Feste natalizie: celebrazioni,
tradizioni, significato.
Dicembre, mese denso di
celebrazioni religiose
Il mese di dicembre per Contessa Entellina è sempre un
mese molto ricco dal punto di vista religioso-tradizionale. Il mese si apre con
l’ottavario a Maria Immacolata, celebrato nella piccola chiesa dedicata s San
Rocco, nell’omonimo quartiere. Ancora oggi è molto viva la tradizione che vuole
che, dopo il vespro del 7 dicembre, dei ragazzini con torce bucinino dei
fantocci detti “diavoli”, a simboleggiare la vittoria che Maria, nata senza
peccato, ebbe sul demonio. Il 6 dicembre è la festa del Santo patrono di
Contessa, San Nicola di Mira. La vigilia della festa vengono preparati i
tradizionali panuzzi che verranno benedetti e distribuiti dopo la Divina
Liturgia in memoria del Santo. Il 13 dicembre è la volta di Santa Lucia, festa
preceduta da un triduo di preparazione e molto sentita dalla gente. Si arriva
così alle festività di Natale che a Contessa hanno un sapore del tutto
particolare vista la peculiarità del rito bizantino.
Quest’anno le feste si
arricchiranno con l’apertura della porta santa anche nel nostro piccolo paese,
il 20 dicembre. Infatti, il nostro vescovo Giorgio Demetrio Gallaro ha disposto
che in ogni paese si aprisse una porta santa per permettere a chi non potesse
effettuare lunghi pellegrinaggi di lucrare l’indulgenza plenaria varcando la
stessa porta. La chiesa stabilita dal Vescovo è la parrocchia della Madonna
della Favara a cui tutti i contessioti, greci e latini, si sentono legati da un
amore filiale. (Giuseppe Caruso)
La festa del Natale
oggi e nei ricordi di ieri
Anche a Contessa da parecchi anni si comincia a respirare l'atmosfera
natalizia tra la fine del mese di novembre, quando i negozi cominciano ad
ornare scaffali, merci e vetrine con gli addobbi natalizi. Dopo la festa
dell'Immacolata cominciano a vedersi i primi alberelli ornati di palline
colorate e di luci e nei bar, nei supermercati e nei negozi di alimentari in
bella vista sono esposti panettoni e spumanti.
Una considerazione a parte meritano i giocattoli da regalare ai bambini a
Natale o alla Befana. Ce ne sono di tutti i tipi, semplici e sofisticati, da
pochi soldi o molto costosi, tutti già noti ai bambini, ai quali vengono
presentati anche nei dettagli dalla pubblicità televisiva.
Chi ha superato i 60 anni nota immediatamente la grande differenza tra il
Natale celebrato oggi e quello vissuto nella sua infanzia, differenza che
riguarda non solo l'aspetto religioso, ma anche quello sociale, economico e
culturale.
In primo luogo per la maggior parte dei contessioti, ma anche per la
maggior parte delle piccole comunità montane, il Natale era una grande festa
religiosa con notevole partecipazione alle celebrazioni religiose delle
parrocchie.
Durante la novena di Natale, di buon mattino, quando era ancora buio,
ragazzi e adulti andavano alla messa, col freddo e tante volte con la neve ed
il gelo, ma felici di partecipare a qualcosa di nuovo e diverso (preghiere e
canti natalizi).
Celebrate le feste di S. Nicola, dell'Immacolata e di S. Lucia, l'attenzione
era dedicata al Natale: preparazione del presepe in chiesa (non tutti gli anni)
o della grotta o stalla in miniatura, dove doveva nascere Gesù Bambino: Nel
bosco si raccoglievano muschio e arbusti di asparagi selvatici, che venivano
collocati su una sedia e sistemati in maniera che sembrasse una grotta. Sopra
gli arbusti, all'esterno dell'originale grotta, venivano collocati batuffoli di
cotone, come se fossero fiocchi di neve. Posta in alto dietro l'altare
principale della chiesa, questa grotta custodiva Gesù Bambino, nascosto però da
un velo fino alla messa di mezzanotte della vigilia di Natale, quando appunto
il velo veniva rimosso e tutti potevano finalmente vedere Gesù Bambino appena
nato.
Raramente in famiglia si preparava allora il presepe in casa (salvo rarissime
eccezioni), non si facevano regali come é ormai usanza diffusa in tutti i paesi
da alcuni anni.
Natale era una ricorrenza religiosa molto sentita e festeggiata in chiesa e
nelle famiglie, perché occasione per ritrovarsi tra amici e parenti a tavola
insieme per consumare una pranzo abbondante, molto atteso, apprezzato e
gratificante, perché allora purtroppo un pranzo con tante portate (primo,
secondo, dolce, frutta, ecc.), almeno per la maggior parte della gente, oltre
che a Natale era preparato in poche
altre ricorrenze annuali: Epifania, S. Giuseppe e otto settembre, festa della
Madonna della Favara. (C. Raviotta)
Festività e tradizioni natalizie per gli arbëreshë di Milano
Per i fedeli della comunità cattolica di rito
bizantino-greco di Milano, da oltre 40 anni, ogni domenica alle ore 10,30, viene
celebrata la Divina Liturgia nella chiesa di S. Sepolcro, attigua alla
Biblioteca Ambrosiana (piazza S. Sepolcro – MM1 piazza Cordusio). Nelle
celebrazioni liturgiche viene riservata particolare attenzione alle tradizioni
religiose degli arbëreshë sia
dell’Eparchia di Piana degli Albanesi sia dell’Eparchia di Lungro: S.
