venerdì 26 febbraio 2010

Il terremoto del gennaio 1968 nei ricordi di Nicola Graffagnini

IL TERREMOTO DEL GENNAIO ’68 .

- La prima scossa -
Fu di Domenica la prima scossa, poco prima delle 13, io mi trovavo in una sala del Circolo Skanderbeg intento alla lettura del quotidiano, in attesa di essere chiamato per pranzo.

L’avvertii in modo molto distratto, ma capii che non si trattava di una cosa normale, per cui raggiunsi casa in pochi minuti e qui avvertii la grande preoccupazione di mia madre che invece asseriva di averla sentita ben forte …..

Fu allora che presi il telefono e cercai di capire al giornale L’ORA che notizie avevano ricevuto dai paesi vicini.

Un redattore si incuriosì della notizia riguardante il paese e insieme cercammo di riassumere su una carta geografica ideale della Sicilia le sporadiche notizie che pervenivano di tanto in tanto, data la giornata domenicale, da Partanna, S.Ninfa,Vita, Campobello, S.Margherita Belice…

Io compresi che si trattava di un fenomeno di vaste proporzioni che toccava le tre province di Trapani, Agrigento e Palermo .

Grazie all’invito di mio zio Vincenzo, realizzai l’idea di trascorrere la notte con mia madre e mia sorella, vegliando tutti insieme da lui, pensavamo che le opere realizzate in cemento armato a casa sua e della zia Ninì in Via Candia, avrebbero resistito meglio a possibili altre scosse .

Aspettammo mezzanotte così come si aspetta la mezzanotte del Capodanno, svegli ma in attesa dell’ignoto….!

Questo….. aleggiava nei nostri discorsi fin dalla prima serata, allorché il telegiornale trasmetteva poche, sporadiche, notizie sul terremoto in Sicilia, data la giornata domenicale e i vuoti in redazione, io forse ne sapevo di più, avendo parlato con i redattori del giornale L’ORA.

Poi …..tutto successe all’improvviso, a mezzanotte e qualche minuto la terra iniziò a tremare…. Improvvisamente….. , noi tutti ci lanciammo……. verso fuori cercando di orientarci nel buio…. verso il sottoscala della Zia Ninì…… .

In cielo…… uno spettacolo da Apocalisse, contribuì ad aumentare le paure, infatti man mano che le case si distanziavano tra loro per effetto delle scosse, i fili della luce si spezzavano facendo sventagliare le scintille dappertutto e provocando in pochi secondi il buio più assoluto, violato un pò più tardi, dalle scintille di altri fili che venivano a rompersi per effetto di altre piccole scosse successive, poi il silenzio …..

Furono quelli i minuti più lunghi della mia vita e credo di tutti i Contessioti …… .

Le voci delle persone che nel buio salivano o scendevano, tra l’altro erano ancora più preoccupate, perché ognuno tentava di raggiungere qualche parente e raccontava di danni alle case, per sentito dire …..!

Restammo nel sottoscala della Zia Ninì fino alle prime luci dell’alba, allorché in famiglia si prese una decisione drastica , trasferirci verso l’uscita del paese, nello spazio libero sotto la Villa ai Caduti e lì tentare di costruire una tenda.
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In vista della seconda notte da passare fuori, io e mio cugino Pino, verso le 10 del mattino decidemmo di farci coraggio e andare prima a casa mia e poi a casa sua per prendere il necessario d’abiti.
- La seconda scossa -

Fu così che sentii violentemente la seconda e grande scossa che secondo me finì per lacerare la zona sottostante casa mia , la Via Croja .

Giunti in Piazza Umberto I° notammo da lontano davanti casa mia la figura di un giovane carabiniere che vigilava l’unica vittima del terremoto, il sig. Merendino, steso a terra e ricoperto da un lenzuolo in attesa del Pretore per la rimozione del cadavere .

Mio cugino decise di fermarsi e far compagnia alla salma e al carabiniere nei minuti di attesa, io salii subito al primo piano per cercare nel grande armadio, della stanza da letto, le cose chieste …ma non ebbi il tempo di aprire tutto l’armadio, perché me lo sentii piombare di sopra e dovetti fare appello a tutte le mie forze per illudermi di sostenerlo e fuggire ….

Furono pochi secondi di pressione o di movimento di tutta la casa, io mi ritrovai scaraventato nell’altra stanza all’inizio della scala che percorsi forse con un unico balzo e mentre tentai di uscire dalla porta udii le urla di mio cugino e del carabiniere che mi proibirono di uscire per paura di crolli …

Loro forse videro qualcosa di simile a ciò che in seguito mi raccontò il Sig. Gebbia .

Nella notte della prima scossa lui vide la zona della fontana della Favara ribaltarsi a 45 gradi sui prospetti delle case di fronte …….. Una scena aggiungeva lui, indimenticabile …..

Il fatto che il secondo balcone grande e il prospetto di casa mia dopo quella scossa e l’altra successiva sembravano aver ricevuto una scarica di cannonate la dice lunga sulla possibilità che anche il prospetto di fronte avesse incontrato a mezza strada il mio, come nel racconto del Sig. Gebbia ……..
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(Continua)

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