
L'evento ci viene segnalato da un nostro amico, Teodoro Schirò, che accompagna la circostanza con le numerose foto che pubblichiamo.
La storiografia più recente ha rivalutato il ruolo dei Borboni, che dai libri di scuola abbiamo invece imparato a demonizzare.
Per quanto riguarda il ruolo della Sicilia, fin dall'inizio il dominio dei Borboni ne eclissò, in un certo senso, l'antica dignità di regno autonomo che essa aveva saputo conquistare nel tempo, riducendo l'isola ad una quasi anonima provincia del napoletano. In questo contesto dilagò un vivo risentimento popolare nei confronti dei viceré, anche quando uno di loro, Domenico Caracciolo, (1781-1786) operò riforme importanti come l'abolizione dell'Inquisizione e la drastica riduzione dei poteri baronali.
Soltanto sotto Ferdinando IV i nobili siciliani ottenerò, nel 1812, anche per le pressioni della Gran Bretagna, sotto la cui protezione si era posto il re durante le guerre napoleoniche, una costituzione che rafforzava il loro potere ampliando alcuni privilegi; quando però a Ferdinando IV fu concesso di rientrare a Napoli con la Restaurazione, questa costituzione fu annullata e il re fondò il regno delle Due Sicilie (1816) con il titolo di Ferdinando I.

La celebrazione in rito greco-bizantino ha una sua spiegazione, oltre che per il particolare legame esistente fra l'Ordine dei Cavalieri di Malta ed il rito bizantino, probabilmente anche nella circostanza che nell'esercito borbonico operarono sempre, fino al crollo del regno, i famosi 1° e 2° reggimento macedone (o illirico), nelle cui file venivano arruolati albanesi, macedoni, greci e non pochi italo albanesi.
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