martedì 30 novembre 2010

1) La casa canonica sarà restituita nella giornata di domani nella disponibilità dell'Eparchia. 2) I collaboratori del Blog potrebbero aderire alla nuova Azione Cattolica di Bellanca

Bellanca lascia la canonica
In giornata si prevede che Mario Bellanca avrà finalmente traslocato anche l’ultimo chiodo che gli appartiene e che dovesse ancora trovarsi affisso nelle pareti della casa canonica di via Morea.
Bisogna comprendere che l’inquilino ha tentato di trovare casa a Piana degli Albanesi ma non è riuscito evidentemente a trovare ciò che era nelle sue aspettative: persino l’ex Seminario -per quanto ne sappiamo- gli è apparso inadeguato. Tenuto conto che Bellanca è il “nuovo assistente unitario eparchiale di Azione Cattolica ad nutum episcopi, cioè a disposizione del vescovo e del parroco latino di Piana degli Albanesi” sarebbe stato immaginabile che la residenza fosse fissata colà. Però per fortuna in Italia ognuno può fissare la residenza dove vuole.
Verosimilmente oggi Bellanca aggiornerà l’inventario dei beni che a suo tempo gli ha lasciato padre Antonio. L’Eparchia ha infatti una sua specifica disciplina interna per le situazioni che vedono un parroco che va ed uno che arriva. Sappiamo per esempio che papas Nicola ha redatto un inventario nel lasciare ciò che aveva detenuto precedentemente nella veste di parroco.

Se i collaboratori del Blog volessero iscriversi all'Azione Cattolica ?
Per oggi vogliamo comunque limitarci a dire “tutto è bene quello che finisce bene” e rivolgiamo anche un “Buon lavoro a Mario Bellanca !”.
L’augurio è rivolto, come è ovvio, al suo impegno nell’Azione Cattolica, a cui non è escluso che anche i collaboratori del Blog vorranno in prosieguo aderire. Ovviamente essi lo potranno fare quando inizierà l’attività visibile e quella aderente allo spirito di quella Organizzazione. Non è infatti loro intenzione aderire (pagare la tessera) semplicemente per il gusto di fare numero.
Il giorno in cui dovessero aderire, i collaboratori del Blog, si prefiggerebbero come linea politico-programmatica da far valere nella vita interna all’organizzazione quella delle porte aperte a tutti, nel senso di indirizzare l’impegno di evangelizzazione sociale a parrocchiani e a non parrocchiani, a battezzati e a non battezzati, a credenti e a non credenti, a neri e a bianchi, a residenti ed ad immigrati. L’intenzione chiaramente sarebbe di disperdere ai quattro venti qualsiasi minima traccia di Teologia delle porte chiuse che dovesse albergare nei cuori.
Si proporrebbero di svolgere l’attività sociale primariamente all’interno del territorio di pertinenza dell’Eparchia, lasciando, si fa per dire, al decano e all’Azione Cattolica di Bisacquino ogni iniziativa di evangelizzazione sociale sul territorio di quel paese che ricade nella diocesi di Monreale. Ovviamente tutte le iniziative sovra-diocesane le concorderebbero con chi di competenza. D’altronde l’Organizzazione di Azione Cattolica, compreso il “sostegno” all’Assistente unitario grava finanziariamente sull’Eparchia ed è bene mirare anzitutto a “convertire” e sostenere dal punto di vista dell’azione sociale coloro, le persone, che ad essa fanno capo. Come è ovvio non escluderebbero mai a priore di promuovere pellegrinaggi, si fa per dire, nel Santuario della Madonna del Balzo. Conoscendo infatti la disponibilità del decano sarebbero certi che egli li accoglierebbe volentieri, ovviamente non ogni giorno però,  ... almeno, si fa per dire, per cinquantadue giorni all’anno il decano di Bisacquino non dovrebbe opporre difficoltà: sarebbero sempre dei pellegrini.
Siamo certi che quei pochi collaboratori del Blog saranno accolti con “le porte aperte” quando penseranno di avanzare la domanda di adesione. D'altronde in prima battuta avranno a che fare non con Bellanca ma con papas Giovanni Stassi se, si fa per dire, appartengono alla parrocchia di borgo Piano Cavaliere.
Si fa per dire.

Il Sindaco non ha i numeri e comincia a dare i numeri

L'Opposizione quando è propositiva convince anche i sostenitori del sindaco
Il Sindaco -solo e senza numeri- avrebbe voluto invece lo scontro continuo

Seduta consiliare lunga, animata e seguita dal pubblico come non accadeva da parecchio tempo. Ieri sera l’Opposizione al Sindaco del “nulla” ha riportato una sua significativa vittoria facendo passare l’emendamento alla “Variazione di Bilancio”.
E’ accaduto che il Sindaco ha introdotto l’argomento “Variazione” con animo bellicoso, serioso e da esperto giurista (qualifica quest’ultima che egli si è autoattribuito nel corso della campagna elettorale).
L’obiettivo era chiaro: l’esperto giurista doveva con la posa da azzeccagarbugli indurre l’Opposizione a “tremare” e ad inchinarsi.
E’ convincimento nostro che il Sindaco non ha recepito -nonostante la vita pubblica finora condotta- che la “politica” è tutt’altra cosa dall’autoadulazione e dall’imposizione a chi non lo condivide delle altrui scelte. Il suo voler mostrare una autorevolezza, palesemente inesistente, nella fase iniziale della seduta soprattutto e nell’animato confronto col presidente del consiglio, è andato nel corso dei lavori evaporando sempre più fino al punto di rendersi conto, finalmente, che per portare avanti qualsiasi iniziativa politico-amministrativa serve la condivisione delle forze politiche in campo.
L’Opposizione è rimasta ferma per tutto il corso dei lavori a difendere il proprio emendamento, consapevole delle buone ragioni ad esso sottese, che prevalentemente è mirato a porre attenzione al mondo della scuola locale, proprio nel momento attuale in cui la ministra Gelmini è armata di forbici per contrarre nel nostro paese il ruolo ed il peso della scuola pubblica.
Punti di forza dell’emendamento dell’Opposizione, alla fine approvato all’unanimità a dimostrazione che esso non aveva finalità strumentali, sono:
-Manutenzione ordinaria e straordinaria dell’edificio scolastico elementare (rimaneggiamento tetto di copertura, tinteggiatura ambienti) che mostra purtroppo segni di infiltrazione d’acqua;
-Dotazione di uno Scuolabus al servizio della scuola dell’obbligo, soprattutto per la fascia inferiore, per ovviare alla ormai nota dilatazione del centro abitato in seguito al processo della ricostruzione post-terremoto;
-Arredi e suppellettili per i plessi scolastici trascurati da gran tempo.
-Postazione di risorse per le manifestazioni di inizio anno nuovo con particolare riferimento a quelle carnevalesche.
Dopo parecchie pause e tentativi da parte del Sindaco di fare intendere che l’unica minestra buona, da mangiare, fosse quella da lui immaginata si è pertanto arrivati a concordare, unanimemente:
-che l’emendamento dell’Opposizione sarebbe stato fatto proprio dall’intero Consiglio Comunale;
-che l’Amministrazione comunale, attraverso i propri funzionari, nonostante fossero scaduti i termini per presentare ulteriori emendamenti, avrebbero potuto presentare un documento di variazione per poter utilizzare, più o meno, €. 27.000,oo pervenuti dalla Regione Sicilia sul finire della settimana scorsa per destinarli a finalità di progettazioni da conferire a professionisti esterni.

Conclusioni di ordine politico
L’indicazione politica della serata che è venuta fuori ci pare sia quella secondo cui la Giunta dei “pensionati” è arrivata al capolinea e non può immaginarsi ulteriormente che l’Opposizione, ormai sufficentemente forte sia numericamente che su quello propositivo, vorrà continuare ad assecondare l’inerzia, il dolce dormire, dei passati due anni e mezzo.
C’è da evidenziare ancora la pochezza politica del Sindaco che in vari modi, col richiamare infinite opere eseguite da altri al vagheggiare i finanziamenti da lui fatti perdere alla comunità (p.e. -II° lotto valorizzazione Castello Calatamauro), ha tentato di far capire che se finora non è venuto fuori nulla dalla sua permanenza in Municipio è ormai comunque imminente, dietro l'angolo, l’Eldorado contessioto:
-€. 2 milione per ristrutturazione del centro storico.
-€. 1, 3 milioni di fondi della Valle Belice finora non spesi (Costruzione di una Chiesa e Realizzazione di un Museo) e da rimodulare su altre destinazioni.
-Sblocco dei cantieri – lavoro regionali etc.
Nulla comunque nel suo vagheggiare aveva a che vedere con la Variazione di Bilancio in discussione, se è vero come è vero, che il personale del Servizio Tecnico (1 ingegnere ed almeno 3 geometri, oltre agli amministrativi) è di quantità pari a quella fruita dai comuni del Piemonte con 30.000 abitanti. In quei comuni è però tassativamente vietato conferire incarichi di progettazione a professionisti esterni.
Da noi i geometri, sia pure con contratto precario, vengono usati per distribuire dvd in Lituania.

