giovedì 31 dicembre 2015

Precari degli Enti Locali. Accontentati per il 2016













II nuovo anno inizierà più sereno per i 22.000 precari degli enti locali e per i sindaci che potranno avviare subito le proroghe annuali.
L’Ars ha infatti recepito le norme nazionali per prolungare fin a tutto il 2016  i contratti in scadenza nel 2015.
Quello che più conta però è che il governo è riuscit subito a stanziare 81 milioni che sono già da oggi a disposizione dei Comuni. A differenza del passato, quindi, ancora prima che l’anno sia finito le giunte comunali potranno varare le proroghe senza la pericolosa caccia ai fondi del passato e il rischio che problemi finanziari avrebbero potuto interrompere il rapporto di lavoro impedendo la semplice proroga.
Il provvedimento è stato votato ieri a Sala d'Ercole assieme ad altri documenti: uno è il Dpef, il documento di programmazione finanziaria col quale il governo indica la sua strategia nei prossimi tre anni, l'altro è l'esercizio provvisorio che consente all'Ars di non bloccare la spesa e di pagare per due mesi solo gli stipendi in attesa che venga approvata la Finanziaria.
Quest'ultima serve a varare tutta una serie di riforme e provvedimenti economici per consentire anche di rilanciare lo sviluppo e migliorare le condizioni di vita dei siciliani. I problemi interni alla maggioranza avevano portato alla bocciatura del Dpef in Aula e dunque ieri il provvedimento ha seguito da capo l'iter previsto: è tornato in commissione Bilancio dove il presidente, Vincenzo Vinciullo, lo ha modificato provando ad accontentare tutte le forze politiche. Ad esempio per venire incontro ai Cinque Stelle ha inserito un punto con cui sui «potenzia la differenziata scongiurando la costruzione di inceneritori».
Il provvedimento è quindi arrivato in Aula assieme all'esercizio provvisorio per due mesi che è stato approvato con 41 voti a favore. A Sala d'Ercole non sono mancate le polemiche, con Gino loppolo della Lista Musumeci che ha attaccato il governo: «Se approviamo queste norme -ha detto - è perché l'opposizione resta in Aula garantendo il raggiungimento del numero legale».
I Cinque Stelle hanno confermato che il rischio c'era e che la seduta alla fine non è saltata per soli tre voti: «Abbiamo provato a fare mancare il numero legale» ha ammesso il deputato Francesco Cappello. Il capogruppo MpA, Roberto Di Mauro, ha parlato di una «minoranza d'Aula» mentre per Nello Musumeci «è un governo che continua a trascinarsi stancamente». I lavori d'Aula riprenderanno il 7 gennaio mentre già il 4 i parlamentari si ritroveranno in commissione Bilancio per iniziare a esaminare la manovra, che dovrà essere discussa anche nelle commissioni di merito prima di approdare in Aula.
Al momento l'unica nota positiva arriva dunque per i precari degli enti locali. Certo, i 22 mila contrattisti probabilmente si aspettavano di più dopo che si erano aperti spiragli per la stabilizzazione attesa da vent'anni. Nel 2016 potranno sperare su due provvedimenti: il primo, sponsorizzato dal sottosegretario Davide Faraone, prevede l'istituzione di un'agenzia statale per assumere tutti i precari e utilizzarli dove è più utile per l'amministrazione. Il secondo è stato inserito nella Finanziaria regionale e prevede l'erogazione delle risorse ai Comuni per dieci anni e la possibilità di assumere le categorie C e D rinviando i concorsi.

Al momento, i precari devono accontentarsi della semplice proroga varata a Roma e inserita nella Legge di Stabilità nazionale. L'Ars ieri ha recepito il provvedimento riuscendo comunque a regalare ai Comuni un inizio anno senza grandi tormenti. Le nuove norme sulla finanza hanno consentito infatti al governo di anticipare l'erogazione di 81 milioni di euro agli enti locali che interessano sulla carte una parte consistente dell'intero bacino, 13 mila lavoratori, ma di fatto rappresentano una boccata d'ossigeno pure per gli enti in dissesto. Ne serviranno altri 107 per garantire tutti gli stipendi, ma rispetto al passato il provvedimento promosso dall'assessore Luisa Lantieri ha consentito di anticipare i tempi. «Abbiamo fatto una buon lavoro di programmazione - spiega il dirigente generale delle Autonomie locali, Giuseppe Morale - in teoria già oggi 31 dicembre le giunte possono varare i provvedimenti di proroga sapendo a quanto ammonta il contributo e senza tensioni tra lavoratori».

