lunedì 12 ottobre 2009

In principio era Abramo (Parte Seconda)-Islam

Come già proceduto col post del 29-09-2009, con cui è stato aperto uno squarcio su ciò che l'Islam rappresenta per quel miliardo e mezzo di persone che ad esso aderiscono, proseguiamo con questo ulteriore intervento (riportato qui sotto) che contiene una panoramica più ampia sull'Islam. Si tratta di un una ricerca condotta qualche anno fà da quattro ragazze di un liceo palermitano, tre cristiane ed una mussulmana.

Come si ricorderà l'intendimento di queste rassegne sulle religioni monoteiste, promosse da Il Contessioto, punta a far capire che la tolleranza ed il dialogo sono i postulati di tutte le religioni. Se c'è fanatismo ed intolleranza non si è in presenza di religiosità ma di passionalità umana e quindi, dietro la maschera della religione, si nasconde maldestramente la ricerca di potere, l'arroganza e la prepotenza, oltre che ovviamente, l'inciviltà.
Il Contessioto
Liceo Classico ............
Palermo
Anno scolastico 2004-2005

Ricerca sulle religioni

L’ I S L A M
Sottomissione a Dio nella pace




Curata da
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Classe IV, sezione ...

I S L A MIntroduzione

L’Islam e il Cristianesimo appartengono allo stesso ceppo dell’ebraismo ed hanno alcuni elementi in comune. L’Islam si è presentato ed è stato concepito fin dalle origini non tanto come una nuova religione, quanto come il perfezionamento dell’ebraismo e del cristianesimo, dei quali condivide molti principi, personaggi e simboli. Nel Corano, il libro sacro dell’Islam, ricorrono moltissime idee e figure che già si trovano tanto nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento e che erano note nell’Arabia antica grazie alla presenza di comunità ebraiche e monaci cristiani.
La parola Islam significa “sottomissione a Dio nella pace”. La sottomissione alla volontà di Dio, che per un musulmano è una grazia, una sorgente di liberazione da ogni specie di idolatria ed una totale fiducia nell’Assoluto, talvolta in Occidente viene interpretata male. Alcuni scorgono in tale atteggiamento un fatalismo ed una passiva rassegnazione di fronte ai problemi; ciò conduce i musulmani – si dice – all’inattività e blocca qualsiasi progresso.
Ebbene, basta la lettura del Corano a chiarire questo aspetto. Moltissimi versetti fanno appello alla responsabilità dell’uomo, lo incitano alla riflessione e all’azione. La ricerca qui riportata mostrerà che nell’Islam la fede non è né alienazione, né passività, bensì un impegno ed un’azione fondati sulla fiducia nell’Assoluto; negli stessi termini in cui i cristiani dicono nella loro preghiera “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”.

