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lunedì 21 settembre 2020

L'Italia fascistizzata. ll razzismo emergente dai discorsi politici, mediatici e istituzionali dei nostri giorni (4)

  Il  Fascismo, oltre che la dittatura,

realizzò uno stato totalitario?

La Storia sul periodo fascista, i tanti libri che abbiamo consultati ed i racconti che abbiamo ascoltato dal vivo da chi quel periodo l'ha vissuto e sofferto soprattutto nei campi di concentramento al confine fra Russia e Prussia Orientale, generalmente viene racchiusa fra due date:

--23 marzo 1919: in una sala prospicente la piazza San Sepolcro, a Milano, un centinaio di ex combattenti della prima guerra mondiale, fra cui Benito Mussolini, ospitati da quella che oggi sarebbe una sorta di Confindustria, costituiscono i "Fasci italiani di combattimento".

--29 aprile 1945: sempre a Milano, in piazzale Loreto,  sono esposti alla vendetta della folla, i corpi di Benito Mussolini, della sua amante Claretta Petacci, e di altri gerarchi del Fascismo. Su quella stessa piazza un paio di mesi prima i nazisti avevano fucilato una quindicina di ostaggi italiani.

Cesare Mori fu incaricato
dal Fascismo di debellare
la Mafia in Sicilia.

La foto riguarda una sua visita
a Piana degli Albanesi.
Egli venne in 
visita pure a Contessa E,
ed  giro' tutte le realtà dove
il fenomeno mafioso
nel primo dopo guerra prosperava.
C'è chi ancora oggi, pochi, ricorda
la visita ed il discorso tenuto
in piazza Umberto.

Fra le due date corrono 26 anni di vita italiana e in essi c'è il lungo viaggio del Paese attraverso il Fascismo.    

Prima di passare ai racconti della gente comune, dei contessioti e non contessioti, vogliamo a lunghi tratti accennare all'inquadramento che la storiografia ha dato al fenomeno politico fascista, alla fine dello stato liberale e poi alla successiva nascita della repubblica democratica.

Per il liberale Benedetto Croce quel lungo periodo dittatoriale deve essere considerato come "una parentesi nella Storia d'Italia", una malattia nella Storia del Paese. Per lo storico inglese Mack Smith quel periodo è invece il logico svolgimento della vicenda nazionale iniziata col Risorgimento voluto dall'autoritarismo di Cavour, dal nazionalismo anarchizzante di Garibaldi e successivamente dal paternalismo di Giolitti. Lo storico inglese giudica il Fascismo come fatto specificatamente italiano. Altri storici colgono invece in esso germi più generali cresciuti nell'intero continente europeo.

E' certo che quel primo dopoguerra non fu facile per nessun paese del vecchio continente. 

Per gli anziani locali, contessioti, che in decenni trascorsi abbiamo ascoltato nei circoli, nelle sezioni dei partiti, all'interno delle famiglie, su come loro leggevano l'affermarsi del movimento fascista anche in sede locale spunta pure  l'insofferenza, conseguenza dei mancati impegni dello Stato liberale fatti agli ex combattenti della prima guerra mondiale che erano tornati dal fronte con l'assicurazione di prossimi riscatti dalla secolare miseria dei contadini meridionali, che invece si ritrovarono difronte a miglioramenti sociali ed economici concessi piu' che a loro a chi la guerra non l'aveva fatta; spicchio e riflesso, questa circostanza, di quella che i libri di storia poi definirono -ma con significato molto piu' ampio ed anche diverso- "la vittoria mutilata", mutilata anche ai danni degli ex combattenti.

Guardando ciò che a Contessa accadde e quali furono gli ambienti che subito aderirono al Fascismo, riteniamo di dover dire che il precedente assetto "liberale" della società cadde per un complesso di ragioni economiche e sociali, politiche ed ideologiche. Quattro spicchi di realtà umana, messi tutti insieme. Per appassionare al tema che ci stiamo proponendo di svolgere sul nostro piccolo mondo locale in un non breve tempo, diciamo da subito che del precedente regime "liberale", che a Contessa si reggeva su due forze politiche/amministrative avverse, i Bianchi ed i Neri, solo una di esse, sia pure assottigliata nella partecipazione e sommersa nella clandestinità, continuò lungo il ventennio ad avversare il regime fascista e comunque nel non aderirvi. L'avversione non la fece e non poteva farlo con iniziative plateali, ma nel 1943 uscì allo scoperto rispetto all'altro gruppo che del Fascismo si era fatto espressione locale.


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