Ragionare, Capire e Decidere ............... di Ipazia 31.12.2015

Parmenide è un pensatore straordinari per profondità e influenza. E' anche il primo autore prescratico al quale sia Platone che Aristotele sembrano riconoscere la caratura del filosofo vero e proprio.
La Filosofia di Parmenide si articola intorno al divieto di dire e pensare il non-essere.
La Filosofia 14
Ammettere l' "essere" e insieme il "non-essere" significa sostanzialmente ammettere il nulla, perciò si capisce la ragione teoretica per cui Parmenide considerasse  l'affermazione che il "nulla è" uguale all'affermazione che "c'è l'essere e insieme il non-essere". In effetti, ambedue le tesi contravvengono al grande principio, ammettendo -sia pure ciascuna in modo diverso- la possibilità del contraddittorio negativo (il non-essere), che è impensabile ed inesprimibile, perciò assurda.

La radice dell'errore dell' "opinione dei mortali" sta dunque nell'ammissione del non-essere accanto all'essere, e in quella della possibilità di passaggio dall'uno all'altro e viceversa.

Tradizionalmente si intendeva il pensiero di Parmenide irrigidito in una posizione di assoluta negatività nei confronti della doxa. Ma dagli studi più approfonditi è emerso abbastanza chiaramente che alcuni frammenti dimostrano come il primo Eleate, pur negando qualsiasi validità alla fallace "opinione dei mortali", tuttavia concedesse alle "apparenze" -opportunamente intese- una loro plausibilità, e quindi riconoscesse una qualche limitata validità ai sensi.
Se così è, bisogna allora concludere che Parmenide, oltre alla "Verità" e alla "Opinione fallace dei mortali", riconosceva anche la possibilità di una "Opinione plausibile", e quindi la liceità di un tipo di discorso che cercasse di dar conto dei fenomeni e delle apparenze senza andare contro al grande principio, senza cioè ammettere, insieme, l'essere e il non essere. 

La Dea  dice a Parmenide  di dover apprendere, dopo la verità, e le opinioni fallaci dei mortali, anche "come le cose che appaiono bisognava che veramente fossero, essendo tutte in ogni senso". Anche le cose apparenti "sono", e "sono" in necessità e verità, secondo tutti i sensi dell' "essere". E alla fine del frammento 8 la Dea spiega ulteriormente:
Questo ordinamento del mondo, veritiero in tutto,
compiutamente ti espongo
così che nessuna convinzione dei mortali potrà fuorviarti.
Dove viene annunciata un'esposizione dell'ordinamento del mondo secondo una opinione "plausibile", ben diversa dalla convinzione che su di essa hanno i mortali secondo una opinione "fallace".
I "mortali" hanno errato  ammettendo essere  e non-essere. In maniera più precisa, nel ricordato frammento 8 si dice che i mortali hanno posto due supreme forme: luce e notte, concependole come contrarie (essere e non-essere), con una serie di conseguenze:
Infatti, essi stabilirono
di dar nome a due forme
l'unità delle quali
non è necessaria: in ciò si sono ingannati.
I mortali hanno errato fondamentalmente perchè non hanno capito che le due forme, in apparenza contrarie, sono in realtà incluse in una superiore unità necessaria, cioè nell'unità dell'essere: 
E poichè tutte le cose sono state
denominate luce e notte,
e le cose che corrispondono
alla loro forza sono state attribuite a queste o a quelle,
tutto è pieno ugualmente di luce e di notte oscura,
uguali ambedue, perchè con nessuna delle due c'è il nulla.

Concludendo
Una volta riconosciuta come "essere", qualsiasi cosa doveva necessariamente venire riconosciuta, in quanto "essere", anche come ingenerabile, incorruttibile ed immobile. 
Il grande principio di Parmenide, così come veniva da lui genialmente formulato, salvava l'essere, perdeva però i fenomeni. 
Bisognava che la filosofia, dopo di lui, trovasse nuove vie che permettessero di salvare, oltre che l'essere, anche i fenomeni.

Politica Locale a 5Stelle. Dovevano lottare (sostenevano) il malcostume, ma ... fra il dire ed il fare ...