lunedì 29 novembre 2010

Le bande di paese sono una straordinaria ricchezza

Claudio Muti e la banda musicale di Delianova
di Nicola Graffagnini

Da Fazio il maestro Claudio Muti vuole parlare di cose positive per l’Italia e racconta della sua esperienza di direzione della banda di Delianova
La banda "Giuseppe Ferrara" di Contessa Entellina
Non so chi ha visto Domenica scorsa, ospite da Fazio, il grande Direttore d’orchestra Claudio Muti, il musicista invitato per presentare la sua autobiografia, ha così esordito nell’incipit: “Parliamo delle cose positive di questo paese, voglio raccontare di una delle tantissime bande musicali che resistono nei nostri piccoli paesi che sono anche Scuole di musica, il Comune di Delianova dispone di una banda musicale di 80 elementi che ha vinto, ultimamente, un Concorso internazionale a Lione per bande musicali”
La notizia sinceramente mi ha incuriosito e mi sono messo a ricercare qualche dettaglio che oggi vi voglio raccontare, a proposito del maestro Riccardo Muti e di ciò che va dicendo in giro a favore delle bande musicali, delle motivazioni di questa affezione del musicista verso le tradizioni locali della nostra penisola e ritengo che siano del tutto interessanti e significative perché attengono alla storia della sua fanciullezza vissuta in un paesino come il nostro, Molfetta e alla storia delle sue radici che richiama nella sua autobiografia.
La notizia .
Al Festival di Ravenna delle bande musicali, il maestro Riccardo Muti ha nobilitato le bande musicali dirigendo quella dei ragazzi di Delianova, in Calabria per tributare un simbolico omaggio a tutte le bande di paese che sono una straordinaria ricchezza che rischia di andare perduta se non verranno giustamente aiutate dal Ministero, questo in sintesi il concetto espresso dai titoli dei giornali locali ripresi poi da quelli calabresi e dai quotidiani nazionali.
Ma leggiamo in dettaglio, una parte dell’intervista al Maestro, riportata da uno di questi, il SOLE 24 ore di Sabato 14 Giugno 2008: “Riccardo Muti ha diretto una banda giovanile e ha lanciato un appello per la salvaguardia di queste preziose realtà. ….
Nell’immaginario collettivo, le bande sono considerate spesso come fonti di musica prettamente popolare e di bassa qualità invece non è così secondo il maestro.
La banda musicale continua Muti è una formazione che non deve scomparire, né tantomeno essere dimenticata dalla popolazione e dalle autorità comunali, le bande sono infatti Associazioni culturali che non solo fanno divulgazione musicale e una vera e propria promozione culturale, ma svolgono anche una funzione civica tra i giovani tramite le loro scuole che li impegnano in modo attivo e consapevole in continuità, con sacrificio di apprendimento e ottima esperienza socializzante nel gruppo.
“La banda è quindi un gruppo importante dove si impara il rispetto, il decoro, e soprattutto il vivere insieme. L’aiuto e il sostegno di ciascun elemento è importante e fondamentale per il corretto funzionamento dell’associazione”.
“La scuola di musica poi non finisce con la lezione, ma aiuta a inserire il giovane in un gruppo dove tutti gli elementi riescono a fondersi perfettamente, nonostante le varie fasce di età anzi in ragione di esse”.
In più per il paese e per i cittadini, la banda diviene ancora più importante, presta servizio nelle feste civili e religiose, offre concerti in piazza, dà il colore e l’atmosfera alle feste di paese.
Il Concerto di Reggio Calabria
Muti il Maestro per antonomasia,viene a conoscenza diretta di questa realtà (Delianova ) durante un suo concerto a Reggio Calabria nel 2007, avendo sentito alcune notizie di questa formazione giovanile li vuole conoscere e ascoltare dal vivo, è colpito, come dichiara successivamente, dalla disciplina, dalla loro eleganza e dal loro aplomb, oltre che dal talento musicale, di qui l’invito, nel 2008 ad esibirsi al Festival di Ravenna, diretti propri da lui.
Incuriositi ancora di più, ricerco delle notizie in dettaglio sulle origini della banda di Delianova e scopro che si chiama Giuseppe Scerra ed è il farmacista del paese, il Presidente e l’animatore dell’Associazione “Nicola Spadaro”, il vero ideatore della favola calabrese, dell’orchestra di 80 fiati, ricca di gioventù ed entusiasmo ma figlia di una lunga tradizione musicale, che nel 2009 è ormai in grado di lanciare l’ultima sua idea: una grande rassegna di complessi bandistici del SUD Italia proprio a Delianuova, che ospita il 17 e 18 Ottobre 2009, diciotto complessi bandistici, novecento giovani musicisti, ventidue Maestri Direttori.
Il miracolo Muti, una favola dei nostri giorni a lieto fine, promossa anche dalla emittente Reggina RTV che ne ha seguito passo passo l’ascesa, si chiama “giovani di Delianuova”, che fa esplodere in moltissimi paesi della Calabria la “voglia di banda musicale” e la riscoperta di antiche tradizioni musicali magari dimenticate.
E così si sente parlare nuovamente di musica a Reggio Calabria, Bagnara, Orti, Melicuccio, Ardore, Cinque Fondi , Amantea , Laureana di Borrello , Giffone di Gioia Tauro , e molte altri paesini ma che obbliga il Consiglio regionale della Calabria ad intervenire con aiuti all’Associazione per raggiungere Ravenna e al Comune per arredare il locale Teatro restaurato per ospitare i Concerti dell’Orchesta di fiati ma anche il Festival delle bande musicali del Sud.
Un fervore misto ad entusiasmo che porta i giovani verso un nuovo modo di vita attivo e sano, educativo e divertente …. ben lontano dalle vie della illegalità criminale del distretto e dallo stato di passività guardona che certa televisione commerciale invece vuole trasmettere ai nostri giovani, con programmi del tipo: “grande fratello “.
Nicola Graffagnini

L'Unione Besa per presentare un libro di un contessioto ha scelto come sede Mezzojuso. Sergio Parrino è rappresentante di Contessa E. nell'esecutivo dell'Unione

Il libro di Giuseppe Lo Iacono
Presentato ieri a Mezzojuso, su iniziativa dell’Unione dei Comuni Besa, un libro del nostro concittadino Giuseppe Lo Iacono. Si tratta di un elaborato del 1923 del Lo Iacono (il suocero di Giuseppina Cuccia), da lui scritto al rientro dalla pluriennale permanenza in Albania, dove era stato da insegnante delle scuole elementari con rapporto di lavoro alle dipendenze del Ministero degli Affari Esteri Italiano.
Il presentatore del libretto adesso pubblicato, lo storico pianoto Vito Scalia, ha voluto evidenziare come il Lo Iacono nelle dimensioni del suo ruolo, della sua esperienza e della sua origine sociale e civile sia stato un elemento di quell’ideale ponte, che in più tempi, in più dimensioni, si è sempre cercato di realizzare fra Italia ed Albania. Dall’intervento del presentatore è emerso che se la politica, la diplomazia, addirittura gli interventi militari, hanno avuto il loro peso, la loro fondamentale incidenza nel concretizzarsi dei rapporti di vicinato fra Italia ed Albania, non può sottacersi il ruolo sicuramente più modesto svolto dai singoli soggetti, dai semplici insegnanti arbëresh quale era appunto il Lo Iacono.
Certo il Lo Iacono nel libro rivela la sua nitida identità di italiano recatosi in Albania nella convinzione di contribuire alla ricostruzione dell’identità albanese dopo secoli di dominio turco. Il suo punto di vista come emerge dal libro è quello di un italiano dell’epoca, per nulla diverso da quello che poteva essere il punto di vista di un piemontese o di un romano. Altri arbëresh -quale appunto era il Lo Iacono-, nella medesima epoca storica, che era quella successiva alla proclamazione dell’indipendenza albanese (28 novembre 1912), sono stati nel paese delle acquile, chi nel ruolo di funzionario dello stato italiano, chi come interprete nell’esercito italiano, ed hanno magari fatto emergere l’altro polo dell’identità degli italo-albanesi, ossia quello albanese.
Il relatore ha chiaramente voluto evidenziare come l’identità, la visione storico-umana, degli arbëresh di Sicilia nei confronti dell’Albania era in quel contesto storico e continua ad essere ancora oggi appunto bipolare.