Origini

Tutto cominciò in Arabia, territorio in gran parte desertico, vissuto fino ad allora alla periferia dei due grandi imperi dell’epoca: quello cristiano bizantino e quello persiano. Gli abitanti seguivano una religione politeista ed in parte animista, tutti in ogni caso si consideravano discendenti del patriarca ebreo Abramo.
A dare origine all’Islam è Maometto (detto Muhammad, il ‘glorificato’), proclamatosi nel 610 alla Mecca, città santuario, sacra per tutti gli abitanti della regione, profeta. Una notte – detta la notte del Destino – l’ultima decade del mese di ramadan, il quarantenne Maometto si addormenta in una caverna ai piedi del monte Hirà: gli appare in sogno un angelo recante in mano un rotolo di stoffa, coperto di segni, che vuole comunicargli una prima rivelazione di Allah, il divino decreto che riguarda ogni cosa.
Maometto improvvisamente si risveglia, ma quelle parole gli sono rimaste nel cuore. Ancora sconvolto sente una voce dal cielo che lo saluta come inviato di Allah: “Maometto, tu sei l’Eletto di Allah e io sono Gabriele”. Maometto torna a casa, dove racconta alla moglie Hadiga l’esperienza della rivelazione. Ella è la prima a credere nella sacra missione del marito.
Dopo qualche tempo, durante il quale Maometto non riesce a trovare pace, una seconda apparizione dell’Arcangelo Gabriele lo incoraggia a non disperare perché il Signore lo ha preso sotto le sue cure. Nel 613 Maometto ha una nuova rivelazione durante la quale si copre il capo per rispetto; il contenuto del messaggio è riportato nella sura 6 del Corano: ..Colui il quale farà una buona azione sarà ricompensato con dieci volte tanto; ma colui il quale commette una cattiva azione, ne riceverà l’equivalente e non gli sarà fatta ingiustizia. … Ogni anima è responsabile delle proprie azioni…. Ed alla fine ritornerete al vostro Signore, ed Egli vi illuminerà su tutto quanto non eravate d’accordo. Egli è colui che vi ha creato per essere luogotenenti della terra, ed ha elevato alcuni di voi sugli altri per gradi, allo scopo di provarvi in ciò che Egli vi ha dato. In verità il tuo Signore è veloce nel perseguire; ma certamente Egli è il Sommamente Misericordioso, Clemente.
Da allora Maometto si considera l’ultimo e il più grande dei 124.000 profeti di Allah –tra i quali spiccano soprattutto Mosè e Gesù-, un messaggero di gioia per i credenti e un severo censore per gli increduli.

Inizio della missione

L’annuncio profetico di Maometto si basa sulle rivelazioni ricevute ininterrottamente durante la sua vita e contenute nelle sure (parti, capitoli) del Corano. Durante la sua missione decennale alla Mecca (612 – 622), il profeta annuncia la fine dei tempi ed esorta alla penitenza e alle opere di bene, in vista del Giudizio Finale; propugna con fermezza l’unicità di Allah, al quale i credenti devono completa sottomissione. Trova i primi seguaci tra i poveri e gli schiavi dei sobborghi della Mecca, mentre gli sono ostili i grandi mercanti.
Anche se Maometto afferma che l’unico e vero miracolo è la rivelazione del Corano, la narrazione della sua vita si arricchisce di prodigi, il più grande dei quali è la sua estasi mistica (isra). Il 27 del mese di ragab del 620, anno in cui muore la moglie Hadiga, Maometto viene rapito dall’Arcangelo Gabriele sul cavallo bianco di nome Burak e portato dalla Mecca a Gerusalemme. Durante questo viaggio notturno il profeta sale miracolosamente nei sette cieli, dove incontra Adamo, Giovanni e Gesù, Giuseppe, Idris, Aronne, Mosè e Abramo. E questi lo accolgono come un grande fratello e sommo profeta. In quello stesso anno 620, Maometto, all’età di cinquant’anni, sposa la vedova Sawda e si fidanza con la figlia di un suo amico, Abù Bakr, la diciassettenne A’isha, che diverrà dal 623 la moglie prediletta. Nel 622 viene chiamato a capo della comunità di Yathrib, poi chiamata Medina (la città del profeta). E’ qui che Maometto fa erigere la prima moschea islamica.
Come punizione contro i Meccani per la loro ostilità nei confronti del profeta e della sua rivelazione, per ordine di Maometto, varie carovane meccane vengono assalite e depredate.
Nel gennaio 624 avviene una aperta battaglia nella quale il profeta, con trecento seguaci, sconfigge 900 meccani. Poiché si ritiene che sia stato Allah a sconfiggere i nemici e a condurre alla vittoria (sura 8, 17), si arriverà col tempo ad attribuire l’espansione del dominio islamico mediante la forza delle armi al volere di Allah: nasce così il concetto di gihad o, guerra santa come strumento di espansione politica degli Arabi.
Siccome gli Ebrei presenti a Medina rifiutano l’insegnamento di Maometto, questi che si considera colui che rinnova la “religione di Abramo”, alterata dai popoli del Libro (la Bibbia), Ebrei e Cristiani, stabilisce che da quel momento in poi si debba assumere come qibla (direzione durante la preghiera) non più Gerusalemme bensì la Ka’ba di La Mecca. Stabilisce inoltre che sia il venerdì il giorno deputato ai servizi divini.
Dopo che nel 625 e poi nel 627 Maometto si è scontrato in battaglia con massicci eserciti meccani, nel 628 sigla un armistizio con questi. Ma nel 630, con un esercito, entra vittorioso nella città che aveva dovuto abbandonare otto anni prima. Dopo aver proclamato La Mecca città santa dell’Islam ed avere istituito il rito del pellegrinaggio alla Mecca, Maometto ritorna a Medina.
Maometto comunque non potè godere a lungo dei frutti della sua vittoria. Pochi mesi dopo la conquista della Mecca, tenne un famoso sermone nella valle Arafat, che passò alla storia come il ‘sermone di addio’. In esso si trova l’importante avvertimento secondo cui con Maometto si chiudeva la stagione delle profezie: “Popolo ascolta le mie parole, nessun profeta o apostolo verrà dopo di me, nessuna nuova fede sarà portata agli uomini”. La serie profetica cominciata da Abramo e Mosè, proseguita da Isaia e Gesù, si chiudeva con Maometto. Da allora in poi i fedeli avrebbero avuto due sole guide:
-il Corano
-l’esempio stesso di Maometto (questo filone di insegnamento è confluito nelle Hadit: raccolta di anedotti sui discorsi e sulle azioni del profeta).
Lunedì 8 giugno 632 Maometto viene raggiunto dalla morte che gli chiede il permesso di prendere la sua anima; Maometto risponde: “O morte, fa ciò che devi”, reclina il capo sul grembo di A’isha e muore. La sua tomba si trova oggi nella Moschea di Medina e riporta, in una cancellata, la sintesi del credo islamico “Non c’è alcun Dio all’infuori di Allah. Maometto è l’inviato di Allah”. Alla sua morte, il profeta lascia un harem composto da nove mogli e tre concubine.