La Repubblica-Palermo
DALLE CENTO missioni del sindaco di Gela Messinese e della sua giunta all'inchiesta della commissione Antimafia sulle assunzioni nella società che si occupa dei rifiuti a Bagheria: ecco una mappa di polemiche, scandali e indagini che accompagnano la vita delle amministrazioni grilline in Sicilia. 
L'ultimo caso quello di Gela, dove è primo cittadino Domenico Messinese rischia la sfiducia dai vertici del movimento. Al sindaco di Bagheria Cinque i revisori contestano le consulenze facili, a Ragusa un assessore si è dimessa dopo l'affidamento di un appalto alla società dove lavora il marito.
L'ombra del malgoverno, lo stesso che i grillini additano dal momento del loro ingresso in scena, si staglia sulle amministrazioni a 5 stelle. Il caso di Gela, dove il sindaco Domenico Messinese rischia l'espulsione dopo aver licenziato tre assessori del movimento, è solo uno dei tanti che, in questi mesi, stanno coinvolgendo in Sicilia M5S. Da un capo all'altro dell'Isola, nei principali comuni amministrati (Gela, Bagheria, Ragusa), risuona l'eco delle polemiche. E pensare che proprio a Gela Messinese a giugno aveva ottenuto una vittoria simbolica nella patria di Crocetta. La crisi odierna è stata preceduta da un continuo attacco del meet-up locale. Che, in un lungo documento, già un paio di mesi fa aveva "sfiduciato" il vice sindaco Simone Siciliano, fedelissimo di Messinese con la delega all'Ambiente, accusato di sposare una politica un po' troppo favorevole ai petrolieri. D'altronde gli attivisti grillini di Gela avevano criticato Messinese subito dopo l'elezione, quando il primo cittadino aveva assunto la sua assistente Rita Scicolone nell'organico del Comune, con la qualifica di istruttrice amministrativa. Messinese, qualche settimana dopo, aveva assegnato un incarico legale da 11.593 euro all'avvocato Lucio Greco, ovvero il candidato sindaco dell'Ncd che, al ballottaggio, lo aiutò a battere il rivale Angelo Fasulo. 
Ora Nuccio Di Paola, uno degli assessori defenestrati, punta il dito anche su un comportamento «fuori dalle regole» di Messinese «che non ha mai restituito parte dell'indennità come fanno tutti gli amministratori 5Stelle ed è stato protagonista, con alcuni mèmbri della giunta, di un numero spropositato di viaggi a spese del Comune». Il consigliere pentastellato Angelo Amato ha fatto un accesso agli atti e ha scoperto che sono state addirittura cento, fra luglio e novembre, le missioni istituzionali fatte dalla giunta, in primis dal sindaco, dal vice Simone Siciliano e dalla segretaria Scicolone. Le mete? Soprattutto Roma, ma con puntate a Livorno e a Rimini. 
Da Gela a Bagheria, dove ha puntato i suoi riflettori la commissione Antimafia regionale. Per capire, spiega il presidente Nello Musumeci, «come sia stato affidato il servizio rifiuti a una società esterna e come sia stato riassorbito il personale della Coinres in liquidazione». Sentiti già il sindaco Patrizio Cinque, una dirigente sospesa dall'ente e i vertici della Tech, società cui è stato assegnato l'appalto per sei mesi. Il sospetto è che ci siano state assunzioni fatte in modo indebito che avrebbero riguardato anche parenti di mafiosi. 
Cinque, a Bagheria, deve respingere anche le critiche dei revisori dei conti su un disinvolto uso delle consulenze: «Il sindaco ha continuato a dare incarichi su incarichi ad avvocati esterni, non economizzando il servizio». L'opposizione, intanto, allarga i confini di una parentopoli a 5 stelle. L'ultimo caso è quello della sorella di Marco Maggiore, ex capogruppo M5S, assunta dalla coop che ha vinto l'appalto comunale per la gestione del servizio di asilo nido. 
È il consigliere Filippo Tripoli a denunciare, in un'interrogazione, la circostanza. La parentopoli era già stata oggetto di dibattito a settembre, quando vennero fuori i nomi dei consulenti prescelti da Cinque: all'avvocato Vincenza Scardina, la cognata dell'assessore Alessandro Tomasello, sono stati affidati due ricorsi per 14.173 euro. Un altro, Vittorio Fiasconaro, è un attivista di un locale meet-up e ha avuto mandati per 26 mila euro. Giorgio Castelli, padre di Filippo, consigliere comunale pure lui fedele a Grillo, è stato nominato da Cinque nel comitato dei garanti (ha rifiutato il compenso). 
«Le nomine? Tutta gente qualificata. Sì, c'è anche un militante. Ma ormai sono milioni gli attivisti 5Stelle», si è difeso il sindaco Cinque. Dalle polemiche non è rimasta esclusa Ragusa, la prima città conquistata dai discepoli di Grillo. Dove a novembre l'assessore Stefania Campo è stata costretta alle dimissioni per un'altra non edificante vicenda di affari di famiglia: il marito della Campo, Paolo Sottile, figurava fra i dipendenti di una società che aveva ricevuto l'appalto per la lettura dei contatori idrici. 
E a redigere il capitolato sarebbe stata la signora Nella Tinè, madre dell'assessore. Un pasticcio. Uno dei non pochi incidenti nell'avanzata dei grillini di governo. -