La cultura di Sergio Parrino
A margine della manifestazione culturale che ha visto la partecipazione di parecchi uomini di cultura e professori di molte Università dell’Italia settentrionale e meridionale non possiamo non annotare come il nostro sindaco, colui che in campagna elettorale doveva puntare alla rivalutazione della identità arbëresh di Contessa Entellina, fosse non solo assente ma non abbia avvertito nemmeno l’opportunità di farsi rappresentare da almeno uno dei suoi “pensionati di indennità di carica”.
Un amico ci ha ricordato che Sergio Parrino preferisce rivalutare la cultura arbëresh, assieme al suo collega Caramanno, spendendo fior di quattrini per recarsi in Lituania e distribuire dvd grazie all'aiuto operativo di amici con rapporto di lavoro “precario” col Comune di Contessa Entellina.
Brevi viaggi da Contessa Entellina a Mezzojuso non stimolano il sindaco.
Questa si che è cultura !!

Vita amministrativa locale. Il sindaco non ha più i numeri per amministrare

  Questa sera, alle ore venti, si svolgerà la seduta consiliare con all'ordine delo giorno due sollecitazioni alle Autorità Statali e Regionali, finalizzati il primo a non depotenziare il presidio ospedaliero di Corleone ed il secondo a che venga posta maggiore premura sullo stato di abbandono della strada statale 4.
  Maggiore interesse riveste l'ipotesi di Variazione Bilancio predisposta dal Sindaco. Come si risaputo il sindaco ha perso la maggioranza consiliare insieme a cui era stato eletto due anni e mezzo fà e, non avendo egli voluto prendere in considerazione l'apertura politico-amministrativa propostagli dai sei consiglieri dell'Opposizione che hanno richiesto una nuova Giunta che rappresentasse anche loro, è verosimile che in mancanza dei numeri necessari l'ipotesi del sindaco venga respinta.
  Da parte sua l'Opposizione ha presentato un suo emendamento che sostanzialmente puntà a migliorare struttuure ed infrastrutture scolastiche:
a) viene mantenuto l'intentimento di dotare il servizio scolastico di uno Scuolabus per i ragazzi della scuola dell'obbligo;
b) viene auspicata la manutenzione ordinaria e straordinaria dell'edificio scolastico elementare.
  L'ordine del giorno prevede inoltre due pratiche di riconoscimento di debiti fuori bilancio.

domenica 28 novembre 2010

Il Monsignore della rivitalizzazione. Ridere o piangere ? Ognuno scelga. (L'uso dell'ironia e del sarcasmo è l'unica forma che ci sembra appropriata)

  Arriva Mons. Tamburrino, il monsignore affossa greco-bizantini d'Italia.
Ha ricevuto dalla Santa Sede l'incarico di rivitalizzare l'Eparchia di Piana degli Albanesi. Egli ha interpretato l'incarico nel senso di dover far piazza pulita  di quel poco di buono che resiste al più presto in modo che ripartendo da zero possa piantare e far crescere un nuovo albero rigoglioso.
  Finora si è attenuto alla prima fase della sua missione (fare terra bruciata): ha iniziato col distruggere la parrocchia più attiva e vivace della periferia dell'Eparchia, quella di Contessa Entellina mandando in esilio, a Palazzo Adriano, ad espiare la colpa di essere un "buon parroco" papas Nicola Cuccia. Con questa iniziativa ha messo in tilt tutti gli equilibri locali: ha condannao a morte certa le associazioni giovanili, quelle culturali-teatrali, ed artistico musicali di arte sacra che facevano capo a quell'onesto sacerdote ed ha soprattutto evitato che i fedeli usurassero i banchi della chiesa: infatti pochissimi sono quelli che la domenica la frequentano.
  Le notizie che abbiamo sono, infatti, nel senso che il Monsignore è contento e si compiace con se stesso e con i sacerdoti suoi confidenti di avere punito una persona "perbene". E' pure soddisfatto che l'autore della "Teologia delle porte chiuse" stia ancora nella "canonica parrocchiale" di Contessa e non permetta che si sistemi il nuovo Amministratore Parrocchiale. Con la tenacia del Bellanca il Monsignore ha infatti la certezza matematica che nemmeno nel rito latino di Contessa Entellina possa attivarsi l'attività pastorale.
  Qualcuno gli ha fatto arrivare all'orecchio che forse il Bellanca, la settimana entrante, ai primi di dicembre, vorrebbe lasciare la "canonica". A questa notizia il Monsignore si è oscurato in viso. Pare abbia detto che la seconda fase non è ancora iniziata, la fase della "rivitalizzazione" deve iniziare quando il deserto si sarà diffuso in ogni realtà dell'Eparchia.
  Il Monsignore ha saputo inoltre che in quattro mesi di presenza a Palazzo Adriano di papas Nicola pare che la parrocchia bizantina stia tornando ad antichi splendori. Anche di fronte a questa notizia egli si è molto dispiaciuto ed ha meditato di mandare papas Nicola in missione in un paesino dell'Albania settentrionale, in un area abitata solo da mussulmani: sta aspettando infatti una risposta dal vescovo di Scutari, un suo vecchio amico.
  Finora le uniche notizie positive che sono arrivare, al Monsignore, sono quelle secondo cui a Contessa Entellina la parrocchia  bizantina ha meno fedeli di quella del borgo di Piano Cavaliere e che la parrocchia bizantina di Mezzojuso soffre tanto quanto quella di Contessa Entellina.
   Il programma prossimo del Monsignore prevede di mettere in tilt tutte le parrocchie del capoluogo, ossia di Piana degli Albanesi. Fra sei mesi quando tutte le parrocchie dell'Eparchia verranno costrette a chiudere per mancanza di fedeli, finalmente inizierà il PIANO DI RINASCITA.
  Il Monsignore allora, e solo allora, sentirà nel proprio animo che la sua missione di "rivitalizzare" potrà davvero iniziare e che Egli ne sarà il necro.... Applicherà infatti la medesima terapia adottata a Grottaferrata, dove dopo sedici anni di sua guida l'Abazia è a buon punto in direzione di dover chiudere battenti.
  Che bravura !

Sfera sessuale e sfera della produzione

Sindromë homologim
Sfera seksuale dhe sfera e prodhimit
di Paolo Borgia

Kur, ndo’ dhjetë vjet prapa, shkruajta artikullin “Ki mëshirë…”, disa elemente ambiental ishin tërësisht të ndryshëm. Kush shkruajë, kish dhjetë vjet më pak, vajza e tij ish ende çupë, buka her’e herë lipsej, fuqitë ngë vejnë tue u shuar dhe sprënxa tek e ardhmja ish e patundur.
Pra shkuan vitet, vajza u rrit, buka u mbush me mishra etj., por edhe sot djemtë janë pa punë dhe vajzat rriten e mblaken pa u martuar. Përveç kësaj, për të plotësuar kuadrin e dramës, prindërat megjithëse kanë rruar/rrojtur një jetë e tërë, sot, me gjithë ndryshimet e përparimit tepër të shpejtë, janë zbrazur nga përvoja e mbledhur, pse ajo u bë e papërshtatshme për Botën e sotme.
Në një situatë të tillë çdo lëvizje, çdo kërkim mënt të jëtë i kotë, nëse ngë bëhet një analizë prapavajtëse në brëndësinë e njeriut, tue shkulur dhe tuke kërkuar të mënjanohet gjithë atë çë vjetet /mbetet te thelbi i problemit. Kështu, kur të kemi bërë një udhëtim tek e shkuamja e lashtë, më larg se te Gjeneza 3.16-19, kam besë se ngë mënt të vemi (për Gjenezën flasim vetëm sipas domethënies eciologjike). Ky njeri i ditur, çë shkruajti ato fjalë pak o shumë 3500 vite më parë se njeriu teknologjik i sotëm, të paktën pati një problem: problemin t’e ndëlgojnë gjithë tjerët njerëz të ditur e të paditur të qëroit të tij.
Sot atë mendim mën’t’e shprehim kështu: vepra e çdo njeriu mënt të futet te dy sfera, sfera e punës dhe ajo e riprodhimit, d.m.th. sfera seksuale. Kam besë se kjo rregull është dhe do të jetë e vlefsme për çdo njerì, për çdo qërò historik, për çdo vend, për çdo kulturë, për çdo besim fetar o ideologjik: njerìu me këto vepra bëhet subjekt historik, protagonist të historìsë së vet dhe të Gjithësìsë.
Sfera e punës është pjesa e njeriut më e studiuar dhe më e njohur. Te qëròi historik e ndofta parahistorik njerìu punon, njeriu kërkon vende të ri ku vete e punon o kërkon se të jenë tjerët të punojnë, bën luftëra për të shfrytëzuar punën e tjerëvet, ndërton shkalla shoqërore, organizon shtete dhe perandorì (shih atë romake) dhe bën konkurrencë njeri me tjetrin. Por njerìu punon gjithmonë te historìa ngjera te ditët e sotme, kur puna zhduket dal’e dalë nga gjithë Bota. Kështù dëftohet se sfera e punës do e mos do ka një tipar, një karakter botëror-kozmopolit.
Përkrahu sferës së punës zhvillohet sfera e riprodhimit: pjesa më e rëndësishme e jetës dhe të historìsë, pse na siguron të ardhmen o vijën e absolutit metahistorik. Kjo mban lidhur njerìun në mes dy caqesh: nga njera anë thirria, nxitja natyrore e nga ana tjetër çudìa (krh.Totem e tabù: Froidi).
Çdo popullsì zhivillon glatë historìsë një botëndëlgim të veçantë përsa i përket kësaj sfere që lith çdo individ të grupit me rregulla të rrepta, çë qëndrojnë për mijëra vjet edhè kur kjo popullsì pëson shkatërrime o është nënshtruarr nga tjera popullsì. Vetëm te të sprasmet qëronje në embër të njëi homologimi të spërndarë nga mjetet masiv komunikimi, kjo sferë e rëndësishme si edhè tjerat pjesë e kulturës venë tue u shuar dhe njerìu ndihet i pamundshëm për të përballuar gjellën e vet: njeriu ndodhet i papërshtatur.
Te ky kontekst mënt të vëmë ato lëvizje çë lehen vetvetiu te gjithë skajet e Tokës për të kundërshtuar shkuljen e kulturavet dhe për të ruajtur atë çë thërresim njëjtësì, ku duhet futur edhè sfera e riprodhimit.
Me një fjalë: njerìu ia del fitimtar te sfera e punës vetëm kur ai di të zhvillojë mundësìtë e veta për punën dhe kjo ndodhet vetëm kur ai bindet se është subjekt historik: por kjo ndodhje, megjithëse dallohet për karakterin botëror-kozmopolit nga sfera e riprodhimit, vërtetohet në mënyrë komplementare me këtë sferë.
Kështù, për shembull, kur flasim për Arbërìnë çë rron, ngë bëjmë fjalë për atà njerëz çë banojnë në Vakaric, në Rrur o në Horën e Kundisës, por për atë njerì çë rron brënda njëi ideje nga e cila zhvillohet gjithë jeta e tij; si thot edhè P. Tiliç kur flet për “the absolut concern”. Një idè çë mban njeriun e gjallë, çë lith njeriun me të shkuamen e vet dhe e siell drejt së ardhmes. Një idè çë pra është ai vet si njëjtësì, njëjtësì e individit, çë bashkë më tjerët përbën kombin.

