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venerdì 15 gennaio 2021

Contessa Entellina. Fasci Siciliani e quadro locale (2)

 Breve cronologia generale (1)

La storiografia inquadra gli eventi dei Fasci dei Lavoratori in Sicilia svoltisi all'inizio degli anni '90 dell'Ottocento a partire da molto lontano, e li legge come una delle tappe del distorto processo di sviluppo dell'economia siciliana. Si è infatti soliti iniziare la genesi sin dalla riforma borbonica del 1812 che abolì il feudalesimo, ma trasformò tutte le  terre agrarie delle baronie in proprietà private attribuendone la titolarità agli ex baroni a modo di risarcimento pei servizi resi nel corso dei secoli feudali. Si trattò  in pratica ed in altri termini di accrescere il disaggio sociale ed economico dei siciliani attribuendo i diritti di proprietà  di tutti i feudi già baronali agli stessi "baroni".

La riforma borbonica:

a)- abolizione del precedente ruolo pubblico dei baroni e conseguentemente sottrazione di ogni potestà di legislazione e di governo sui sudditi delle ex baronie, che da sudditi del feudo e del barone diventarono da allora cittadini del Regno. Da questa impostazione  è conseguita nel Regno di Sicilia che i Municipi non furono più espressione del potere baronale ma dello Stato borbonico. Il Regno borbonico assunse -al posto dei baroni- i servizi di polizia sul territorio e la potestà di nominare giudici e amministratori in tutte le comunita' dell'Isola.

b)-  Le campagne agricole, già di pertinenza delle baronie o degli enti ecclesiastici dell'isola, divennero -come già detto- proprietà privata dei baroni ormai divenuti privati cittadini o degli ordini ecclesiastici (almeno di quelli che non vennero soppressi) e poterono da allora liberamente essere vendute.

Come è facile intuire si trattò di una operazione che in quel 1812 ha visto lo Stato borbonico, da feudale che era stato sin dall'insediamento nel 1734 subentrando al breve governo degli Asburgo, divenire uno stato moderno (secondo i canoni del tempo) sulla spinta soprattutto degli inglesi -presenti nell'Isola in funzione  antinapoleonica-. 

In quella riforma fu completamente ignorato che nel corso dei secoli i sudditi avevano operato proprio per il bene dello storico  Regno di Sicilia. A dire di più, possiamo ricordare che furono di molto sfumati con la legge del 1812 pure i precedenti diritti esistenti sugli "usi civici" (= diritto di caccia, pascolo, legnatico, semina) spettanti da sempre ai membri delle  comunità locali siciliane. Su questo proposito, a cominciare da quel 1812 pure a Contessa furono intraprese dalla classe dirigente locale (su cui ci auguriamo di poterci intrattenere in altre circostanze) numerose cause  per la conservazione -almeno- degli "usi civici", che  furono attivate per decenni e decenni fino all'arrivò del Fascismo che invece ne dispose l'archiviazione. Quando il Fascismo fu abbattuto, qualcuno localmente pensò di riattivare quella iniziativa giudiziaria che si trascinava lungo due secoli, ma non fu possibile far nulla, anche perchè si iniziò a parlare della Riforma Agraria che infatti arrivera' targata "eras" all'inizio degli anni cinquanta.

(Segue))

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