Feste natalizie: celebrazioni, tradizioni, significato... ... ... di Calogero Raviotta

Feste natalizie: celebrazioni, tradizioni, significato.

Dicembre, mese denso di celebrazioni religiose
Il mese di dicembre per Contessa Entellina è sempre un mese molto ricco dal punto di vista religioso-tradizionale. Il mese si apre con l’ottavario a Maria Immacolata, celebrato nella piccola chiesa dedicata s San Rocco, nell’omonimo quartiere. Ancora oggi è molto viva la tradizione che vuole che, dopo il vespro del 7 dicembre, dei ragazzini con torce bucinino dei fantocci detti “diavoli”, a simboleggiare la vittoria che Maria, nata senza peccato, ebbe sul demonio. Il 6 dicembre è la festa del Santo patrono di Contessa, San Nicola di Mira. La vigilia della festa vengono preparati i tradizionali panuzzi che verranno benedetti e distribuiti dopo la Divina Liturgia in memoria del Santo. Il 13 dicembre è la volta di Santa Lucia, festa preceduta da un triduo di preparazione e molto sentita dalla gente. Si arriva così alle festività di Natale che a Contessa hanno un sapore del tutto particolare vista la peculiarità del rito bizantino.
Quest’anno le feste si arricchiranno con l’apertura della porta santa anche nel nostro piccolo paese, il 20 dicembre. Infatti, il nostro vescovo Giorgio Demetrio Gallaro ha disposto che in ogni paese si aprisse una porta santa per permettere a chi non potesse effettuare lunghi pellegrinaggi di lucrare l’indulgenza plenaria varcando la stessa porta. La chiesa stabilita dal Vescovo è la parrocchia della Madonna della Favara a cui tutti i contessioti, greci e latini, si sentono legati da un amore filiale. (Giuseppe Caruso)

