domenica 5 settembre 2010

Don Milani ..... di Nicola Graffagnini

Don Milani – Il prete scomodo

Premessa
Questa estate, spolverando i libri che man mano porto a casa a Contessa, vi ho trovato un quaderno di appunti, intitolato : “ Don Milani” e subito la memoria mi ha riportato a quel lontano 1975 in cui dovetti ripetere gli esami del Concorso Magistrale per vincere la sede definitiva a Palermo.
Infatti nell’Ottobre del 1973 per la vincita del Concorso Magistrale ottenevo la sede provvisoria prima a S. Flavia e poi a Porticello, ma al terzo anno l’assegnazione della sede definitiva d’Ufficio a Partinico mi penalizzava tantissimo, perché a differenza dei colleghi non avendo moglie e figli, il mio punteggio risultava quello del Concorso …nudo, nudo .
Il pendolarismo mare-monti ogni giorno mi provocava seri disturbi auricolari e perciò dovetti giocare l’arma del Concorso Magistrale come ultima spiaggia, per ottenere la sede definitiva.
E per prima cosa scelsi un pedagogista che mi aveva ispirato da tanto e di cui cercavo di seguire i metodi fin dal primo anno d’insegnamento a S.Flavia.
Da una prima lettura degli appunti del quaderno noto che dovevano servirmi per stendere una tesina strutturata, utile a sostenere un colloquio prima globale sulla vita e sulle opere del sacerdote-pedagogista da me scelto (con molta incoscienza giovanile dati gli argomenti spinosi in campo) e successivamente un approfondimento su alcuni temi caratteristici dell’autore e i riferimenti ai suoi scritti che culminano col libro diventato famosissimo: "Lettera a una professoressa" costruito coi suoi ragazzi di Barbiana, luogo del suo esilio e nel contempo della sua resurrezione a una nuova vita, alla vita di educatore a tempo pieno dei ragazzi della comunità parrocchiale.
Chi era Don Milani? Quì vado certamente a memoria perché non ho quei libri con me, ma ricordo qualcosa di significativo. Certamente un prete scomodo, formatosi agli studi classici e rigorosi nel Seminario di Firenze e però istintivamente vicino allo spirito del Vangelo.
In Esperienze Pastorali ad esempio racconta dei suoi primi incarichi, a Vicchio e a S.Donato, della sua prima esperienza in una scuola serale che pian pianino gli prende la mano e che diventa un vero e proprio laboratorio di cittadinanza attiva e di storia dei partiti della prima costituente, sfidando gli anatemi del Vescovo preoccupato delle sue aperture verso i Partiti socialisti e comunisti e verso i Sindacati dei lavoratori. E nell’insegnamento, dice più tardi Don Milani , “come fai a distinguere che cosa insegnare e che cosa non insegnare se una parola tira l’altra , ad esempio andando indietro nella storia non abbiamo trovato una sola guerra giusta” e però i Cappellani militari si trovavano da ambo le parti a celebrare e a benedire, quasi a giustificare gli uomini in armi e quindi le guerre e da questi ragionamenti ne esce una lettera ai cappellani militari che scandalizza talmente le gerarchie che chiedono l’allontanamento del prete che osava mettere a nudo il re del momento e la bontà stessa dell’ordine dei cappellani militari, siamo nel 1957, nell’Italia ancora preconciliare e comunque lontana dagli attuali aperturismi della Chiesa cattolica.
Da qui si svolge poi tutta la sua storia personale di sacerdote e di educatore che interviene sui problemi del mondo coi suoi ragazzi di Barbiana, ove viene infine spedito dal suo Vescovo a meditare sulle sue intemperanze.
Don Milani – il sacerdote educatore.
Proseguo ora con gli appunti ritrovati e se del caso proverà a chiosarli in grassetto per far rilevare l’aggiornamento .
Nella prima pagina trovo una sorta di promemoria a scaletta,   "Bisogna evidenziare il portato educativo del pensiero di Don Milani, del suo messaggio alla Società (siamo nel 1976 …..da due anni grazie alla forza unitaria del Sindacato e al cambiamento di maggioranze vengono approvati i Decreti Delegati che aprono la Scuola alla democrazia degli Organi Collegiali, secondo il modello anglosassone e richiedono l’apporto costruttivo dei genitori in tutti gli organi collegiali elettivi, ma è anche il momento delle 150 ore, con le quali riusciamo a scalare le classifiche degli stati europei più avanti nei licenziati della scuola media) che alla luce delle novità legislative diventa quanto mai attuale e vivo, infatti le novità legislative mettono i docenti nelle condizioni di ricercare e di sperimentare nuovi modi di fare scuola, più vicino alle esigenze dei ragazzi, al loro modo di apprendere e al contesto sociale.
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Don Milani si trova per caso a fare scuola agli umili della sua parrocchia, da semplice ai semplici .
Un giorno un contadino gli parla del suo figliolo che non riesce a superare gli esami di ammissione alla scuola media del paese vicino e così il prete inizia la sua missione in terra di esilio, proseguendo la sua esperienza di educatore questa volta di ragazzi, poi i fratelli portano le sorelle e scopre giorno dopo giorno, un mondo di evasione scolastica che gli fa riflettere sui destini degli uomini in rapporto alla loro cultura e alla fine perviene con le sue ricerche alla : “lettera ad una professoressa”.
Mentre gli altri parroci avevano bisogno dei ritrovati più moderni per attirare e intrattenere i ragazzi e gli adulti, Don Milani ha bisogno soltanto di poche panche, qualche quaderno e i libri che di volta in volta riusciva a farsi arrivare in parrocchia dagli amici.
(Continua)

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