi nel rispetto della morale cristiana, ciascuno deve sforzarsi di conoscere ed applicare i comandamenti di Dio, ma nel far ciò deve perseguire il rispetto del prossimo. Ciascuno di noi è chiamato ad “amare” il prossimo. Il prossimo se si accorge di essere amato, su di noi diffonderà la “fama di brava persona”. Il prossimo esprimerà buoni giudizi su di noi. Se il prossimo esprime giudizi negativi, è segno che noi, a cominciare da chi scrive queste righe, non ci siamo meritati la "buona fama".
Se il prossimo viene respinto da noi, viene invitato ad accomodarsi fuori dalla Chiesa che i propri antenati hanno tirato su, se viene respinto per il semplice motivo che non appartiene alla nostra parrocchia, quel prossimo legittimamente esprime valutazioni su chi lo respinge. Non giudica in senso cristiano (ciò lo farà Dio) ma descrive, narra, espone ciò che vede, ciò a cui partecipa nella vita sociale.
Nel caso concreto a Contessa Entellina tutti abbiamo parlato, descritto, riferito della “Teologia delle porte chiuse”, espressione questa per dire che un sacerdote di Santa Romana Chiesa, che avrebbe forse potuto avere le sue buone ragioni nei confronti di un suo confratello, per rivalersi ha tenuto chiusa per quindici giorni la Chiesa a semplici fedeli che avrebbero voluto cantare la Paraklisis.
Alla gente, ai fedeli, del Codice di Diritto Canonico del 1983 non interessa nemmeno un comma (nemmeno un canone). La gente sa che la Chiesa serve per pregare Dio e la Madre di Dio.
Lei, padre Mario, non potrà mai avere ragione su questa storia. Questo Blog, qualsiasi giornale, qualsiasi essere umano darà sempre, e poi sempre, ragione, giudicherà bene, la vittima del suo operato di quella volta:  colui che ha subito la violenza di restare fuori dal portone chiuso per quindici giorni. Sì, cristianamente solo le vittime meritano giudizi positivi.
Il giudizio degli uomini conta e come conta; altro che ? E conta soprattutto ai danni di chi respinge.
IlContessioto

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