Il Corano

Col titolo di Corano è universalmente designato il libro che contiene la rivelazione comunicata ai fedeli attraverso Maometto. E’ diviso in 114 capitoli, di lunghezza ineguale, chiamati sure.
Dio è presentato non come una divinità irata e terribile, ma come un essere infinitamente misericordioso, comprensivo e paziente nei confronti delle mancanze degli uomini, se questi sinceramente tentano di emendarsi. Nel suo insieme il Corano si presenta come lungo discorso rivolto da Dio agli uomini, attraverso il suo profeta Maometto. Dio parla quindi spesso in prima persona, usando la prima persona plurale. Non ci sono, nel Corano, distinzioni di razze, sessi, regioni o condizioni sociali. Dio è una realtà totalmente trascendente rispetto agli uomini.
La complessità della religione coranica può essere ricondotta ad alcuni principi elementari, considerati punti fondamentali della religione islamica e detti, appunto per questo, “i pilastri della fede”.
1) La professione di fede, (“Non c’è altro Dio che Dio –Allah- e Maometto è il suo messaggero”. In senso lato rappresenta però anche l’impegno che un Musulmano assume di combattere, anche con le armi, per l’estensione del dominio dell’Islam e, soprattutto di essere disposto a morire nella “guerra santa”: colui che cade in tale guerra è chiamato ‘testimone, martire’).
2) La Preghiera, (Va ripetuta per cinque volte al giorno e scandisce così l’intera vita del fedele e fa sì che egli non possa essere mai a lungo, con la sua mente, lontano dal suo rapporto con Dio).
3) La tassa sacra, (L’elemosina è l’adempimento di un dovere verso i fratelli musulmani più bisognosi e più sfortunati. E’ l’unica tassa imposta dal Corano e si paga annualmente, in natura o in danaro, secondo le varie situazioni e bisogni delle comunità islamiche).
4) Il digiuno, (La pratica del digiuno durante il mese di Ramadam, è diventata un segno distintivo dell’appartenenza all’Islam. Il digiuno comincia all’alba e termina al tramonto e durante il giorno è proibito non solo mangiare e bere, ma anche fumare e fare sesso).
5) Il pellegrinaggio alla Mecca (Il quinto pilastro della fede islamica è il pellegrinaggio, almeno una volta nella vita, che ogni musulmano deve compiere. Circa 2 milioni di Musulmani di tutte le parti della terra, ogni anno, convengono verso la città santa dell’Islam).