_______________’95
Paolo Borgia

Sindrome omologazione
Sfera sessuale e sfera della produzione
di Paolo Borgia

Quando, una decina di anni fa, scrissi l’articolo “Abbi pietà...”, alcuni elementi ambientali erano completamente diversi. Chi scriveva, aveva dieci anni di meno, sua figlia era ancora adolescente, il pane talvolta mancava, le forze non andavano spegnendosi e la speranza nel futuro era ferma.
Poi passarono gli anni, la figlia crebbe, il pane si riempì di carne ecc., ma ancora oggi i ragazzi sono senza lavoro e le ragazze crescono e invecchiano senza sposarsi. Oltre a ciò, per completare il quadro del dramma, i genitori sebbene abbiano vissuto una intera vita, oggi, con tutti i cambiamenti d’un progresso troppo rapido, sono svuotati dell’esperienza accumulata, poiché quella è diventata inadatta al mondo odierno.
In tale situazione ogni movimento, ogni ricerca può essere inutile, se non si fa una analisi regressiva all’interno dell’essere umano, estirpando e cercando di enucleare tutto ciò che è superfluo rispetto all’essenza del problema. Così, quando abbiamo fatto un viaggio nel passato antico, più in là di Genesi 3.16-19, credo che non potremo andare ( per Genesi 3.16-19 parliamo soltanto del significato eciologico). Questo dotto essere umano, che scrisse quelle parole più o meno 3500 anni prima dell’uomo tecnologico odierno, ebbe perlomeno un problema: il problema d’essere compreso dagli altri esseri umani dotti o indotti del suo tempo.
Oggi quel pensiero lo possiamo esprimere così: l’azione di qualsivoglia essere umano può essere inserita in due sfere, la sfera del lavoro e quella della riproduzione, cioè la sfera sessuale. Credo che questa regola è e sarà valida per ogni essere umano, per ogni tempo storico, per ogni luogo, per ogni cultura, per ogni fede religiosa o ideologica: l’essere umano con queste azioni diventa soggetto storico, protagonista della storia propria e dell’universo.
La sfera del lavoro è la parte dell’essere umano più studiata e conosciuta. Nel tempo storico e forse preistorico egli lavora, cerca posti nuovi dove va a lavorare o cerca che siano gli altri a lavorare, egli combatte per sfruttare il lavoro degli altri, costruisce scale sociali, organizza stati e imperi (vedi quello romano) e si fa concorrenza l’uno con l’altro. Ma l’essere umano lavora sempre nella storia fino ai giorni nostri, quando il lavoro scompare piano piano da tutto il mondo. Così si dimostra che la sfera del lavoro vuoi o non vuoi ha una fisionomia e un carattere mondiale-cosmopolita.
Accanto alla sfera del lavoro si sviluppa la sfera della riproduzione: la parte più importante della vita e della storia, poiché ci assicura il futuro o la linea dell’assoluto metastorico. Ciò costringe l’essere umano tra due limiti: da una parte la vocazione, lo stimolo naturale e dall’altra la meraviglia (cfr.Totem e tabù: Froid)
Ogni popolazione sviluppa lungo la storia una concezione peculiare a riguardo di questa sfera che lega ogni individuo del gruppo con regole rigorose che restano per migliaia d’anni anche quando questa popolazione subisce sconvolgimenti o è sottomessa da altre popolazioni. Solo negli ultimi tempi in nome di una omologazione diffusa dai mezzi di comunicazione di massa, questa sfera importante così come le altre parti della cultura si vanno spegnendo e l’essere umano si sente impotente ad affrontare la propria vita: l’essere umano si trova disadattato.
In questo contesto possiamo porre quei movimenti che nascono spontaneamente in tutti gli angoli della Terra per contrastare l’estirpazione delle culture e per conservare ciò che chiamiamo identità, nella quale va collocata anche la sfera della riproduzione.
In breve: l’essere umano è vincente nella sfera del lavoro solo quando è in grado di sviluppare le proprie possibilità e ciò accade solo quando egli si convince d’essere soggetto storico: ma questa circostanza, nonostante si distingua per il carattere mondiale-cosmopolita dalla sfera della riproduzione, si attua in modo complementare con questa sfera.
Così, per esempio, quando parliamo dell’Arberia che vive, non si tratta di coloro che risiedono a Vaccarizzo, Ururi o a Contessa, ma di colui che vive dentro una idea dalla quale si sviluppa tutta la sua vita; come dice anche P. Tillic quando parla di “the absolut concern”. Una idea che tiene l’essere umano vivo, che lo lega con il proprio passato e lo reca verso il futuro. Una idea che poi è egli stesso come identità, identità dell’individuo, che insieme con gli altri costituisce la nazione.

_______________’95
Paolo Borgia

CONTRIBUTI ANNO 2011 IN FAVORE DELLE ASSOCIAZIONI BANDISTICHE

REGIONE SICILIANA

ASSESSORATO REGIONALE DEL TURISMO DELLO SPORT E DELLO SPETTACOLO DIPARTIMENTO DEL TURISMO DELLO SPORT E DELLO SPETTACOLO
SERVIZIO 10

AVVISOCONTRIBUTI ANNO 2011 IN FAVORE DELLE ASSOCIAZIONI BANDISTICHE

La L.R. 19/08 ha trasferito le competenze relative alle associazioni bandistiche a questo Dipartimento del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo.
Pertanto, il termine di scadenza di presentazione delle istanze per l'esercizio finanziario 2011, previsti dalla circolare n. 15 del 06/12/2007 del Dipartimento per i Beni Culturali e la Identità Siciliana, che era fissato al 15 novembre dalla citata circolare 15, è annullato, nelle more della imminente pubblicazione della nuova circolare da parte di questo Assessorato, con la quale, tra l'altro, verrà anche indicata la nuova data ultima di presentazione.

IL DIRIGENTE GENERALE
Dott. Marco Salerno

sabato 27 novembre 2010

Il Sindaco che non sa dare risposte

Il Sindaco,
quella persona di cui tanti ci chiedono: "ma come è il vostro sindaco ?", come a voler dire "ma dove vive ?".

Come si confronta con un cittadino impegnato nel civile
 Qualche tempo fà mi è capitato di avere un colloquio col sindaco di Contessa Entellina. Si è trattato di un incontro  combinato da un amico comune che desiderava che io spiegassi le ragioni tecnico-giuridiche che mi spingevano a ritenere ingiusto l'aumento del +160% della tarsu 2008 e che successivamente mi spinsero a sostenere l'iniziativa della Camera del Lavoro e della FederConsumatori Regionale che promossero, come è noto, i ricorsi di massa presentati alla Commissione Tributaria. Eravamo, allora, ancora in tempo per rimediare all'operato dell'Amministrazione in materia tributaria.
  In quell'incontro spiegai le argomentazioni che sembravano -almeno dal mio punto di vista- chiarissime e convincenti. Il Sindaco, alla presenza dell'amico comune, stette ad ascoltare e parve condividere quanto dicessi. Alla fine dell'incontro disse: "Entro una settimana ti farò conoscere le mie scelte". Sono passati quasi due anni ed ancora attendo ciò che in altri termini sarebbe stato un comportamento da persona civile.