La festa del Natale oggi e nei ricordi di ieri
Anche a Contessa da parecchi anni si comincia a respirare l'atmosfera natalizia tra la fine del mese di novembre, quando i negozi cominciano ad ornare scaffali, merci e vetrine con gli addobbi natalizi. Dopo la festa dell'Immacolata cominciano a vedersi i primi alberelli ornati di palline colorate e di luci e nei bar, nei supermercati e nei negozi di alimentari in bella vista sono esposti panettoni e spumanti.
Una considerazione a parte meritano i giocattoli da regalare ai bambini a Natale o alla Befana. Ce ne sono di tutti i tipi, semplici e sofisticati, da pochi soldi o molto costosi, tutti già noti ai bambini, ai quali vengono presentati anche nei dettagli dalla pubblicità televisiva.
Chi ha superato i 60 anni nota immediatamente la grande differenza tra il Natale celebrato oggi e quello vissuto nella sua infanzia, differenza che riguarda non solo l'aspetto religioso, ma anche quello sociale, economico e culturale.
In primo luogo per la maggior parte dei contessioti, ma anche per la maggior parte delle piccole comunità montane, il Natale era una grande festa religiosa con notevole partecipazione alle celebrazioni religiose delle parrocchie.
Durante la novena di Natale, di buon mattino, quando era ancora buio, ragazzi e adulti andavano alla messa, col freddo e tante volte con la neve ed il gelo, ma felici di partecipare a qualcosa di nuovo e diverso (preghiere e canti natalizi).
Celebrate le feste di S. Nicola, dell'Immacolata e di S. Lucia, l'attenzione era dedicata al Natale: preparazione del presepe in chiesa (non tutti gli anni) o della grotta o stalla in miniatura, dove doveva nascere Gesù Bambino: Nel bosco si raccoglievano muschio e arbusti di asparagi selvatici, che venivano collocati su una sedia e sistemati in maniera che sembrasse una grotta. Sopra gli arbusti, all'esterno dell'originale grotta, venivano collocati batuffoli di cotone, come se fossero fiocchi di neve. Posta in alto dietro l'altare principale della chiesa, questa grotta custodiva Gesù Bambino, nascosto però da un velo fino alla messa di mezzanotte della vigilia di Natale, quando appunto il velo veniva rimosso e tutti potevano finalmente vedere Gesù Bambino appena nato.
Raramente in famiglia si preparava allora il presepe in casa (salvo rarissime eccezioni), non si facevano regali come é ormai usanza diffusa in tutti i paesi da alcuni anni.
Natale era una ricorrenza religiosa molto sentita e festeggiata in chiesa e nelle famiglie, perché occasione per ritrovarsi tra amici e parenti a tavola insieme per consumare una pranzo abbondante, molto atteso, apprezzato e gratificante, perché allora purtroppo un pranzo con tante portate (primo, secondo, dolce, frutta, ecc.), almeno per la maggior parte della gente, oltre che a Natale era preparato in  poche altre ricorrenze annuali: Epifania, S. Giuseppe e otto settembre, festa della Madonna della Favara. (C. Raviotta)

Festività e tradizioni natalizie per gli arbëreshë di Milano
Per i fedeli della comunità cattolica di rito bizantino-greco di Milano, da oltre 40 anni, ogni domenica alle ore 10,30, viene celebrata la Divina Liturgia nella chiesa di S. Sepolcro, attigua alla Biblioteca Ambrosiana (piazza S. Sepolcro – MM1 piazza Cordusio). Nelle celebrazioni liturgiche viene riservata particolare attenzione alle tradizioni religiose degli arbëreshë sia dell’Eparchia di Piana degli Albanesi sia dell’Eparchia di Lungro: S. Nicola, Natale, Epifania, Settimana Santa e Pasqua, ecc. Per S. Nicola vengono benedetti e distribuiti i "panuzzi" preparati ogni anno, secondo la tradizione di Contessa, da Maria e Giuseppina Raviotta, mentre per l’Epifania, dopo la Divina Liturgia e la suggestiva e solenne celebrazione del “Megas Aghiasmòs” (Benedizione delle acque), vengono distribuiti le arance benedette ai presenti, che ricevono dal celebrante, come avviene secondo la tradizione di Contessa, anche la benedizione ed un ramoscello di ruta.
Per Natale anche quest'anno alla Divina Liturgia hanno partecipato a Milano arbëreshë della Sicilia e della Calabria ed una famiglia di S. Paolo Albanese (Basilicata, ma diocesi di Lungro), che al termine della celebrazione hanno cantato (insieme nonni, bambini e genitori) una ninna nanna della tradizione arbëreshe, ancora viva in questo comune della provincia di Potenza, suscitando l’ammirevole attenzione, espressa con un caloroso applauso, sia degli arbëreshë sia degli altri fedeli presenti.
Queste celebrazioni infatti risultano di particolare interesse degli arbëreshë, per conservare le loro tradizioni, mentre ai fedeli di rito romano o ambrosiano, presenti alle funzioni, offrono l'occasione di scoprire che in Italia è presente da cinque secoli un "oriente cristiano a casa nostra", testimoniato dalle comunità cattoliche di rito bizantino dell'Eparchia di Lungro e dell'Eparchia di Piana degli Albanesi. 
Per eventuali informazioni: www.acioc-milano.org  oppure info@acioc-milano.org , papas Michele Pirotta, tel. 3466267382.
Tra gli emigrati rimane vivo anche l’interesse per le tradizioni non religiose, anche se legate comunque alle ricorrenze del calendario liturgico: doni per i bambini per la commemorazione dei defunti, i tipici dolci natalizi (pupi, mastrazzole, pignolata, pietanze speciali per la cena della vigilia di natale o per il pranzo di Pasqua, il grano bollito  o cuccìa per S. Lucia, ecc.  