Fede e comportamento degli uomini

Il nome divino di Allah viene legato a numerosi attributi:
-il Grande,
-il Supremo,
-l’Onnipotente,
-il Vincitore,
-il Saggio,
-l’Onnisciente,
-il Giusto
Allah è il creatore di tutte le cose e Signore del mondo; Egli creò gli esseri umani. Nel giorno del Giudizio sarà giudice supremo. Del suo seguito fanno parte gli angeli. Questi non hanno sesso, sono senza peccato, non mangiano né bevono. Alcuni di loro sorreggono il Trono di Allah, altri cantano incessantemente le sue lodi e altri ancora vegliano sui comportamenti degli uomini e ne rendono conto ad Allah.
Per aiutare gli uomini, traviati da Satana, Allah ha inviato 124.000 profeti. Il primo è Adamo, seguono poi, tra gli altri, Abramo, Mosè e Gesù.
Durante il Giudizio Universale, le buone e cattive azioni degli uomini, che sono state registrate su un libro, saranno pesate su di una bilancia. Gli infedeli diverranno schiavi dell’inferno e bruceranno tra le sue fiamme. Il paradiso islamico, dove scorrono ruscelli d’acqua, latte, vino e miele, è un luogo di piaceri sensuali, nel quale i Musulmani devoti avranno come compagne delle fanciulle incantevoli, eternamente belle. Nel paradiso, però, oltre alla felicità dei sensi, vi è anche il godimento della visione di Allah.
L’Islam è definita una religione prevalentemente “legale”; la shari’a (legge), in origine la via che conduceva allo spiazzo ove si abbeveravano le bestie, finisce per designare, in senso figurato, il cammino da seguire, la legge canonica, i doveri religiosi.
Poiché nella mentalità islamica non v’è distinzione tra comunità religiosa (umma’h) e organizzazione politica, la shari’a assurge a fonte del diritto sia religioso che statale, entrambi da ricondurre ad Allah, supremo legislatore. La shari’a (l’insieme dei precetti dettati da Allah che riguardano i comportamenti degli uomini), abbraccia quindi la vita religiosa, politica, sociale e individuale di tutti i Musulmani.
La shari’a disciplina, fra l’altro, il diritto di famiglia, matrimoniale e di successione, il diritto civile e penale, il comportamento dei Mussulmani con gli infedeli, le norme riguardanti l’alimentazione, i sacrifici e lo stato di guerra e il diritto degli schiavi.
L’unione matrimoniale rappresenta un dovere sacro, e per questo viene disapprovato il celibato. Il diritto matrimoniale concede al fedele libero quattro mogli e un numero illimitato di concubine; allo schiavo sono invece concesse solo due mogli legittime. Un uomo può sciogliere il vincolo matrimoniale anche senza particolari motivazioni, attraverso una semplice dichiarazione di separazione; le donne musulmane, invece, possono ottenere il divorzio solo attraverso una complicata procedura processuale. La conversione di una donna all’Islam rende immediatamente nullo il suo eventuale matrimonio con un infedele: nessun uomo che non sia soggetto alla legge di Allah può avere come moglie una donna musulmana.
Sono proibiti il consumo di carne di maiale e di vino nonché i giochi d’azzardo ed i prestiti ad interesse.