Come si confronta con i Consiglieri di cui gli servirebbe il sostegno
   Pochi giorni fà sei nostri concittadini che hanno responsabilità pubbliche hanno chiesto un incontro col medesimo sindaco. Queste persone che non esito a definire "corrette e responsabili" mi risulta che abbiano svolto più o meno alla sua presenza questo ragionamento, se non nelle parole nella sostanza:
"Signor Sindaco, noi sei in Consiglio Comunale rappresentiamo l'Opposizione alla sua Amministrazione.
Siamo Opposizione perchè non ci riconosciamo nella linea politico-amministrativa che lei ha finora portato avanti e che ha, in due anni e mezzo, aggravato la situazione socio-economica del paese. Dove c'è vista non ci vogliono prove.
A nostro parere servirebbe, in quest'inizio della seconda metà del mandato, un cambio di rotta. Le proponiamo che Ella azzeri l'attuale Giunta e ricomponga un Esecutivo che veda coinvolta l'Opposizione assieme ai suoi attuali sostenitori in modo da dare vita ad una Amministrazione che recepisca anche idee-persone-programmi da noi ritenuti credibili e capaci.
In queste nuove condizioni, sia pure in un contesto dialettico e di confronto, tutte le energie cittadine sarebbero impegnate in una prospettiva condivisa e verosimilmente potrebbe innescarsi un processo virtuoso all'interno della comunità".
Il Sindaco, ci risulta che abbia ascoltato ed alla fine abbia detto agli interlocutori. "Entro uno/due giorni vi darò risposta".
Anche in questo caso il Sindaco non ha ritenuto che gli altri, ossia che gli Oppositori, meritassero risposta, nè positiva nè negativa.

Come fa a realizzare l'inerzia più assoluta
Lunedì è prevista una seduta consiliare dove il Sindaco riproporrà, in un documento di "Variazione di bilancio" il "nulla" degli ultimi due anni e mezzo condito con ipotesi di progettazioni da affidare all'esterno a dei professionisti, con ipotesi di opere pubbliche da fare etc. etc.
L'Opposizione, rigettata e priva di un qualsiasi cenno di buona educazione da parte del Sindaco, ovviamente in un suo documento ha riproposto quelli che sono i punti caratterizzanti del suo "programma" e della sua visione socio-culturale che -in più punti- non collima, anzi è agli antipodi dell'inconcludenza dell'Amministrazione finora sperimentata.
Alla fine si andrà ad un voto che molto probabilmente vedrà prevalere l'Opposizione e le sue proposte (che in seguito il Sindaco non porterà avanti perchè provvengono -appunto-dall'Opposizione, come finora accaduto con lo stanziamento deliberato per l'acquisto di uno Scuolabus).

Cosa dire ?
Il Sindaco sa di non avere i numeri, sa di non potere amministrare e però tiene a debita distanza l'Opposizione, come fosse portatrice di infezioni, addirittura la snobba.
Politicamente la conclusione che si può trarre è sicuramente che il Sindaco non tiene, non ha alcun interesse, a portare avanti alcuna proposta politico-amministrativa. Se ci tenesse punterebbe a ricreare una maggioranza a sostegno delle sue tesi sia pure concordate con l'assetto consiliare oggi esistente.
Ha optato per il "tirare a campare". A lui ed ai suoi sono sufficenti le indennità di carica per giustificare la permanenza in Municipio.
A meno che non pensino -Sindaco ed Assessori- che per l'Opposizione sia un dovere sostenere un Sindaco di tal fatta.
Come dire che Bersani, Vendola e Casini devono votare i cinque punti programmatici presentati da  Berlusconi in Parlamento perchè sarebbe un loro dovere; come se essi non avessero una visione opposta o comunque differente da quella del premier.
  Pure noi ci poniamo la domanda di quella intelligente signora: "ma come è il vostro sindaco ?" come a voler dire "ma dove vive ?".

venerdì 26 novembre 2010

Il bivio del giornalismo

di Nicola Graffagnini 



I giornalisti, oggi sono posti di fronte al bivio, ricercare la verità per verificare il potere e informare correttamente i cittadini, come recita concettualmente il nuovo libro di Corrado Augias, oppure ridursi a pubblicare fatti, distorti dalla ricerca della verità, i classici polveroni e così non servire l’interesse pubblico nel nome anche delle future generazioni.
Se c’è ancora qualche dubbio, circa la ricerca della verità, può servire la rilettura dell’art. 2 della legge istitutiva dell’ordine dei giornalisti, la N. 69 del 1963, che recita:
“E’ diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede”.
A proposito delle indagini sulle stragi in Italia del 92/93, il sostituto procuratore Antonio Ingroia, intervenuto al sit-in di Venerdi scorso davanti al Tribunale, organizzato dall’ANPI e dagli amici di Paolo Borsellino, dopo il P.M. Di Matteo, afferma che forse c’è un pezzo d’Italia che non la vuole la ricerca della verità, per questo occorre la sorveglianza democratica.
Tutti avete saputo che la Commissione del Ministero Interni ha revocato il programma di protezione a Spatuzza, per punirlo di avere parlato di Via D’Amelio. “Chi vuole la ricerca della verità, lo dimostri oggi “ continua Ingroia, “ Tutti vogliamo la verità su una ombra del passato, su cui fare pulizia per il bene della vita democratica”.
Se si vuole raccogliere l’appello di Agnese Borsellino, si revochi il provvedimento nei confronti di Spatuzza, oppure si faccia una legge per estendere temporalmente le dichiarazioni dei collaboratori.
L’Italia, abbia il coraggio di fare un passo verso la verità, occorre spalancare la porta per vedere la verità, per ora è socchiusa.
Domanda del pubblico: “Quale messaggio di speranza vuole dare a noi ragazzi ?”
Risposta: “Proviamo a riflettere e a pensare ad anni fa, sulla trattativa Stato-Mafia non si sapeva nulla ! Oggi è venuto fuori Ciancimino e altri, anche politici del tempo, qualche altro ancora deve uscire … Sembrava che la mafia militare fosse invincibile eppure ha subito delle scosse. Niente verrà da solo, siamo su una strada in salita sempre più difficile, occorre non mollare mai”.
Ieri sera ad Anno Zero, abbiamo sentito le dichiarazioni molto dure di Paolo Borsellino a proposito della riapertura del caso Via D’Amelio, chiuso per alcuni e aperto invece per altri che citavano i nuovi testi interrogati dai giudici di Palermo e in diretta abbiamo forse capito che vuol dire ricerca concreta della verità, concetto richiamato non a caso, all’inizio della trasmissione, dal conduttore Santoro.
Nicola Graffagnini

Arriva Mons. Francesco Pio Tamburrino - Dubbitiamo che un uomo di Curia possa riconoscere di avere sbagliato nel suo operato. Però ...

