I BORGHI ERAS NEL TERRITORIO DI CONTESSA ENTELLINA
di Vincenzo Cilluffo
NOTE DEL CURATORE
Il seguente lavoro è frutto dell’esperienza didattica, da me affrontato, all’interno dei corsi di storia e metodi di analisi dell’architettura e di antropologia culturale, tenuti rispettivamente dal prof. arch. Raimondo Piazza e dalla prof.ssa Rita Cedrini, all’interno della Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Palermo.
Il testo è articolato sostanzialmente in due parti principali; una di carattere generale sul tema dei borghi ERAS in Sicilia, dove, oltre a fare il punto sullo stato degli studi fino ad oggi condotti su tale argomento, si cerca, in maniera molto sintetica, di descrivere il fenomeno della riforma agraria dal periodo fascista fino al 1952.
Nell’ altra viene affrontato specificatamente il fenomeno della riforma al’interno del territorio di Contessa Entellina. Alla stesura di un paragrafo introduttivo segue una raccolta dati dei singoli borghi, modificata e rivista secondo la situazione attuale, utilizzando una scheda tipo fornita dalla prof.sa Rita Cedrini all’interno del suo corso.
Mi auguro che questo mio modesto lavoro, nel suo piccolo, possa servire da stimolo per conoscere in maniera ancora più approfondita un fenomeno così interessante sotto vari punti di vista (storico, sociale, architettonico, ecc…).
Una parte di tale studio è stata già portata a conoscenza dei vari contessioti, e non solo, mediante il mensile d’informazione “zgjini – risveglio” della parrocchia S.S. Annunziata e S. Nicolò di Contessa Entellina.
Un ringraziamento particolare va ai professori Piazza e Cedrini, nonché ai loro collaboratori, arch.tti C. Sebbio e L.Lo Giudice, per la loro disponibilità durante le revisioni dell’elaborato, ai dottori M. Candore e C. Raviotta ed inoltre ai vari dipendenti dell’Eras e dell’ufficio tecnico del Comune di Contessa Entellina per il materiale messomi a disposizione durante la mia fase di ricerca.
STATO DEGLI STUDI
Questioni …
Storico/politicheLa riforma agraria è un fenomeno molto complesso che, per vari motivi ha da sempre suscitato la curiosità di numerosi studiosi.
Gli storici si sono soffermati, come è giusto che sia, a inquadrare il fenomeno nel periodo storico in cui si è verificato. Ricordiamo che per l’Italia quelli erano anni molto difficili e i governi democristiani di allora dovevano fare i conti con un’agguerrita opposizione comunista.
Il partito comunista appoggiava le occupazioni di fabbriche e terre, gli scioperi, le manifestazioni, che furono considerati potenziali minacce di sovversione dell’ordine pubblico e quindi represse.
In un primo momento per contrastare le manifestazioni di piazza in quegli anni venne creata la Celere, un nuovo reparto di polizia dotato di jeep per attaccare e disperdere i manifestanti. Successivamente si capì che si doveva agire in maniera diversa e con i provvedimenti di riforma agraria il governo rispose, sia pure in modo parziale, alle richieste dei braccianti e dei contadini meridionali, espresse nel corso di ripetute agitazioni e proteste.
Economiche ed urbanistiche
A mio avviso il limite degli studi storici è quello di non dare molto peso ai fattori urbanistici ed economici che la riforma agraria ha apportato. Questi due temi (urbanistica ed economia) sono molto stretti e correlati tra di loro e come è noto non può esservi pianificazione urbanistica o territoriale se prima non vi è una pianificazione dello sviluppo, quindi economica.
In quegli anni « si manifesta la convinzione che la pianificazione economica insieme a quella urbanistica possano far marcire la riforma agraria e orientare le trasformazioni materiali della campagna e della città ». Pierluigi Giordani, uno dei massimi protagonisti della riforma agraria nel Delta Padano parla di una urbanistica di integrazione « che doti ti attrezzature pubbliche il suo territorio nel suo complesso a partire dagli insediamenti esistenti ». Inoltre il Giordani anticipa due temi molto importanti, la gestione e manutenzione dei borghi, la cui mancanza sono alla base del loro lento declino.
