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venerdì 18 settembre 2020

Referendum. Sarebbe grave, al di là di chi voterà Si o NO, non accorgersi dei rischi della nostra Democrazia

 Breve sintesi di una interessante e lunga

intervista su "Il Riformista"

Il professore Sabino Cassese, con un articolo su Il Riformista, allerta chi tiene, chi ha a cuore il sistema democratico nel nostro Paese ad una sorta di esame di coscienza. Tre questioni in particolare sottolinea:

giurista e accademico,
giudice emerito della
Corte costituzionale
-- Il primo è la liquefazione dei partiti, che sono stati in passato lo strumento per veicolare la domanda popolare nelle istituzioni e per formare la classe politica.

--Il secondo è l’abbassamento del livello di quest’ultima (la classe dirigente), conseguente al primo fenomeno.

--Il terzo è la permanenza di una formula elettorale che non promuove la convergenza delle opinioni e delle scelte.

La nostra democrazia si è fondata sul sistema dei partiti. Ma cosa sono oggi i partiti politici e rispecchiano ancora il dettato costituzionale? Giuridicamente sono associazioni, ma hanno perduto le caratteristiche associative. Sono divenuti organizzazione (episodica) del seguito elettorale di un leader o di un gruppo oligarchico. Di questa trasformazione sono causa molti fenomeni:
---il ripudio della partitocrazia, dopo il 1992 - 1994;
---la fine delle ideologie e l’incapacità dei leaders di prospettare programmi e un futuro;
---lo sfarinamento dell’elettorato, incapace di aggregarsi intorno a un programma.
I 5 Stelle contrappongono la democrazia diretta, quella dell’uno vale uno, alla democrazia parlamentare e dei partiti.
Nelle sperimentazioni tentate a livello nazionale (altro discorso può esser fatto nella dimensione regionale e locale), è risultato chiaro che l’unica forma possibile di democrazia è quella rappresentativa. Questa può esser integrata, in particolari momenti, e con molti limiti, da istituti di democrazia diretta. Ma le formule della democrazia diretta sono - nonostante le apparenze - sempre molto equivoche. Ad esempio il prossimo referendum italiano sulla riduzione dei parlamentari se elenchiamo i motivi che vengono invocati per il si e per il no, appare chiaro che l’elettorato reinterpreta la domanda, anche se molto semplice, e che, quindi, quello che appare un quesito chiaro si trasforma in una molteplicità di quesiti, che poi vincitori e vinti reinterpreteranno a loro volta in molti modi.
Uno Stato di diritto si regge sull’equilibrio dei poteri: oggi accade che Il potere legislativo interferisce con quello esecutivo perché ormai le leggi sono tanto dettagliate da sostituirsi all’amministrazione. Il potere giudiziario si erge a decisore di ultima istanza su tutte le questioni. L’amministrazione sta sempre più stretta in mezzo.
C’è chi sostiene che sul piano politico e di governo, il grande problema dell’Italia sta nell’assenza di pensiero, di visione. È così?
Le due cose vanno insieme, gli uomini e i progetti (preferisco questo termine a “visione”, perché ricordo la frase del cancelliere tedesco Helmut Schmidt: «chi ha grandi visioni dovrebbe andare dal dottore»). Mancano gli uni e gli altri. I progetti fanno un leader. Ma un leader elabora i progetti.

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