mercoledì 8 settembre 2010

Don Milani ..... di Nicola Graffagnini

Il suo metodo pedagogico .

Lui stesso confessa che il suo metodo pedagogico, se esiste, non è rinnovabile, non è trasmissibile a nessuna altra esperienza, perché la sua scuola, quella popolare di S.Donato e quella a tempo pienissimo di Barbiana sono relative a quella sola determinante esperienza, non più ripetibile, perché non si può ripetere la vita di un uomo, mentre si moltiplicano, solo gli effetti della sua educazione, tra i suoi giovani e tra i futuri figli dei suoi giovani, per l’impatto sociale che presto o tardi i suoi discepoli, come son tentato di chiamarli, avranno (e hanno avuto col sociale).
Non è un mistero per nessuno che molti dei suoi allievi, oltre ad avere iniziato a lavorare e a girare per il mondo prestissimo, hanno intrapreso la carriera dell’insegnamento o quella del sindacalismo cattolico o unitario democratico.
E’ un fatto che l’opera del sacerdote Don Milani, con le sue pubblicazioni usciva fuori dagli angusti confini della sua parrocchia di Barbiana, minuscola, quasi inesistente , luogo del suo esilio a vita, per travalicare gli stessi confini, non solo della sua Diocesi ma addirittura della Nazione ed essere conosciuto in Inghilterra, in Austria , in Germania ove mandava i suoi allievi , allorchè varcavano le soglie dell’adolescenza per avviarli da piccoli allo studio delle lingue straniere per farli diventare futuri cittadini del mondo.
Oggi purtroppo la riforma del ministro Gelmini taglia per prima cosa le sperimentazioni della seconda lingua straniera nella scuola media e superiore, lasciando per strada migliaia di precari laureati e specializzati a proprie spese all’estero, riuscendo nel contempo a ridurre il tempo scuola settimanale e ottenere altri risparmi per supplenti e ATA, in barba alla cittadinanza europea che i figli dei nostri figli dovranno gestire.
Il prete di avanguardia ma ubbidiente al Vescovo.
La figura e gli scritti di Don Milani affascinano forse anche per questo, anche chi come me non può considerarsi un fervente cattolico ma un laico impegnato nel sociale a pieno tempo oltre che nella scuola.
E’ senza dubbio un prete di avanguardia per il suo tempo e delle avanguardie ha la sicurezza, la durezza ma anche la dolcezza e i sentimenti oltre che l’assoluto rigore morale e spirituale e lo scrive espressamente che… deve essere così, se vuole continuare a ritrovarsi nella comunione cristiana.
Da qui discende la cieca obbedienza al suo Vescovo, per evitare che le sue prese di posizione possano essere criticate solo per i modi e non tanto per i contenuti.
( Prego di stare attenti a questo passaggio non da poco riferito ai giorni nostri .)
Ma attenzione, obbedienza non è mai acquiescenza sistematica o opportunistica al Vicario dell’Arcivescovo Florit, piuttosto ricerca del dialogo evangelico, ricerca della gratificazione … del riconoscimento della sua opera da parte delle autorità ecclesiastiche.
Una ricerca costante del dialogo che non gli evita comunque alcune prese di posizione conseguenti e coerenti nei confronti, ad esempio dei cappellani militari, vera gerarchia nella gerarchia, per il problema della obiezione di coscienza, nei confronti del Vicario del vescovo per un nulla osta vietato a partecipare ad una conferenza sul tema e poi una serie di missive col Cardinale Florit, Arcivescovo di Firenze che non risparmia di cecità nella conduzione pastorale della Diocesi, fra i due intercorre un epistolario costellato di alti e bassi, fino a raggiungere toni molto polemici, resi pubblici con una lettera circolare ai Sacerdoti della Diocesi in occasione delle dimissioni del Rettore del Seminario Vescovile, guida spirituale del Sacerdote Milani.