  Arriva fra qualche giorno a Piana degli Albanesi il delegato pontificio, Mons. Francesco Pio Tamburrino. Si tratta dell'incaricato del Vaticano che dovrebbe rimettere ordine nell'Eparchia. Sul contenuto della missione evidentemente esistono interpretazioni differenti fra il "delegato" ed il sentire dei fedeli, o quanto meno di alcuni di questi. Egli per rimettere ordine intende verificare che quanto accade nell'Eparchia sia in linea con quanto accade a Roma, con quanto vuole la Curia. I fedeli invece intendono che quanto accade nell'Eparchia sia rispondente alle proprie attese di cristiani, alle tradizioni greco-bizantine e soprattutto che non crei disgusto nelle comunità.
  Finora le due linee di intenzioni non si sono incontrate. E crediamo noi che non ci sia volontà di farle coincidere.
  Il Monsignore per la verità non ha messo mani quasi su nulla finora; quel poco che ha toccato ha creato comunque avversione fra i fedeli; fra i fedeli intesi come comunità.
   Non ci scorderemo mai di ricordare al Monsignore che "l'ingiustizia fatta ad uno solo dei cristiani, non diventerà mai atto di giustizia solo perchè così operando si vuole allisciare il pelo a venti/trenta fedelissimi". Per essere più precisi diciamo al Monsignore che punire papas Nicola Cuccia solo perchè i "fedelissimi" potessero digerire più gradevolmente il disarcionamento di Mario Bellanca è una ingiustizia, anzi visto che il Monsignore è uomo di Chiesa, è un "peccato".
 Il Monsignore non può pensare che il "fine" (tenersi cari i fedelissimi) possa giustificare il "mezzo" (punire alla cieca chi ha dato gran parte della vita al servizio scrupoloso della comunità).
  Qualcuno ci ha spiegato che il Monsignore ha avuto sul tavolo, nelle carte che gli sono state presentate, già tutto previsto ed immaginato. Egli avrebbe solo messo la firma su ciò che amici e burocrati prima di lui avevano già immaginato. Ebbene, se così è stato, sarebbe bene che il Monsignore allargasse il bacino degli informatori; soprattutto quando gli viene chiesto un "incontro" dai sudditi (coloro che firmano l'8 per mille) che si adoperi nell'accoglierli piuttosto che nel respingerli.
  No, finora il Monsignore venuto da Roma ha solo fatto danni alle comunità, che solo in teoria, dovrebbe valorizzare. Gli consigliamo, se intende accettare consigli, di chiedere, in particolare per quanto riguarda Contessa Entellina, a papas Sepa se i decreti da lui firmati sono stati accolti con soddisfazione dalla comunità locale. Diciamo ciò perchè sappiamo che papas Sepa sta soffrendo una situazione che egli stesso sostiene, durante le omelie, di non avere cercata.
  Contessa Entellina prima dei "decreti, caro Monsignore, necessitava solamente di mandare in soffitta la "Teologia delle porte chiuse". Ella invece ancora fino ad oggi ci ha lasciato, fra noi, il teologo (il quale detiene la casa canonica e che -in ogni caso- nessuno di noi ha mai chiesto di allontanare bensì di rimandarlo in Seminario, in un Seminario, in un luogo di studio e meditazione, per altri cinque anni per fargli approfondire il Cristianesimo e la natura particolare anche sotto il profilo teologico dell'Eparchia in cui è venuto ad operare) ed ha allontanato chi per la "fede" e la natura originaria greco-bizantina della comunità ha dedicato se stesso.
  No, caro Monsignore, non si pigliano decisioni solamente sulla scorta di una montagna di carte.
  Faccia il pastore e visiti le comunità che Ella con i "decreti" ha scombussolato: veda quali sono gli effetti di quei provvedimenti adottati.
  A noi non interessa nè perchè nè come Ella abbia male operato finora sulla base di inesatte istruttorie. Ci interessa che Ella riporti a "giustizia" ciò che ha ingiustamente compiuto; riporti a giustizia ciò che da tutti è sentito come provvedimento ingiusto. Restituisca papas Nicola alla Comunità di appartenenza.
   Se comunque Ella ha buone ragioni nell'aver adottato la "punizione", ci dia le motivazioni. Motivazioni che Ella dovrebbe rilasciare primariamente alla Comunità (che è vera Chiesa) e solo in subordine all'Istituzione (che è Chiesa derivata).
Certo, nel dire ciò, ci scordiamo che la Chiesa non è una democrazia: ci perdoni !
Nei regimi antidemocratici è più facile operare ingiustizie.

Usanze locali. Il viaggio verso l'ultima dimora

Un recente provvedimento amministrativo che ha avuto risonarza sui media regionali adottato da un sindaco dell’agrigentino con cui viene vietata l’affissione sui muri delle case, lungo le strade del paese, degli annunci funebri, comportamento diffuso da qualche anno anche da noi anche se non si è mai avvertita l’esigenza dal momento che ogni notizia -buona o cattiva- si diffonde nel giro di breve tempo, ci ha indotto a rievocare l’usanza popolare locale sul modo e sul luogo in cui si sono, nel tempo, porti i saluti di cordoglio ai parenti del defunto.
Si tratta di una usanza che nel tempo ha subito variazioni senza che comunque ne sia stata mai intaccata la sostanza di fondo.
A) Dall’Ottocento (in pratica da quando è stata disposta la sepoltura nei Cimiteri) e fino agli anni precedenti il terremoto del 1968 la partecipazione ad un rito funebre (accumpagnari u mortu) esigeva almeno quattro/cinque ore di tempo. Ma era, ed è ancora oggi, un rito fortemente sentito.
Si iniziava con la visita a casa del defunto, prima che la cassa funebre venisse sigillata e ricevesse la benedizione del sacerdote. Costui avviava subito dopo la processione verso la Chiesa seguito, in fila, dagli appartenenti alla Congregazione a cui il deceduto fosse eventualmente associato; dopo seguiva il feretro che fino alla metà degli anni sessanta veniva portato a spalla e poi i parenti; appresso ancora c’era quasi l’intera popolazione del paese.
A conclusione della celebrazione religiosa, in Chiesa (che spesso non era la più prossima all’abitazione del defunto a cagione del rito di appartenenza), si ricomponeva nuovamente la processione fino al Cimitero. Il sacerdote impartiva l’ultima benedizione al feretro a “Giarruso”, località poco prima di arrivare al Cimitero, e si ritirava dalla processione che proseguiva in forma laica.
Effettuata la sepoltura i parenti del defunto riaprivano, dal Cimitero alla casa del defunto, la processione con l’intera popolazione al seguito, sempre in forma laica. Entravano quindi a casa e si disponevano tutt’attorno alle pareti di una stanza per far sfilare davanti a loro, una ad una, tutte le persone della comunità paesana; costoro porgevano i saluti di cordoglio con una stretta di mano o con lo scambio di abbracci e baci. Effettivamente si trattava, vista con occhi di oggi, di una “tour de force”.
B) Successivamente, nel dopo-terremoto, i saluti di cordoglio ai parenti si cominciò a farli a “Giarrusso”, al ritorno dal Cimitero, con i partecipanti al funerale che sfilavano davanti ai congiunti del defunto schierati lungo il muro di contenimento alle falde di Brjgnat.
C) Non passarono parecchi anni ed il rito dei saluti cominciò ad effettuarsi all’uscita del cimitero.
Col fine di stabilizzare questo cambiamento di usanza il sindaco Nino Lala ha deciso di far installare nel piccolo slargo davanti al Cimitero la tettoia (una sorta di porticato) che tutt’ora sta lì.
I sacerdoti hanno usato sempre accompagnare il feretro fino a “Giarruso”. Questa usanza subì però una variazione quando la nostra comunità paesana, dieci anni fa, fu posta sotto la spiritualità di Mario Bellanca. Egli non condivise questa antica usanza (come peraltro non ne condivise tante altre) e dispose che:
1) il prete non avrebbe più accompagnato il feretro dopo l’avvenuta cerimonia religiosa in Chiesa;
2) il corteo funebre si sarebbe dovuto sciogliere in Chiesa e pertanto i saluti di cordoglio avrebbero dovuto porgersi lì. Il feretro avrebbe dovuto essere accompagnato in Cimitero dai soli parenti.
D) A questa variazione dell’usanza locale si è però adeguato solamente il Bellanca per i funerali che venivano religiosamente celebrati nella Chiesa della Favara. Papas Nicola, nella chiesa bizantina, ha mantenuto l’usanza ottocentesca di accompagnare i feretri fino a “Giarruso”.
Recentemente, con l’eclissarsi finalmente dell’epoca Bellanca, l’antica usanza è stata ripristinata pure nella Chiesa della Favara: i defunti vengono nuovamente accompagnati all’ultima dimora, fino a Giarruso, anche dal sacerdote di rito latino che guida la preghiera.
I saluti di cordoglio (stretta di mano, scambio di abbracci e baci) sono tornati nuovamente, per tutti i contessioti, a porgersi sotto la tettoia voluta dall’ex sindaco Lala.

giovedì 25 novembre 2010

Iniziative delle forze dell'ordine

dal sito de La Repubblica
Prostituzione in provincia

Scattano tre arresti. L'organizzazione era attiva in alcuni paesi del Palermitano e dell'Agrigentino. L'organizzatore era un operaio forestale

Tre uomini sono stati arrestati dai carabinieri con l'accusa di aver gestito un giro di prostituzione tra Contessa Entellina, Bisacquino e Giuliana, in provincia di Palermo. Ma anche a Menfi e Sambuca di Sicilia, in provincia di Agrigento. Sono l'operaio forestale di Contessa Entellina, Michele Martorana di 45 anni, ritenuto al vertice dell'organizzazione, Paolo Rumore, 35 anni, di Menfi, e Gioacchino Graffagnino, 66 anni, di Giuliana. Nei loro confronti ha emesso ordinanza di custodia cautelare il Gip di Termini Imerese, che ha concesso a Rumore e Graffagnino gli arresti domiciliari. A un quarto indagato è stato imposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Secondo i carabinieri, gli arrestati avrebbero sfruttato e favorito la prostituzione di due donne, una delle quali rumena, procacciando clienti per poi incassare gran parte dei proventi delle prestazioni sessuali. Martorana, in particolare, avrebbe trovato i clienti, organizzato gli appuntamenti, dato istruzioni alle donne su come comportarsi. Graffagnino e Rumore erano i referenti del forestale nei loro paesi, dove gli incontri con le prostitute, in media 6-7 al giorno, avvenivano o in auto o presso alcune abitazioni. L'indagine è durata circa 6 mesi ed è stata condotta con intercettazioni telefoniche e ambientali.

