giovedì 5 agosto 2010

Don Mario Bellanca alla fine può annoverare un successo agli occhi dei credenti: la Paraklisis adesso è partecipata da centinaia e centinaia di fedeli. La Chiesa della Madonna della Favara ogni sera si riempie. E tutti dicono: ciò avviene per riprovazione della Teologia delle porte chiuse

PUBBLICHIAMO UNO SCRITTO SULLA PARAKLISIS DELL'ARCHIMANDRITA ELEUTERIO FORTINO
Diffuso nelle Chiese bizantine è l'uso di cantare, particolarmente nella prima quindicina di agosto, il canone della Paràklisis. Questo è anche tempo di digiuno in preparazione alla grande solennità della Dormizione della Theotokos. Il carattere esistenziale del contenuto di questo canone ha reso questa akolouthia molto popolare e partecipata. Il poema è attribuito a S. Giovanni Damasceno (675ca - 750ca) teologo (scrisse De Fide Orthodoxa ) e innografo rinomato della liturgia bizantina. La prima strofa dell'ode prima dà il timbro all'intero poema. «Oppresso da molte tentazioni presso di te mi rifugio, implorando salvezza» Il ricorso all'aiuto non è soltanto individuale, ma anche comunitario, collettivo, ecclesiale. Il Kondàkion canta: «O invincibile protettrice dei cristiani, inconcussa mediatrice presso il Creatore, non disprezzare le voci di supplica di noi peccatori, ma affrettati pietosa, di venire in aiuto di noi». Gli exapostilària del Grande Canone della Paràklisis, che nelle nostre comunità si usa cantare a conclusione del Piccolo Canone si aprono con la visione solenne, eppure commovente, della sepoltura di Maria. L'innografo fa esprimere a Maria stessa l'invito a seppellirla nella regione (chōrìō) del Getsemani, con riferimento esplicito alla morte di Cristo. Gli apostoli erano stati inviati ad annunziare la salvezza a tutte le genti in tutte le parti del mondo fino ai confini della terra. E lo hanno fatto in oriente e in occidente. Pietro è venuto fino a Roma dove con la morte ha testimoniato la fede in Cristo morto e risorto. A questa missione apostolica universale fanno riferimento le parole dell'inno messo in bocca a Maria sul giaciglio di morte. «Dai confini della terra gli Apostoli (vi siete) radunati qui (synathristhèntes enthàde) nella regione del Getsemani, seppellite il mio corpo. E tu Figlio mio e Dio mio, prendi il mio spirito». Il fedele bizantino ha come illustrazione l'icona della dormizione (koimēsis) in cui si vedono gli apostoli attorno al letto dove distesa e serena sta la Theotòkos, mentre in alto Gesù Cristo tiene in braccio una bambina, che è Maria assunta in cielo. Così anche nel grande affresco della Chiesa di S. Atanasio. I seguenti due altri exapostilària riportano la preghiera dell'innografo, di ogni credente che li recita, e si rivolge a Maria che immagina nella gloria di Dio dicendo: «O dolcezza degli Angeli, o gioia degli afflitti, o Protettrice dei cristiani, Madre del Signore, soccorrimi e liberami dai tormenti eterni».
Il credente è cosciente che un giorno la sua vita terrena avrà fine e si presenterà al giudizio del Figlio di Dio e chiede il soccorso di intercessione di Maria già presente nella gloria. Vi si intrecciano tre elementi: Maria sul letto di morte, assunta in cielo, essa che è la madre del Signore Gesù Cristo risorto è detta protettrice dei cristiani.L'innografo è estasiato, il credente pensieroso e fiducioso medita sulla propria dormizione.

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