Il Corano chiede sia agli uomini che alle donne di vestirsi con modestia e sobrietà, ma non impone in proposito regole precise.

Festività e luoghi di culto

Due sono le grandi feste canoniche. Il Piccolo Bayram viene celebrato come “festa della fine del digiuno” a conclusione del mese di ramadan, e dura tre giorni. Nell’occasione vige l’usanza di regalarsi dei dolciumi. Settanta giorni dopo ha inizio il Grande Bayram: per coloro che non hanno preso parte al grande pellegrinaggio. Questa festa viene celebrata a casa immolando un animale, perciò è la festa del sacrificio. Il giorno della settimana che viene considerato sacro è il venerdì quando ha luogo il raduno generale.
La salat è il rito che maggiormente caratterizza il culto islamico. La recitazione della preghiera, uno dei cinque doveri fondamentali, richiede la “purezza rituale”: prima di iniziarla, il buon Musulmano si lava le mani e le braccia fino al gomito, si sciacqua la bocca, si bagna la testa e si lava i piedi fino al malleolo: in mancanza di acqua ci si può servire anche della sabbia.
Tra i luoghi di culto in cui la preghiera è recitata collettivamente, le moschee, spiccano quelle del venerdì, erette per ospitare la funzione festiva del venerdì a mezzogiorno. Il personale di una moschea è costituito dall’iman (guida, con ruolo non sacerdotale), dal khatib (oratore, talora coincide con l’iman), dal muezzin (colui che dal minareto annuncia pubblicamente l’ora della preghiera).
La Mecca è il luogo più sacro di tutto l’Islam ma anche Medina è attestata per la sua particolare santità da una importante Hadit. Terza città santa dell’Islam è Gerusalemme, ove il profeta arrivò al termine del suo ‘viaggio notturno’. Qui, dal Tempio della Roccia, Maometto cominciò la sua ascensione al cielo.

Articolazione dell’Islam
Dopo la morte di Maometto si verifica una grande scissione fra i fedeli causata dai contrasti sorti a proposito della successione al profeta nella guida religiosa e politica della comunità musulmana (ummàh). Oggi si possono distinguere tre grandi correnti:
-i sunniti,
-gli sciiti (nella foto accanto: l’ayatollah Khomeyni. Il titolo di ayatollah, leader spirituale, esiste solo nella versione sciita dell’Islam, nella quale esiste un clero separato dai fedeli comuni.
-gli scismatici.
Vengono designati col nome di sunniti (gente della comunità) i fedeli della tradizione (Sunnah). Per essi la successione del profeta, il califfo (luogotenente), doveva essere riservato al parente più prossimo del profeta, discendente in linea maschile della stirpe dei Qurays.
Sciiti vengono denominati i seguaci della shi’a (partito di Alì). Si tratta di una denominazione collettiva, comprensiva di diverse correnti che concordano nel riconoscere quali legittimi successori di Maometto e quindi guida dell’intera comunità dei credenti solamente Alì, cugino e genero del profeta, e la discendenza dal suo matrimonio con la figlia di Maometto, Fatima. Secondo l’insegnamento della shi’a, Maometto, poco prima di morire, avrebbe iniziato ai più profondi segreti dell’Islam il cugino e genero Alì, il quale avrebbe poi trasmesso questo “sapere esoterico” alla sua famiglia. I suoi diretti discendenti vengono perciò considerati imam, ovvero guide e custodi di questa sapienza. La principale differenza dai Sanniti consiste nel fatto che gli Sciiti aggiungono ai cinque pilastri dell’Islam un sesto: la figura appunto dell’imam. Attualmente non esiste nessun imam vivente, “visibile”. Durante la sua assenza, sono i mullah a formulare le sentenze e a poter emettere la igtihad (interpretazione delle fonti).
Fra le correnti scismatiche sono annoverati i Wahhabiti (religione di stato in Arabia Saudita) i quali accanto alla più stretta osservanza dei dettami dell’Islam originario basato sul Corano e la Sunnah senza deduzioni analogiche, sottolineano l’obbligo della ‘guerra santa’. Sono ritenuti scismatici inoltre i Drusi, i quali ritengono che la Divinità si incarni per gradi, durante grandi cicli, in uomini perfetti. Essi credono inoltre nella trasmigrazione delle anime. Nei loro precetti religiosi non sono compresi i digiuni ed il pellegrinaggio alla Mecca; al vertice di tutto il movimento sta un emiro (kakam). Sono diffusi in Siria e Libano.