Oggi scadono i quaranta giorni di proroga concessi a Bellanca per detenere la "casa canonica"

Oggi scadono i quaranta giorni di proroga (20 + 20) concessi verbalmente da Mons. Sotir Ferrara perchè Mario Bellanca potesse continuare ad occupare (seppure senza titolo) la casa canonica di Via Morea. In tutte queste giornate Mario Bellanca ha, oggettivamente, impedito all'Amministratore parrocchiale di poter disporre di un alloggio e di locali utili per l'attività parrocchiale.
Stando al decreto in questi 40 giorni egli avrebbe dovuto svolgere attività a Piana degli Albanesi.
Negli ultimi due o tre giorni è stata notata una qualche attività di trasloco di pacchi e suppellettili dalla casa canonica, specie nelle ore serali.
Stando al conteggio che tutti (ripetiamo: tutti) a Contessa Entellina hanno regolarmente tenuto, già da questa sera Bellanca dovrebbe dormire altrove.
Però ... tutti ricordano e sanno come l'Eparchia faccia acqua da più lati. Si tratta di quell'Eparchia che si è -in poche battutte- liberata nell'agosto scorso, da Contessa Entellina, di papas Nicola e che a distanza di più mesi consente ancora a Bellanca di disattendere i decreti.

Mezzojuso, Sala del Castello - Domenica 28.11.2010, ore 15.30: “Italia, Albania, Arbëreshë fra le due guerre mondiali”.

COMUNICATO STAMPA
CONVEGNO DI STUDI E MOSTRA FOTOGRAFICA
“ITALIA, ALBANIA, ARBËRESHË FRA LE DUE GUERRE MONDIALI”

L’Unione dei Comuni BESA, cui aderiscono i comuni siculo-albanesi (Arbëreshë) della Provincia di Palermo (Contessa Entellina, Mezzojuso, Palazzo Adriano, Piana degli Albanesi e S. Cristina Gela), insieme all’Associazione Italiana Studi Sud Est Europeo di Roma e il Centro di Documentazione Storica sulla Grande Guerra di San Polo di Piave (TV) organizzano un Convegno di Studi e una Mostra Fotografica dal titolo “Italia, Albania, Arbëreshë fra le due guerre mondiali”.
La manifestazione si svolgerà al Castello di Mezzojuso (PA) dalle ore 15.30 di domenica 28 Novembre 2010. Il convegno sarà preceduto da un breve introduzione di musica popolare della tradizione arbëreshe e comprenderà la presentazione del volume “L’Italia in Albania (1914-1920)” di Giuseppe Lo Iacono, curato da Vito Scalia.

Unione dei Comuni - Lidhja e Bashkivet - Besa
Comune di  Mezzojuso (PA)
Associazione Italiana Studi Sud Est Europeo Roma Centro di documentazione storica sulla grande guerra San Polo di Piave (TV)

CONVEGNO DI STUDI
KUVEND STUDIMESH

MOSTRA FOTOGRAFICA
EKSPOZITË FOTOGRAFIKE
Italia, Albania, Arbëreshë fra le due guerre mondiali
Italia, Shqipëria, Arbëreshë midis dy luftavet botërore

Mezzojuso, Sala del Castello
Domenica 28.11.2010, ore 15.30
Munxifsë, Salla e Kështjellës
Të diel 28 Nëntor, ora 15.30

Con l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica
COMITATO D’ONORE: Presidenza del Senato della Repubblica, Presidenza della Camera dei Deputati, Ministero per i Rapporti con le Regioni e per la Coesione Territoriale, Presidenza Assemblea Regionale Siciliana, Presidenza della Giunta di Governo Regionale, Assessorato Regionale Beni Culturali e dell'Identità Siciliana, Provincia Regionale di Palermo, Comuni di: Nicosia (EN) e Biancavilla (CT), Ambasciata della Repubblica d'Albania, Università: Cosenza, Palermo, Roma 3,Venezia, Facoltà teologica di Sicilia, Conferenza Episcopale Italiana, Eparchia di Piana degli Albanesi, Eparchia di Lungro, Badia Greca di Grottaferrata.

P R O G R A M M A
MEZZOJUSO, Sala del Castello, ore 15.30

PRESIEDE: M. DIANO, presidente dell'Unione Comuni «Besa»
INTRODUZIONE MUSICALE di Pierpaolo Petta
SALUTI AUTORITÀ
PRESIEDE LA SEDUTA SCIENTIFICA:
M. MANDALÀ (Università di Palermo), vice-presidente AISSEE

INTERVENTI:

ALBERTO BASCIANI (Università di Roma 3)
Tra politica culturale e politica espansionistica. Italia e  Albania tra le due guerre mondiali.

FRANCESCO GUIDA (Università di Roma 3)
Il regno di re Zog visto dalla documentazione diplomatica italiana (1935-1936).

ANTONIO D’ALESSANDRI (Università di Roma 3)
La difficile affermazione dello Stato albanese dopo la Prima guerra mondiale. Il contributo di Anselmo Lorecchio.


FRANCESCO ALTIMARI (Università della Calabria)
Gli Arbëreshë di Calabria nell'occupazione fascista dell’Albania: analisi di alcuni documenti di archivio.

VITO SCALIA (Università di Palermo)
Una testimonianza: L’Italia in Albania di Giuseppe Lo Iacono.


FRANCESCO LEONCINI (Università Ca’ Foscari Venezia)
L’Albania come parte dell’Europa centrale.


EUGENIO BUCCIOL
Presentazione della mostra fotografica:
Albania: fronte dimenticato della grande guerra.
INAUGURAZIONE MOSTRA
COORDINAMENTO SCIENTIFICO: Matteo Mandalà (Università di Palermo), vice-presidente AISSEE - Roma.
COORDINAMENTO TECNICO-ORGANIZZATIVO: Pietro Manali, Sara Cuccia (Unione Comuni BESA), Francesca Modica, Nicola Scalici (Addetti Sportelli Linguistici ex L.482/99).
INFORMAZIONI: TEL. 0918561006; CELL. 3296925895; FAX 0691 280618;
MAIL: unionebesa@gmail.com; web: www.unibesa.it

Unione dei Comuni . Lidhja e Bashkivet - Besa
Comune di Mezzojuso (PA)
Associazione Italiana Studi Sud Est Europeo Roma
Centro di documentazione storica sulla grande guerra San Polo di Piave (TV)
IL PROGRAMMA HA VALORE DI INVITO

mercoledì 24 novembre 2010

Un sindaco che non dispone dei numeri per farsi approvare le proposte che ci va a fare in Consiglio Comunale ? Un Sindaco che non conosce le regole della politica non è preferibile che rinunci al mandato ?

 Il 29 novembre prossimo il Consiglio Comunale terrà seduta su richiesta del sindaco. Il primo cittadino ha confezionato un robusto fascicolo di prospetti contenenti numeri, e solo numeri, per proporre l'ultima variazione al bilancio di previsione 2010.
L'iniziativa presenta aspetti più di un aspetto di stranezza:
A) A chiusura dell'esercizio 2010 manca -ancora- una iniziativa, una idea (taluno direbbe un sogno), su cui la cittadinanza possa sperare in un vicino o lontano orizzonte. La variazione proposta dal Sindaco non è altro che un raccogliere €. 500, €. 600, €.  180 euro da varie destinazioni e riplasmare il ricavato ad altre destinazioni. Roba da far piangere anche i meglio disposti nei confronti di questa compagine amministrativa, che tiene ben d'occhio i fondi per missioni e indennità.
B) Altra stranezza è la consapevolezza che il Sindaco ed i suoi "pensionati-indennizzati di carica"  hanno che in Consiglio essi non hanno i numeri per far passare il "nulla" contenuto nella "Variazione". 
Tutti in paese sappiamo che il Sindaco dispone in Consiglio di sei voti a lui favorevoli (o peggio, di cinque voti) su dodici  e tutti sanno che nonostante la povertà di consensi egli non è disposto ad accogliere la richiesta, recentemente sottopostagli dall'Opposizione, di "azzerare" la Giunta e di avviare, per i prossimi due anni e mezzo, un percorso di collaborazione a tutto campo (Opposizione compresa).
Non avendo voluto esitare l'offerta dell'Opposizione chiunque si interroga su cosa possa servire la sessione consiliare del 29 novembre.
C) La provocazione
Il Sindaco, privo di consensi, si presenterà in Consiglio addirittura con una provocazione all'Opposizione: questa deve rinunciare al progetto di dotare la comunità di uno Scuolabus per i ragazzi della scuola dell'obbligo per il quale ha già stanziato i soldi in bilancio, perchè con quei soldi egli (il sindaco senza seguito) intende dare un pò di incarichi professionali ad ingegneri, architetti e geometri esterni. Ognuno si interrogherà: ma gli ingegneri e geometri comunali che fanno ?  Il sindaco risponderà: sono sovraccarichi di incarichi da lui "idealmente" conferiti in questi anni e le conseguenze si colgono in paese dove tutto langue e lo spopolamento è endemico. In pratica il sindaco debole e privo di numeri pretenderà che l'Opposizione non si attenga al proprio programma ma addirittura faccia proprio il suo  "programma". 
Intenzioni da grandi strateghi che non tutti siamo in grado di capire !
In conclusione:
Il sindaco ed i "pensionati" vogliono per caso chiedere un voto favorevole all'Opposizione in termini di "carità" piuttosto che in termini di "politica" ?
Non sarebbe il caso che Sindaco e Giunta -piuttosto di mostrano superiorità rispetto alla durezza dei numeri presenti in Consiglio- cominciassero a pensare di rassegnare il prima possibile le dimissioni ?  Due anni e mezzo ancora di "tirare a campare" sono tanti; sono tanti per la comunità priva di speranze.