Icona – presepe del Natale
Credo che la mostra dei presepi, realizzati dai ragazzi delle scuole di Contessa, in occasione del Natale 2015, ed esposti nella sede della locale Biblioteca comunale, possa essere significativamente integrata con una icona del S. Natale, che nella tradizione bizantina è espressione figurativa della grande e antica festa della Natività di Gesù, anche se nei primi secoli da alcuni la ricorrenza era celebrata in date diverse (25 dicembre e 6 gennaio). Nel calendario romano, la Natività del Signore è ricordata il 25 dicembre già nel 354, mentre a Costantinopoli Gregorio Nazianzeno la celebra nella chiesa della Resurrezione attorno al 380.
L’iconografia del Natale è antichissima ed è stata tramandata fedelmente con gli elementi essenziali (Bambino, Madre di Dio, Giuseppe, stella, angeli, pastori, animali, magi) anche se nel corso dei secoli qualche iconografo, pur rispettando lo schema originario, ha introdotto qualche variante (personaggi e loro collocazione). 
L’icona del Natale ed il presepe di S. Francesco, con tutti gli adattamenti locali, recepiti fino ad oggi, sono espressione della partecipazione di tutto il creato alla Nascita del Figlio di Dio ed ogni elemento ha un significato. Esaminando nei particolari l’icona (destra e sinistra sono riferiti a chi guarda l’icona):
* (in alto) le montagne uniscono la divinità con l’umanità, gli angeli sono la natura
spirituale, i pastori sono il popolo
*  (in alto a sinistra) i re magi
* (in alto a destra) due angeli uno si rivolge ai re magi e l’altro ai pastori
* (al centro, a sinistra) angeli in adorazione davanti a Gesù nella culla, dentro la
   grotta, dietro la culla il bue e l’asinello
*  (al centro) la Madre di Dio, distesa, che riflette sullo straordinario evento
*  (in basso a sinistra) S. Giuseppe pensieroso riflette sul mistero “col cuore in
 tumulto, fra pensieri contrari, il savio Giuseppe ondeggiava” (Inno Akatitos) e
 davanti a S. Giuseppe un uomo rivestito di pelli, appoggiato ad un bastone: è un falso pastore, è il demonio che con la sua tentazione diabolica  vuole alimentare il pensiero agitato di Giuseppe
* dall’alto in centro scende da una stella un fascio di luce in tre raggi verso la culla:
    “Unità e trinità di Dio che si manifesta come luce”.
     

Nota – La “lettura” dell’icona meriterebbe un approfondimento di tanti altri aspetti oltre che  una attenta riflessione sul significato di ogni elemento rappresentato. Si suggerisce a tal scopo di consultare qualche pubblicazione sulle icone, dedicate alle grandi feste della tradizione bizantina.

Uomini, fatti, eventi. Come li ricordiamo oggi

29 Dicembre

A Milano muore il 25 dicembre 1925 Anna Kuliscioff (Anja Moiseevna Rosenštein), medico e rivoluzionaria russa, tra i fondatori del Partito Socialista Italiano
Lottò per l’estensione del voto alle Donne e per la a tutela del lavoro minorile e femminile. La sua attività non fu solo politico-culturale, ma profondamente umanitaria: svolgeva la sua attività di medico anche nei quartieri più poveri della città. 
Dai milanesi venne chiamata la “dottora dei poveri“.


« …il miglior cervello politico del socialismo italiano fu realmente quello della soave e fiera donna, innanzi alla quale non vi fu mai chi non si chinasse deferente e ammirato, Mussolini compreso. » 
(Carlo Silvestri in Turati lo ha detto, Rizzoli, 1947) 