Filosofia islamica
La filosofia islamica riconosce la doppia verità della ragione e della rivelazione, entrambi compatibili con la filosofia, e ritiene che l’individuo viva contemporaneamente nella sfera reale e in quella spirituale e che possa avere diritto alla vita secolare in accordo con le norme contenute nel Corano. Il sufismo, nome assegnato alla corrente mistica dell’Islam, ha elaborato un’etica elevata e una metafisica assai raffinata: la dottrina dei gradi o “stazioni” della “via interiore” e dell’itinerario spirituale verso Dio erano in genere espressi in terminologia religioso-morale tratta prevalentemente dal Corano. Il primo autore persiano ad elaborare le dottrine del sufismo in un poema fu Sana’i nell’VIII sec. Ancora oggi la filosofia islamica, pur influenzata dalla filosofia e tradizioni culturali europee, ha conservato la propria integrità teorica e l’attitudine critica. Il filosofo indiano musulmano Mohammad Iqbal ha sostenuto, nel XX secolo, che il concetto di mondo concreto del Corano si riferisce a una realtà creata che integra razionalmente verità e idealità, tuttavia questo non significa che la realtà sia divenuta un universo stagnante o il prodotto ultimo di Allah, ma piuttosto un universo che si realizza continuamente nell’espansione del tempo e dello spazio. E gli esseri umani, la forza più attiva dell’universo, sono i principali strumenti e collaboratori di Allah nel processo di realizzazione dell’infinito potenziale della “realtà”. L’esperienza religiosa presenta tratti estrinseci o empirici e caratteri mistici, il che permette agli esseri umani di svelare continuamente la complessità della propria realtà attiva.
Yusuf Karam asserisce che né l’empirismo né il razionalismo sono posizioni difendibili, e che solo rifacendosi consapevolmente a filosofi pagani, musulmani o cristiani si può svolgere una visione del mondo assai più ampia e globale. Il suo metodo filosofico, nel tentativo di conciliare e far convergere diverse correnti filosofiche e teologiche tra loro contrastanti, ha costituito una tendenza influente nel pensiero arabo contemporaneo.
La realtà mussulmana oggi

Attualmente l’Islam è diffuso in 162 paesi: è religione di stato e insieme della maggioranza della popolazione in Arabia Saudita,Yemen, Kuwait, Pakistan, Inan, Iraq, Malasya, Maldive, Egitto, Marocco, Sudan, Mauritania, Indonesia e Giordania. In Bangladesh, Turchia, Afganistan, Siria e Algeria i Musulmani rappresentano oltre il 90% della popolazione. Quindicimilioni di musulmani vivono in Europa e gli stati in cui sono in maggioranza sono l’Albania (col Kossovo) e la Bosnia Erzedovjna. In tutto il mondo i musulmani sono stimati in 1,2 miliardi di fedeli a fronte di circa 2 miliardi di cristiani.
Dal 1926, in Turchia, con l’introduzione del diritto civile di derivazione europea, e l’istituzione dello stato laico, è venuta meno l’applicazione della shari’a. Avvalendosi della sua identità laica, ma non ancora tollerante nei confronti delle proprie minoranze etniche e religiose, la Turchia confida di poter essere ammessa dopo un periodo di osservazione nell’Unione Europea.

