giovedì 17 settembre 2009

Chi viene da fuori non sempre capisce che la natura arbreshe del paese ha radici profonde ed inestirpabili. Non si cambia la coscienza di una comunità

Su una rivista del 1987, Ciao Sicilia abbiamo rintracciato una poesia, un ritornello, di un poeta-contadino di Contessa che l’ha scritta ai primi del Novecento. I poeti-contadini nella storia contessiota sono numerosi e sinceri. Di essi abbiamo perso purtroppo i versi e gli animi profondi da cui attingevano quel modo saggio di esprimersi.
La composizione che segue è di Antonino Cuccia (per intenderci il bisnonno dell’ex sindaco Piero Cuccia) ed è stata titolata dall’autore “Stosanesi”. Pur essendo una composizione popolare, non liturgica, è possibile sentirla cantare, solo per pochi versi, durante la processione del clero greco, nel giorno di Pasqua; alla fine di quella processione del ‘Cristos Anesti’ come tutti sappiamo viene portato il gioioso annuncio della resurrezione di Cristo nella Chiesa della Madonna della Favara, non perché i latini non siano ancora informati della Resurrezione, ma per condividere la comune speranza che tutti i cristiano dovrebbero possedere. Chi ha una fede fragile, in quel annuncio, in quella salita alla Favara, legge altre cose. Ma questi sono affari da ignoranti e non da cristiani.
La proponiamo perché ognuno rifletta su come le tradizioni ‘bizantine’ (come pure quelle latine, quelle sicule e quelle italiche, quelle religiose e quelle civiche) hanno radici anche nelle coscienze popolari (1). La proponiamo perché il sempre valido messaggio evangelico dell’accoglienza, dell’apertura delle porte, dell’AMORE prevalga su quell’altro dei portoni chiusi, del settarismo, del respingimento. Noi contessioti, tutti, siamo e dobbiamo restare persone civili. Le inevitabili controversie le dobbiamo risolvere nelle forme di civiltà prescritta.
note
(1) della tradizione arbresh fanno parte anche le tradizioni civiche, non solo quelle religiose. A Piana degli Albanesi da 60 anni è tradizione che il gonfalone del comune partecipi alla celebrazione del 1° maggio, a Portella della Ginestra. Ha fatto male l’amico sindaco Caramanno quest’anno a non far sfilare quel glorioso gonfalone nella celebrazione; le prevedibili motivazioni politiche sono piccola cosa di fronte alla Storia. Portella della Ginestra rievoca la strage di contadini, anche arbreshe, e rievoca il grande Nicolò Barbato.
Il Contessioto
Stosanesi


Me paqe e me harè te kjò bukurëditë, ...........Con pace e con gioia in questo bel giorno
Çë ka klënëçelur sa ke çë isht jetë, ............. ch’è stato celebrato da quando è il mondo,
qi i madh gëzim vjen një herë në vi..............questo gran diletto una volta l’anno viene:
kush rron e sheh pametë; ............................chi vive lo rivedrà,
kush vdes mbëllin sytë, ................................chi muore chiude gli occhi,
kundet vete jep te jetëra Jetë, .......................e nell’Aldilà il resoconto presenta,
se In Zot, vdekur rrijti tre ditë, .....................perché tre giorni il Signore stette morto,
me kaqë harè na u ngjall si sot. ....................con gran gioia risorse come oggi.
Luftarët e rruajn me gjak te sytë ......I soldati con occhi insanguinanti lo sorvegliarono
Kur tundej dheu e luajnë ajo botë, .............mentre il suolo tremava e la terra oscillava,
se si vdiqi In Zot ngë ....................................poiché quando morì il Signore
u pa më dritë (dritë) .....................................più luce non si vide
luftarët u llavtin me atë tirrimot, ..................i soldati si atterrirono al terremoto,
rran te dheu e zbëllijtin sytë: ........................caddero al suolo e venne loro la vista:
njohtin se aì çë vran ish e vërteta In Zot, ....compresero che avevano ucciso il Signore.
Shën Mëria Virgjërë rrij vënë më lip, .........La Santa Vergine Maria stava in preghiera
klajti të birin tre ditë me sot, ........................ha pianto il figlio fin’oggi tre giorni,
u kallaritin engjulitë .....................................vennero giù gli angeli
e erdhi ajo dritë --------------------------------e venne la luce
an’e t’i than Shën Mërisë ...............................dissero alla Madonna
se u ngjall In Zot. ...........................................che risorto era il Signore
Shën Mëria Virgjërë rriodhi, fshijti . La Santa Vergine Maria corse e si asciugò gli occhi
vat’e barcarti t’In Zot ....................................abbracciò il Signore
e pa se te gjiri kish një firitë: .........................e vide che in petto aveva una ferita:
patë helm i madhë ndiejt ..............................tanto dolore provò
Shën Mëria kur vdiq’In Zot. ..........................la Madonna quando morì il Signore.
Mbi dyzet ditat te Parraisi u hip, --------------Dopo quaranta giorni in paradiso salì,
me flamën te dora u ngjall In Zot. ...............con la bandiera in mano risorse il Signore.
Priftèria na i mbëson këtë i madh shërbes ..Il Clero ci insegna questa cosa meravigliosa
Se për tre ditë hipet me atë “Stosanes” ..........e per tre giorni sale con lo “Stosanesi”
E Litirit vete t’ja thot ......................................ed al Latino dice
kini harè se u ngjall In Zot. ............................“gioite ché il Signore è risorto”
Këtë rrimë e bëri Strollaku .........................Questa rima è stata composta da Strollaku
e u jam’e ju i thom sot: ..................................e ve lo dico oggi:
me kaqë harè u ngjall In Zot. .......................Con tanta gioia è risorto Nostro Signore.

Antonino Cuccia detto
STROLLAKU.
Arbëresh ....................................................................Italiano

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