« Vi sono due problemi di non facile realizzazione comuni ai borghi e alle attrezzature collettive. Il primo riguarda la manutenzione, il secondo le attrezzature interne. Alla manutenzione dei servi pubblici dovrebbero provvedere i singoli enti gestori (comuni, etc.). Date le possibilità economiche estremamente limitate può però succedere (fenomeno verificatosi in larga scala in Sicilia ) che l’odierna amministrazione venga a mancare. Inoltre le attrezzature interne demandate ai gestori, per insufficienza degli stessi, sono quasi sempre deficienti e comunque inadeguate e inattuabili ».
Sociali
Molto interessanti ma poco approfonditi sono gli studi riguardanti i rapporti residenza-servizi, residenza-lavoro e città-campagna che i si vengono a creare o modificare.
Nei borghi si prevedeva la costruzione dell’alloggio del contadino, il quale, naturalmente non può spostarsi giornalmente dal paese per andare » lavorare i campi. Questa situazione che può sembrare una sciocchezza in realtà costringe i l contadino a stare in campagna venendo a rompere così l’antico rapporto residenza- lavoro. Infatti nel passato si era « strutturato un rapporto residenza-lavoro caratterizzato dallo spostamento giornaliero e stagionale della manodopera verso la campagna, senza che questa diventi mai sede stabile di residenza ». In questo modo la campagna viene vista non più come il luogo della produzione agricola ma come una parte di territorio da andare a urbanizzare in maniera più o meno legale.
Rifunzionalizzazione e riutilizzo
Negli ultimi anni ci si è resi sempre più conto dell’importanza di questi piccoli centri rurali posti all’interno della nostra isola. In quest’ottica sono nati numerosi progetti per il loro restauro e riutilizza per fini turistici e non solo.
In ambito accademico, oltre lo studio della prof.ssa Mazzamuto sui tipi di architettura riscontrabili nella campagna siciliana, è da sottolineare l’iniziativa del prof . Culotta, il quale nell’ A.A. 2004/05 ha condotto un laboratorio di tesi dal tema “ La chiesa del Novecento nei borghi rurali di Sicilia.”.
Lo scopo dell’iniziativa è quello di andare a ridefinire le chiese presenti nei borghi per adattarle alla nuova riforma liturgica del 1996. Nel fare ciò gli studenti hanno condotto un’accurata ricerca che gli permettesse di avere un quadro conoscitivo abbastanza ampio sul fenomeno della riforma e dei borghi in generale.
note
1. Per l’inquadramento stirico- politico si veda L. Balddissarra S. Battilossi, La formazione storica vol. 3,Milano, 2002.
2. vedi Giorgio Cceriani Sebregondi, La pianificazione urbanistica nel quadro della politica di sviluppo nazionale, in Nuove esperienze urbanistiche in Italia,INU, 1956, p. 6
3. Antonella Mazzamuto, L’architettura della campagna, le campagne siciliane tra storia e progetto, Palermo, 1998, p. 495.
4 Ibidem.
5 Pierluigi Giordani, Dalle « città » dei braccianti ai borghi della riforma, in Nuove esperienze urbanistiche in Italia, INU, 1956.
6. Antonella Mazzamuto, op. cit. pagg 505-506.
7. Vito Anania, La chiesa del Novecento nei borghi rurali di Sicilia: Maria SS. Regina del Mondo a Borgo Piano del Cavaliere (PA), Palermo, A.A. 2004/05- relatore prof. P. Culotta-coll. bibl. facoltà centrale di architettura ACT 5090
Maria Assunta Ferraro, La chiesa del Novecento nei borghi rurali di Sicilia: Santa Maria di Fatima a Borgo Castagnola Contessa Entellina (PA), Palermo, A.A. 2004/05- relatore prof. P. Culotta-coll. bibl. facoltà centrale di architettura ACT 5094
(Continua)
Nessun commento:
Posta un commento