lunedì 29 marzo 2010

La Mafia esiste in ogni angolo della Sicilia - Negarlo significa aiutarla ad opprimerci (3)

Ci siamo proposti, qualche giorno fà, di scandagliare sul nostro essere "siciliani". Sul nostro essere 'indifferenti' di fronte al malaffare. Prima ancora di partire nell'itinerario delle nostre riflessioni, che ovviamente prenderanno il passo dal libro di Anton Blok, ecco che ci capita l'articolo di La Repubblica su Raffaele Lombardo, il presidente della Regione Sicilia, quello attualmente in carica, che risulta indagato per fatti di mafia.
Nessuno delle persone a cui abbiamo posto la questione si è indignato. Ci hanno guardato, come per dire: ebbè, che c'è di strano ?
Da noi è normale che si possa essere amici di mafiosi. In qualsiasi parte del mondo ad una simile notizia, chiunque ricopra incarichi pubblici, sia fondata o meno una simile accusa, si sarebbe dimesso o avrebbe, comunque, suscitato reazioni estese e coinvolgenti. Da noi la notizia non interessa nessuno.
Non intendiamo concludere che Lombardo sia già "colpevole"; è semplicemente indagato. Non è però indagato per clientelismo (cosa che in Sicilia è un merito), è indagato per rapporti con mafiosi, e con lui, lo è, anche il fratello, senatore della Repubblica Italiana.
Il Contessioto


Lombardo sotto inchiesta a Catania

"Concorso esterno con la mafia" Indagati anche il fratello Angelo e il parlamentare regionale dell'Udc Fagone. I rapporti del governatore sono documentati in un faldone dei carabinieri composto da tremila pagine. Nel dossier della procura etnea i rapporti con il boss Vincenzo Aiello. L'autista di Angelo Lombardo il "tramite"
dai nostri inviati FRANCESCO VIVIANO e ALESSANDRA ZINITI

Il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo

CATANIA - Il Governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, e suo fratello Angelo sono indagati a Catania con l'accusa di "concorso esterno in associazione mafiosa". La decisione è stata presa dalla procura etnea sulla base di un corposo rapporto di tremila pagine confezionato dai Carabinieri del Ros. Il dossier, all'esame del Procuratore della Repubblica, Salvatore D'Agata, fa riferimento alle relazioni tra il Governatore e il fratello, deputato nazionale, con alcuni boss.
Nel faldone top secret, spiccano le rivelazioni di un pentito e le intercettazioni telefoniche e ambientali che documenterebbero i contatti tra il capo assoluto della mafia catanese, Vincenzo Aiello, e i fratelli Lombardo. Con loro sono indagati anche un deputato regionale dell'Udc, Fausto Fagone, il sindaco di Palagonia, altri sindaci di comuni catanesi, numerosi amministratori comunali e provinciali, che sarebbero stati eletti grazie al "massiccio" appoggio ed "impegno" delle cosche mafiose del clan storico di Cosa nostra che faceva capo a Nitto Santapaola e che ora è capitanato da Vincenzo Aiello.
Quest'ultimo è stato arrestato qualche mese fa durante un summit in cui si discuteva se aprire o meno una guerra contro le bande criminali catanesi, degli appalti da gestire e di come "comunicare" con il Presidente della Regione, Raffaele Lombardo che - una volta eletto a capo del Governo Siciliano - aveva eretto una vera e propria barriera per evitare intercettazioni telefoniche e "contatti" compromettenti. Accorgimenti che non hanno impedito agli investigatori del Ros di ricostruire, in due anni di indagini, le relazioni tra i fratelli Lombardo con i boss di Catania, in particolare con Vincenzo Aiello, "capo Provincia" di Cosa nostra, ed altri esponenti della malavita che durante il periodo elettorale si erano trasformati in "galoppini" raccogliendo, con le buone o con le cattive, migliaia di voti per fare eleggere Raffaele ed Angelo Lombardo, ed altri esponenti politici segnalati alle cosche mafiose.
"Raffaele ha creato un circuito chiuso" diceva Vincenzo Aiello ai suoi uomini e alla persona (identificata ed indagata) che faceva da "corriere" tra Lombardo ed il capomafia riferendo soltanto "a voce". Nelle conversazioni intercettate dai carabinieri del Ros anche le "critiche" che il capomafia faceva a Raffaele Lombardo, per avere voluto nella sua giunta, magistrati-assessori, Massimo Russo, ex magistrato antimafia a capo dell'assessorato alla Sanità, Giovanni Ilarda, ex assessore alla Presidenza della Regione e Caterina Chinnici, figlia di Rocco Chinnici, capo dell'ufficio istruzione di Palermo, ucciso dalla mafia con un'autobomba nel 1983.
"Raffaele ha fatto una "minchiata" a fare questi magistrati assessori, perché questi, anche se lui è convinto che lo faranno, non potranno proteggerlo" commentava il boss Vincenzo Aiello parlando con i suoi "picciotti" e riferendosi al fatto che proprio in quei giorni un alto funzionario della Regione Siciliana era stato indagato per l'appalto relativo all'informatizzazione della Regione. Agli atti dell'inchiesta, coordinata direttamente dal Procuratore D'Agata ed affidata al procuratore aggiunto Gennaro e ad altri quattro sostituti, ci sono ore ed ore di intercettazioni telefoniche ed ambientali che inguaiano il fratello del Presidente ed il suo autista "personale".
Quest'ultimo, secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Ros, teneva i rapporti ("da vicino e mai al telefono") con i boss e gli altri esponenti delle famiglie mafiose. La sua automobile era stata imbottita anche di microspie, ma l'autista, le aveva scoperte e in automobile non parlava più. Un'altra parte dell'inchiesta, molto corposa, riguarda gli "affari" dei fratelli Lombardo e di esponenti politici e funzionari regionali a loro legati che hanno sostituito i burocrati fedeli all'ex presidente della Regione, Salvatore Cuffaro (anche lui indagato, processato e condannato per favoreggiamento a Cosa Nostra), che controllano ormai tutti i punti vitali della spesa pubblica siciliana, dalla Sanità ai finanziamenti europei, alla formazione professionale, al grande business dell'energia alternativa, fino alla gestione dei rifiuti. L'inchiesta è ormai conclusa, i fratelli Lombardo rischiano la richiesta di arresto. Raffaele, anche se presidente della Regione, non gode dell'immunità parlamentare, per il fratello Angelo, invece, sarebbe necessaria l'autorizzazione della Camera dei deputati.

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