Islam e Cristianesimo
Novantatrè versetti del Corano parlano di Gesù in termini di grande rispetto: Egli è definito come il Messia figlio di Maria, da lei concepito per intervento divino, ultimo dei profeti che precedono Maometto e apportatore di una rivelazione – il Vangelo - che è guida e luce per gli uomini. Il Corano nega tuttavia esplicitamente che Gesù sia Dio, o figlio di Dio facente parte della Trinità. Come gli altri profeti, Gesù incontrò l’ostilità del suo popolo, ma secondo il Corano non fu crocifisso: misteriosamente salvato da Dio tornerà sulla terra alla fine dei tempi.
Di Maria il Corano dice che fu concepita dopo una lunga sterilità e consacrata dalla madre a Dio, che ne gradì il servizio e la nutriva miracolosamente nella vita ritirata di preghiere da lei condotta. Due volte è narrata l’Annunciazione, seguita dal concepimento verginale e dalla nascita di Gesù.
Molto numerosi sono i riferimenti coranici a personaggi dell’Antico Testamento, come Abramo e soprattutto Mosè. Sulla dottrina del peccato originale esiste una concezione differente fra le due religioni: L’Islam, tutto concentrato sulla responsabilità individuale, non accetta la dottrina ebraico-cristiana di una colpa commessa dal primo progenitore, Adamo, e trasmessa poi a tutte le generazioni successive.
I rapporti fra Maometto ed i Cristiani furono in genere migliori di quelli con gli Ebrei, la cui comunità di Medina venne sterminata su sua disposizione; solo dopo la sua morte (632) l’espansione araba portò cristiani e mondo islamico a sviluppare un conflitto più generalizzato e duraturo la cui espressione più cruenta furono le Crociate.

Conclusione
Nell’Islam la fede si fonda sulla riflessione. L’ordine dell’universo e la precisione secondo cui funziona, la sua armoniosa organizzazione e la sua evoluzione spingono l’uomo a riflettere. Il Corano esorta l’uomo a pensare, ad analizzare e ad osservare. L’uomo non è solo dotato di un’intelligenza che lo aiuta a razionalizzare e a comprendere; possiede anche un cuore che lo ispira e lo illumina. L’uomo ha quindi in sé l’intelligenza e l’ispirazione che lo guidano. Chi prende in considerazione una non può ignorare l’altra. Il Corano insiste sull’orientamento contemporaneamente cognitivo ed affettivo per credere in Dio o anche per non credere.
Non rincorrere le cose di cui non hai conoscenza alcuna. Ti sarà chiesta ragione della maniera in cui avrai usato udito e vista e gli effetti del cuore. 17,36

Se l’uomo, dopo aver osservato, meditato, riflettuto e sentito, sceglie la via di Dio, deve agire in funzione di tale scelta. Nell’Islam la fede è un impegno. Non è un’idea astratta e neppure un sentimento latente; essa anima l’essere. E’ un energia che illumina e spinge all’azione. Un musulmano che attesta che “non vi è altro Dio all’infuori di Dio e che il Profeta è il suo servo e il suo messaggero”, qualora viva pienamente tale testimonianza, deve seguire un comportamento ed un’azione conformi alla sua parola.
O voi, proprio voi che vi gloriate nella fede! Perché blaterate ciò che poi non farete? Vantarsi e poi non agire è detestabile assai presso Dio. 61,2

Le presenti riflessioni conclusive lasciano a pensare su come in Occidente viene vissuto il cristianesimo. Ma questo è tutt’altro discorso, che il mondo musulmano non omette tuttavia di ricordare quando sottolinea che in Europa oggi domina l’ateismo e l’idolatria del materiale e del razionale. E’ davvero tutt’altro discorso.

La ricerca avrà comunque sortito effetti solo se è valsa a sgomberare i luoghi comuni ed i pregiudizi che da diversi decenni invadono l’immaginario di tanti disinformati europei.

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