Le incomprensioni con le autorità diocesane lo accompagnarono lungo i 12 anni del suo esilio a Barbiana e non lo risparmiarono nemmeno gli ultimi tempi della malattia , tra il ’65 e il ’67, quando maggiormente avrebbe avuto bisogno di coronare la sua opera di educatore oltre che di pastore di anime.
La pedagogia del sacrificio nella scuola .
La sua pedagogia è una pedagogia popolare, si rivolge infatti ai poveri, ai diseredati, agli umili che gli vengono affidati dalla Diocesi .
E’ una scuola fatta di sacrificio la sua, che educa al sacrificio, al raggiungimento della dignità del cittadino mediante l’educazione sociale e politica.
E’ una pedagogia che ricerca la giustizia sociale mediante la conoscenza delle leggi sociali e della loro evoluzione nel tempo, che necessita di una educazione a pieno tempo.
Alla base di questa scuola che lui non tarda a definire la “scuola dei poveri” la sua preoccupazione più viva è lo studio della “lingua italiana”, della “Parola” scritta ed orale.
Tutto il suo insegnamento potremo sintetizzare ….è trasmissione di messaggi linguistici .
"Tutto il loro bagaglio di cognizioni, di vocaboli ,di immagini , di associazioni di idee, di tecnica didattica gliel’ho costruita io, sera dopo sera”.
( Si riferisce ai giovani operai e braccianti di S.Donato della scuola serale ).
Però, aggiunge in “Esperienze Pastorali”, “ devo tutto quello che so ai giovani operai e contadini cui ho fatto scuola”.
Ma bisogna credere in ciò che si fa, ecco il segreto della sua “Educazione popolare”. “Non si può aspettare che riescano le cose in cui non si crede con tutta l’anima.”
“Per potere fare scuola bisogna avere le idee chiare, in fatto di problemi sociali e politici. Bisogna ardere dall’ansia di elevare il povero ad un livello superiore.”
Scuola della Società
Siamo nel 1957, le sperequazioni sociali sono troppo evidenti, si assiste alla speculazione selvaggia sui giovani sotto età lavorativa, assunti senza assicurazioni, senza garanzie, con giornate lavorative di 12 ore e bisognava tacere perché l’Ispettorato del lavoro non vedeva e i padroni potevano liberamente licenziare ed assumere a loro esclusivo piacimento .
( Forse a qualcuno vien in mente la storia di Pomigliano e della Fiat di Marchionne ? Giambattista Vico asseriva che la storia si ripete … diceva corsi e ricorsi storici ….).
In tali condizioni un prete, istintivamente vicino ai più diseredati ,agli operai, più degli altri preti per l’esperienza della scuola popolare, ne sà di tutti i colori sul lavoro salariato, è dalla parte dell’oppresso, dalla parte del Sindacato che lo difende contro il padrone che succhia il sangue dei suoi ragazzi.
Le cose sindacali e sociali sono cose materiali ? Sono cose terrene ? Non da preti e quando mai l’operaio potrà spiegarsi il nostro legame coi suoi oppressori ? Il ricordo della battaglia elettorale con la DC è molto vicina e lacerante per Don Milani che si ricorda ancora “quel Decreto contro i comunisti per cui mi sono lasciato odiare…”. “Voglio essere trattato alla pari dei Missionari, alla pari del Papa che guerreggiava contro i turchi.
“Parli il prete dei governi e della politica, ma solo per criticarli…”.”Mostri al cristiano quanto lontano egli sia dall’ideale cristiano.”
“I giornali informano o influenzano?”… Il giornale può essere strumento di elevazione o di educazione di un popolo. Anche il cinema, la radio, la TV informano o influenzano.?
Non si uccide solo con i forconi, ma anche coi licenziamenti, con gli sfratti, coi prezzi alti, con le forze dell’ordine, col giustificare e lodare questi quattro istituti e col denigrare lo sciopero e le altre povere armi sindacali”…..
( parole profetiche e quanto mai attuali ……).
Continua

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