Nata in una ricca famiglia ebrea si trasferì in Svizzera per frequentare i corsi di filosofia presso l’università di Zurigo. Per ordine dello zar, che iniziava a preoccuparsi per il diffondersi delle idee rivoluzionarie, fu costretta a rientrare in Russia, dove con il rivoluzionario Piotr Makarevič, suo primo marito, si unì ad altri giovani russi vicini alle idee anarchiche di Michail Bakunin, nella cosiddetta “andata verso il popolo“, ovvero il lavoro nei villaggi a fianco dei contadini per condividerne la misera condizione. 
In quel periodio si convinse della necessità dell’uso della forza per liberarli dall’oppressione.
Per la sua attività venne processata dal tribunale russo e riparò in Svizzera, cambiando il suo nome per non essere rintracciata dagli emissari zaristi in Kuliscioff, che in russo significa manovale. 
Nel suo secondo soggiorno elvetico conobbe Andrea Costa, con il quale si trasferì poi a Parigi. Da qui vennero espulsi e i due si trasferirono quindi in Italia. Dopo pochi mesi, però, Anna venne processata a Firenze, con l’accusa di cospirare con gli anarchici per sovvertire l’ordine costituito. Si trasferirono così nuovamente in Svizzera, che lasciarono per rientrare clandestinamente in Italia, dove ancora una volta vennero arrestati. 
Dopo l’ennesima breve permanenza in Svizzera, Anna rientrò in Italia e raggiunse Costa a Imola, dove diede alla luce la loro figlia Andreina.

Nel 1881 la relazione tra i due terminò e Anna, portando con sé la figlia Andreina, tornò in Svizzera, dove si iscrisse alla facoltà di medicina. Quegli anni furono segnati dallo studio e dalla malattia, dato che a seguito del periodo in carcere a Firenze aveva contratto la tubercolosi. Si specializzò in seguito in ginecologia, prima a Torino, poi a Padova. Con la sua tesi scoprì l’origine batterica della febbre puerperale, aprendo la strada alla scoperta che avrebbe salvato milioni di donne dalla morte dopo il parto.
Si trasferì poi a Milano, dove cominciò ad esercitare l’attività di medico. Nel frattempo si era legata sentimentalmente a Filippo Turati. 
Fu la Kuliscioff che gli fece conoscere il pensiero marxista tedesco classico, vista la formazione più orientata ai pensatori francesi. Era opinione comune che Anna fosse la pensatrice più audace e profonda. Ebbe a rimproverare a Turati atteggiamenti morbidi, arrendevoli, non da leader, in più occasioni politiche e in lettere famose. 
Il salotto della loro casa milanese divenne la redazione di Critica sociale, la rivista del socialismo italiano che Anna diresse dal 1891, e fu frequentato dai principali intellettuali dell’epoca, quali Luigi Majno, e la poetessa Ada Negri.

Nel 1898 venne arrestata con l’accusa di reati di opinione e di sovversione. Dopo qualche mese venne scarcerata per indulto. Elaborò poi un progetto di legge a tutela del lavoro minorile e femminile che, presentata al Parlamento dal Partito Socialista, venne approvata nel 1902 come legge Carcano. 
Assieme alla sindacalista Maria Goia, ebbe parte attiva anche nella lotta per l’estensione del voto alle donne, fondando il Comitato socialista per il voto alle donne, che cercò di fare approvare in parlamento l’estensione del diritto di voto alle donne.
Nel 1912 il governo Giolitti approvò il suffragio universale maschile, che estese tra l’altro il diritto di voto anche agli analfabeti che avessero compiuto i trent’anni, ma continuò ad escludere le donne dal diritto di voto. 
Per Anna iniziò un periodo di scoraggiamento, durante il quale anche il rapporto con Filippo Turati si incrinò.


Da ricordare, curiosamente che la figlia di due autentici rivoluzionari atei, come Costa e la Kuliscioff, Andreina, avesse abbracciato la fede e si fosse sposata con il figlio di una delle famiglie più conservatrici di Milano, al punto che la stessa madre dovette riconoscere, in una lettera, “Mio caro Andrea, (Costa) sì, hai ragione, è una gran malinconia di dover convincersi che noi non siamo i nostri figli… nostra figlia non ha né l’anima ribelle, né il nostro temperamento di combattività… Essa non fu mai socialista né miscredente” .

Durante il suo funerale alcuni fascisti si scagliarono contro le carrozze del corteo funebre.
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In suo onore a Milano è stata costituita la Fondazione Anna Kuliscioff, che ha una biblioteca di 35.000 volumi e opuscoli donati da Giulio Polotti tutti dedicati alla storia del Socialismo, e le è stata dedicata una via. 
Vi è inoltre una targa che ricorda la sua permanenza milanese assieme a Turati in piazza Duomo, sotto i portici che danno l’ingresso alla Galleria Vittorio Emanuele.