Nicola, Natale, Epifania, Settimana Santa e Pasqua, ecc. Per S. Nicola vengono
benedetti e distribuiti i "panuzzi" preparati ogni anno, secondo la
tradizione di Contessa, da Maria e Giuseppina Raviotta, mentre per l’Epifania, dopo
la Divina Liturgia e la suggestiva e solenne celebrazione del “Megas Aghiasmòs”
(Benedizione delle acque), vengono distribuiti le arance benedette ai presenti,
che ricevono dal celebrante, come avviene secondo la tradizione di Contessa,
anche la benedizione ed un ramoscello di ruta.
Per Natale anche quest'anno alla Divina Liturgia hanno
partecipato a Milano arbëreshë della
Sicilia e della Calabria ed una famiglia di S. Paolo Albanese (Basilicata, ma
diocesi di Lungro), che al termine della celebrazione hanno cantato (insieme
nonni, bambini e genitori) una ninna nanna della tradizione arbëreshe, ancora
viva in questo comune della provincia di Potenza, suscitando l’ammirevole
attenzione, espressa con un caloroso applauso, sia degli arbëreshë sia degli
altri fedeli presenti.
Queste celebrazioni infatti risultano di
particolare interesse degli arbëreshë, per conservare le loro tradizioni, mentre ai
fedeli di rito romano o ambrosiano, presenti alle funzioni, offrono l'occasione
di scoprire che in Italia è presente da cinque secoli un "oriente cristiano a casa nostra", testimoniato dalle
comunità cattoliche di rito bizantino dell'Eparchia di Lungro e dell'Eparchia
di Piana degli Albanesi.
Tra gli emigrati rimane vivo anche
l’interesse per le tradizioni non religiose, anche se legate comunque alle
ricorrenze del calendario liturgico: doni per i bambini per la commemorazione
dei defunti, i tipici dolci natalizi (pupi, mastrazzole, pignolata, pietanze
speciali per la cena della vigilia di natale o per il pranzo di Pasqua, il
grano bollito o cuccìa per S. Lucia,
ecc.
Icona – presepe del Natale
Credo che la mostra dei presepi, realizzati dai
ragazzi delle scuole di Contessa, in occasione del Natale 2015, ed esposti
nella sede della locale Biblioteca comunale, possa essere significativamente
integrata con una icona del S. Natale, che nella tradizione bizantina è
espressione figurativa della grande e antica festa della Natività di Gesù,
anche se nei primi secoli da alcuni la ricorrenza era celebrata in date diverse
(25 dicembre e 6 gennaio). Nel calendario romano, la Natività del Signore è
ricordata il 25 dicembre già nel 354, mentre a Costantinopoli Gregorio Nazianzeno
la celebra nella chiesa della Resurrezione attorno al 380.
L’iconografia del Natale è antichissima ed è stata
tramandata fedelmente con gli elementi essenziali (Bambino, Madre di Dio,
Giuseppe, stella, angeli, pastori, animali, magi) anche se nel corso dei secoli
qualche iconografo, pur rispettando lo schema originario, ha introdotto qualche
variante (personaggi e loro collocazione).
L’icona del Natale ed il presepe di S. Francesco, con
tutti gli adattamenti locali, recepiti fino ad oggi, sono espressione della partecipazione
di tutto il creato alla Nascita del Figlio di Dio ed ogni elemento ha un
significato. Esaminando nei particolari l’icona (destra e sinistra sono
riferiti a chi guarda l’icona):
* (in alto) le montagne uniscono la
divinità con l’umanità, gli angeli sono la natura
spirituale, i pastori sono il popolo
* (in
alto a sinistra) i re magi
* (in alto a destra) due angeli uno si
rivolge ai re magi e l’altro ai pastori
* (al centro, a sinistra) angeli in
adorazione davanti a Gesù nella culla, dentro la
grotta, dietro la culla il bue e l’asinello
* (al
centro) la Madre di Dio, distesa, che riflette sullo straordinario evento
* (in
basso a sinistra) S. Giuseppe pensieroso riflette sul mistero “col cuore in
tumulto, fra pensieri contrari, il savio Giuseppe
ondeggiava” (Inno Akatitos) e
davanti a S. Giuseppe un uomo rivestito di pelli,
appoggiato ad un bastone: è un falso pastore, è il demonio che con la sua
tentazione diabolica vuole alimentare il
pensiero agitato di Giuseppe
* dall’alto in centro scende da una stella
un fascio di luce in tre raggi verso la culla:
“Unità
e trinità di Dio che si manifesta come luce”.
Nota – La “lettura” dell’icona meriterebbe un
approfondimento di tanti altri aspetti oltre che una attenta riflessione sul significato di
ogni elemento rappresentato. Si suggerisce a tal scopo di consultare qualche
pubblicazione sulle icone, dedicate alle grandi feste della tradizione
bizantina.