giovedì 28 ottobre 2010

Il Sinodo Intereparchiale: evento di Grazia

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I documenti frutto dell'elaborazione del II Sinodo intereparchiale svoltosi nel 2004-2005 a Grottaferrata sono stati raccolti in un volume di oltre trecento pagine ed in 723 canoni (articoli), pubblicati recentemente.
Chiesa del Monastero greco-bizantino di Grottaferrata
Il volume si apre con il Prologo che si premura di delimitare gli effetti delle nuove regole alle tre realtà territoriali bizantine d’Italia che sono state erette ad un regime ecclesiastico autonomo rispettivamente nel:
-1919: Eparchia di Lungro,
-1937: Eparchia di Piana degli Albanesi
-1937: Monastero Esarchico di Santa Maria di Grottaferrata.
Il precedente Sinodo si era tenuto nel medesimo Monastero negli anni quaranta, a guerra iniziata, e fu quello che diede avvio, fra l’altro, alla rimozione dalle Chiese bizantino degli altari “alla latina” e all’introduzione delle ‘Iconostasi’.
Altari attaccati al muro, architettura delle chiese dal gusto barocco e statue di santi erano state imposte nei secoli precedenti dai Vescovi latini che avevano avuto giurisdizione sulle realtà di rito orientale (come si ricorderà Contessa Entellina, per tre secoli e mezzo, è dipesa dal Vescovo di Girgenti "Agrigento" e poi, per poco meno di un secolo, dal Vescovo di Monreale).
Il Prologo s’introduce evidenziando l’evento di Grazia rappresentato dal Sinodo: “Il Signore Gesù è presente, come ha promesso ai suoi discepoli ogni volta che essi si riuniscono nel suo nome. Lo Spirito Santo, presente ovunque e che tutto riempie, riscalda il cuore dei membri delle nostre comunità e ravviva la speranza”.
Ma vediamo quali sono state le motivazioni e gli obiettivi per i quali si è svolta a Grottaferrata l’assise di cui tenderemo, ma in un tempo lunghissimo, di dare conto.
Mons. Ercole Lupinacci
1) La necessità di una maggiore comunione tra le tre realtà ecclesiastiche (Lungro, Piana degli Albanesi e Grottaferrata). Realtà che finora (ad esclusione di Grottaferrata) venivano denominate ‘chiesa italo-albanese’ e che adesso, negli atti sinodali, sono definite solamente come “bizantine”. Negli atti non vi è traccia, ma nessuno dei partecipanti al Sinodo si è mai nascosto un sottinteso desiderio: la creazione di una Metropolia cattolico-bizantina in Italia delle tre realtà, che in tal modo non  dipenderebbero, come avviene oggi, direttamente dalla Santa Sede ma dall’auspicata Metropolia.
Per dare il senso dell’innovazione si pensi che la vasta arcidiocesi di Monreale oggi è sufraganea dell’Arcidiocesi di Palermo, la quale diocesi palermitana dipende poi direttamente dalla Santa Sede, mentre la piccolissima eparchia di Piana degli Albanesi, oggi, dipende direttamente dalla Sede Apostolica.
2) L’esigenza di un orientamento pastorale unitario che tenga in primo piano l’identità cattolico-bizantina delle richiamate comunità, immerse come sono in un mondo occidentale romano-cattolico. Questo aspetto non va sottovalutato se -come abbiamo avuto modo, noi di Contessa Entellina- è possibile nel 2010 che sacerdoti eparchiali possano essere ordinati senza che nutrano un minimo di rispetto per la realtà bizantina al cui interno vengono inviati a svolgere la loro missione. Il caso di padre Mario Bellanca, sacerdote incardinato nell’Eparchia bizantina, è ancora sotto i nostri occhi. Egli è arrivato al punto di respingere (buttare fuori) dalla Sua chiesa i fedeli greco-bizantini recatisi colà a cantare, come per secoli hanno fatto i loro antenati, la Paraklisis. Se solo prima di ordinarlo sacerdote gli avessero spiegato che cantare la Paraklisis all’interno di una Chiesa non significa menomare il ruolo di quella chiesa o di quella parrocchia oggi non avremmo avuto le conseguenze del fanatismo religioso (nel 2010) che serpeggiano qua e là che portano fino al punto di distinguere fra "veri" e "... falsi (?) latini". Attribuendo, evidentemente meriti agli uni e demeriti agli altri, ed ignorando completamente, alla radice, l'essenza del messaggio evangelico. Perchè non dircelo ? oggi il Cristianesimo da noi è largamente sconosciuto. 
E’ il caso di dircelo, l’Eparchia di Piana degli Albanesi è responsabile, più di padre Mario, per quanto accaduto a Contessa Entellina; non ha saputo assolvere alla funzione pastorale che le compete, che le è proprio.
3) Trovare i modi per fronteggiare, anche fra le tre realtà bizantine, lo smarrimento dei valori cristiani, oggi sostituiti da mille frivolezze, attrazioni e interessi che, alla tirata dei conti, servono solo a tenere le masse distratte da chi possiede le leve del Potere e ne fa uso di parte. L’individualismo, l’edonismo, il potere esercitati contro il prossimo, è palese che non danno spiegazioni sul perché della vita, sul perchè del nostro essere qui. Che la nostra realtà necessiti di recuperare i valori cristiani nessuno ne dubita se torniamo a soffermarci con quanto accaduto negli ultimi tre/quattro anni nel nostro paesino. Quale carità cristiana (espressione sprecata nelle prediche) può mai esistere nel tenere chiuso per quindici giorni il portone di una Chiesa per tenere fuori persone colpevoli di essere state battezzate in un’altra chiesa pure essa cattolica ? Quale amore per il prossimo, per il nostro nemico (!) può esistere quando dai pulpiti si grida e si dà del “farabuto” a chi non ci piace, a giusta o errara ragione ?.
Conitueremo a leggere gli atti sinodali; lo faremo con le nostre lenti e dal nostro punto di vista. Non ci dispiacerà se lo facessimo a due, tre, quattro … voci provenienti da punti di vista differenti.
Chi lo desidera sa come farlo usando l’e-mail del Blog.

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