L'art. 47 della Costituzione: "La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito" - Adesso invece ... ...

Con il 2016 entrano in vigore le nuove norme europee sul cosiddetto 'bail in' (letteralmente salvataggio interno). 
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Le nuove regole, previste dalla direttiva Brrd (acronimo che sta per Bank Recovery and Resolution Directive), impongono di gestire le crisi degli istituti di credito utilizzando risorse private evitando così che il costo dei salvataggi gravi sui contribuenti e sul deficit di ciascuno stato. 
Lo Stato non potrà più intervenire direttamente nei fallimenti delle banche. 
Come per tutte le imprese private, in caso di crisi o di fallimento saranno i "proprietari" della banca, ovvero gli azionisti, i primi a pagare. Il 'bail in' prevede infatti una serie di misure preventive della crisi e, se queste risultassero non efficaci, un meccanismo di gestione della crisi stessa, arrivando alla risoluzione della banca. 
Tutto il processo avviene sotto il controllo e l'indirizzo delle Autorità di Risoluzione (Bce e Banca d'Italia). Nel nuovo scenario delineato dalle norme europee, il risparmiatore dovrà essere più attento e informato perché sarà tutelato solo se avrà attenzione di scegliere prodotti finanziari sicuri. Ad aiutarlo un vademecum pubblicato da Abi in collaborazione con le organizzazioni dei consumatori che spiega dove investire per sentirsi sicuri. 
In caso di crisi, la procedura di risoluzione aggredirà per primo 
--il capitale degli azionisti, ovvero dei 'proprietari', della banca che vedranno azzerarsi il valore delle loro azioni.

    Solo se il loro contributo non è sufficiente sono chiamati a intervenire 

--i titolari di altre categorie di strumenti finanziari emessi dalla banca stessa secondo un ordine che incide sul rischio dell'investimento. La prima categoria di titoli ad essere aggredita sono 
---le "azioni e altri strumenti finanziari di capitale".
 Solo quando si sarà azzerato il loro valore e questo non sarà sufficiente, si passerà ai 
---"titoli subordinati senza garanzia",
 Esaurita questa categoria di titoli, si passa 
---ai "crediti non garantiti", ad esempio le obbligazioni bancarie che - spiegano dall'Abi - pur non essendo nè subordinate nè strutturate (come le junior) non sono però garantite fra queste le obbligazioni senior insecured. 
Gli ultimi ad essere aggrediti sono 

---i conti correnti superiori ai 100.000 euro delle persone fisiche e delle piccole e medie imprese (per la parte eccedente ai 100.000 euro).

    Il risparmiatore che volesse dormire sonni tranquilli da lunedì dovrà rivolgersi a un'altra serie di strumenti finanziari che resteranno integri in caso di salvataggio interno ovvero di "procedura di risoluzione" e che possono essere considerati sicuri. Innanzitutto sono garantiti (dal Fondo di garanzia dei depositi) i depositi fino a 100.000 euro (la cifra sale a 200.000 euro se il conto è cointestato con un altra persona perché la garanzia non riguarda il conto in sé ma è stabilita - spiega la guida Abi - per ogni singolo depositante).

Questa protezione, che definiremmo "assoluta", riguarda i conti corrente, i libretti di deposito, i certificati di deposito coperti dal Fondo di garanzia.

    Insieme ai depositi fino a 100.000 euro non saranno toccate le obbligazioni emesse dalla banca ma questa volta coperte da una garanzia ad esempio i covered bond che rientrano nelle obbligazioni senior. 

Garantite anche le cassette di sicurezza o i titoli detenuti nel deposito titoli (ovviamente se non emessi dalla banca in crisi). In questo caso si tratta di beni di proprietà del risparmiatore e la banca fa solo da custode. Tutelati anche i debiti verso i dipendenti, i fornitori, il fisco e gli enti previdenziali purché privilegiati dalla normativa fallimentare.
  

martedì 29 dicembre 2015

Contessa Entellina. Presepe Vivente: buona organizzazione e ammirevole disponibilità di tantissimi volontari

 Presepe Vivente: I° edizione locale

Riportiamo alcune immagini a beneficio dei tanti visitatori del Blog che risiedono in Germania, Stati Uniti ed Australia ed ai quali inviamo un affettuoso saluto e tanti Auguri di Buon Anno 2016.