L'Italia non affonda solamente nell'immondizia che da tre anni viene tenuta sotto i tappeti

Alcuni di noi la scorsa primavera hanno firmato, sul modello della dichiarazione dei redditi, l’apposita casellina per destinare il cinque per mille dei proventi irpef alle associazioni non governative che si occupano di servizi di utilità sociale:
-sanità,
-anziani,
-disabili,
-ospedali,
-ricerca scientifica,
-volontariato.
I cittadini che hanno effettuato quella opzione si sono fidati di una specifica legge dello stato che concedeva loro questa forma di “democrazia diretta” nel decidere su una parte di spesa pubblica. Ebbene, i cittadini avevano complessivamente di destinare per quelle finalità di interesse collettivo 400 milioni di euro. Lo Stato (Tremonti, Berlusconi, la maggioranza di governo, per meglio dire) cosa ha fatto ?
Ha prelevato il 75% dell’importo finalizzato dai contribuenti, ossia 300 milioni di euro, e lo ha destinato a finalità che di interesse collettivo ha ben poco:
-€. 245,oo milioni alle scuole private, prevalentemente ad indirizzo cattolico. Il capitolo di spesa è cresciuto del 90% rispetto all'anno precedente mentre quello della scuola pubblica ....
-€. 25,oo milioni alle università private,
-€. 30,oo milioni ai giornali di partito, quei giornali che nessuno legge ed i cui costi vengono imputati allo Stato, o meglio ai cittadini.

Cosa pensare ?
-che un governo illiberale non è tenuto a rispettare le limitate espressioni di democrazia diretta previste dal nostro Ordinamento;
-che il futuro del nostro paese scricchiola ed è destinato sempre più ad appannarsi: la scuola pubblica, la ricerca scientifica in Italia stanno toccando il fondo; però tutti ormai abbiamo capito perché Mons. Fisichella spesso e volentieri ci spiega attraverso Tv e giornali che le bestemmie di Berlusconi non sono bestemmie e che dare la comunione a Berlusconi è come darla a una persona rigenerata, non divorziata.
-che in un momento di crisi finanziaria come l’attuale i soldi non vanno destinati per creare posti di lavoro o  per gli investimenti, bensì alle spese parassitarie come quelle per i giornali di partito.
La crisi finanziaria globale ha già messo Ko la Grecia e l’Irlanda … a chi toccherà fra qualche tempo ?

martedì 23 novembre 2010

L'Eparca c'è e non c'è, la Curia c'è e non c'è, il delegato pontificio c'è e non c'è

La Chiesa-Istituzione ha solcato più o meno diciassette secoli di Storia (da quando ha ottenuto il riconoscimento ufficiale dall’imperatore Costantino) e si presenta a quest'inizio del terzo millennio ora in buona salute per il rispetto, e addirittura il timore, che riesce ad attirare ed ora pesantemente affaticata in più sfaccettature, segno –secondo alcuni- di un declino a cui dovrà seguire una fine più o meno lenta di fronte alle nuove religioni dell’individualismo, del consumo, del divertimento, della tecnica e della comunicazione mondializzata, dello scetticismo, del relativismo e della libertà illimitata.
Voler trarre giudizi generalizzati dall'esperienza della nostra Eparchia è certamente fuori luogo ma tuttavia non è nemmeno da scartare in assoluto.
Da noi la gente, i fedeli, da qualche anno sono stupiti che esista l’Eparchia ma, nella conduzione di questa, manchi –sostanzialmente- l’Eparca, che ci sia la Curia ma, nella sostanza e nella reale struttura, non ci sia nessuna Curia, che ci sia un “delegato pontificio” inviato da Roma per porre rimedio alla situazione critica ora ricordata ed in realtà mai nessuno si è mai accorto della sua esistenza, se non in poche iniziative che hanno ulteriormente aggravato il già inefficace esistente (ci riferiamo all'immotivata rimozione di papas Nicola da Contessa Entellina che tutti leggono come il contentino dell'ingiustiazia offerto ai fedelissimi di Bellanca).
Per fortuna dei nostri paesi esistono i parroci che, come da secoli, vivono fra la gente (almeno così accadeva fino a sei mesi fa) e fanno sentire come possono e come è loro permesso dal “mancante” quadro di regia sopra ricordato il modo di “essere” ed il modo di “pensare” da cristiano.
Nei nostri paesi, così come è lontana la presenza della “Politica”, quella che i telegiornali ci presentano nei quotidiani servizi dal sapore carnevalesco e "affaristico", è pure lontana l’Istituzione Chiesa di cui conosciamo l’esistenza dai non gradevoli servizi televisivi su “Propaganda Fidei”.
E non è detto che sia sentita la mancanza di Politica ed Istituzione-Chiesa in quei termini.
La gente, però, riesce a trarre ugualmente sconfortanti conclusioni, per esempio, su come viene gestito il patrimonio immobiliare romano di ‘Propaganda Fidei’ ed il patrimonio immobiliare delle “case canoniche” di Contessa Entellina.
Vediamo da più vicino:
A) Mario Bellanca da oltre un mese avrebbe dovuto trasferirsi a Piana degli Albanesi per adeguarsi al disposto di un decreto che in calce reca la firma dei distratti “prelati” (l’Ordinario ed il delegato). Egli avrebbe dovuto lasciare la “casa canonica” entro i quindici giorni antecedenti la dichiarazione di “sede vacante” della parrocchia della Favara: 16 ottobre 2010. Finora il trasloco non è avvenuto se non per il “simbolico” atto di posare qualche pacco nel cofano delle auto dei -sempre disponibili- “fedelissimi”. La conseguenza dell’inerzia dei “prelati” è che il successore -alla guida della Chiesa della Favara- del Bellanca è costretto giornalmente a viaggiare da Piana degli Albanesi e a non potere avviare l’attività catechistica e pastorale non disponendo di locali utili al suo vivere a Contessa. La distanza da Contessa Entellina a Piana degli Albanesi non è proprio breve, come è noto.
Bellanca in due mesi non ha evidentemente trovato casa a Piana degli Albanesi; per lui anche il non meglio utilizzato ex-Seminario è inadeguato.
Il Bellanca in buona sostanza occupa, senza titolo, i locali da cui tiene lontano l’Amministratore Parrocchiale in carica, e nessuno immagina che dipenda da uno stato di necessità: Bellanca non è "mezzu a strata" come dice taluna dei "fedelissimi".
B) La gente, i fedeli, resta altrettanto sbalordita nel rilevare che da oltre un mese neanche l’altro Amministratore Parrocchiale inviato nel borgo Piano Cavaliere, papas Giovanni Stassi, riesce a vivere fra la gente della sua nuova comunità. Anch’egli viaggia da Piana degli Albanesi -come può e quando può- perché quella che dovrebbe essere la sua “casa canonica” è invece fruita da una persona, da un “senza tetto”, che da qualche anno si è lì insediato col consenso dell'allora parroco e non ha alcuna intenzione di lasciarla libera, se non dietro la disponibilità di altro locale che dovrebbe essergli fornito, a quanto pare, o dalle Autorità pubbliche o da quelle ecclesiastiche (un amico ha suggerito di chiamare per la circostanza telefonicamente il cardinale Sepe. Egli però forniva appartamenti ai Vip che litigavano con le proprie mogli).
L’Istituzione Chiesa la stiamo conoscendo attraverso la sterilità delle “grida” di manzoniana memoria: e nello scrivere ciò non stiamo usando, purtroppo, né satira né ironia.
Diffusa è l'opinione che l’assenza non solo istituzionale (Eparca, Curia, fisicità della rappresentanza) ma anche pastorale, missionaria, dell'eparchia sia una scelta voluta dal Vaticano; è il messaggio -per chi sa leggere e sa interpretare- che preannuncia la … non lontana soppressione dell’Eparchia alla ancora giovane età di cinquant'anni.
E non ha torto, probabilmente, quel nostro amico che poche settimana fa scrisse che non è un caso se la formazione dei sacerdoti bizantini, a Roma, viene curata nello stretto limite di farne dei buoni parroci. Nessuna cura, anzi tanta attenzione viene posta per evitare la potenziale formazione di buoni Vescovi.